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Senza Nessuna Pietà, Favino tragico e moderno gigante buono

Senza Nessuna Pietà: dall’11 settembre in sala il primo lungometraggio di Michele Alhaique, presentato nella sezione Orizzonti del 71 Festival di Venezia.

«Mimmo è un lavoratore silenzioso, instancabile. Fa quello che ha sempre voluto fare, il muratore, è un uomo forte, imponente, potrebbe far paura a chi non lo conosce. Osserva il mondo che lo circonda con gli occhi curiosi di un bambino senza prendere realmente parte alla quotidianità, la guarda come se non vi appartenesse, senza giudicarla.
Tanya è la svolta che travolgerà la sua esistenza, la spinta per Mimmo a svegliarsi dal torpore di un’esistenza immobile, per scoprire che c’è altro per cui vale la pena vivere».

Così presenta il film il regista romano. Pierfrancesco Favino oltre che protagonista assoluto è anche produttore della pellicola; ad affiancarlo sullo schermo Greta Scarano, alla sua seconda prova da attrice sul grande schermo. I due formano una riuscitissima coppia di personaggi che fa da motore al film, una romantico e tragico melò tra le periferie romane. Dopo Pietà di Kim Ki-duk e Nymphomaniac di Von Trier anche in questo caso il protagonista si ritrova a impersonare il ruolo di “esattore” per un giro di strozzini (affari di famiglia, tra l’altro).

Senza Nessuna Pietà
Pierfrancesco Favino e Greta Scarano in una scena del film

«Fin dalle prime fasi della scrittura ho pensato a Pierfrancesco Favino per il ruolo di Mimmo. Avevo bisogno di un attore che non solo lo interpretasse, ma che avesse il coraggio di abbandonarsi al personaggio con la mente e col corpo […].  Ho voluto raccontare il mondo di Mimmo attraverso i suoi occhi, come a sentire con la macchina da presa il battito del suo cuore».

Taciturno, burbero all’apparenze e ombroso lui, capricciosa, biondereccia e disinibita lei: poli opposti che inevitabilmente si attraggono in una fuga d’amore disperata vero la libertà, per lasciarsi alle spalle una spirale di violenza e vessazioni.

«Il contesto urbano di cementificazione in cui i personaggi non solo abitano, ma che contribuiscono a costruire, diventa ancora più significativo quando Mimmo e Tanya scappano per andare a rifugiarsi al mare. Lo spazio si apre, comincia a respirare, i confini crollano e con essi l’identità dei protagonisti; la costrizione che essi vivono, imbrigliati in uno sfondo di cemento, é funzionale all’apertura dello spazio che li circonda».

Sembra quasi una versione in piccolo di Drive -il capolavoro neo-noir di Nicolas Winding Refn– questo Senza Nessuna Pietà: contemporaneo e metropolitano, si fonda sulle forme classiche è solide del melò, romanticamente tenuto in sospeso tra uno sguardo malinconico e una morsa crudele dalla colonna sonora che fonde pezzi di musica strumentale con riuscitissime suggestioni elettroniche.

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