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Renzi: la riforma della cultura di Franceschini è troppo annacquata

Matteo Renzi Matteo Renzi (AP Photo/Riccardo De Luca)

Bloccata la riforma del Ministero dei Beni Culturali. Pare infatti che il premier Matteo Renzi non abbia digerito l’iniziativa di Dario Franceschini che lo scorso 16 luglio aveva presentato a Roma la riorganizzazione della cultura in un decreto di 44 pagine e 36 articoli.

Tra le novità di Franceschini si contavano l’accorpamento delle Sovrintendenze storico-artistiche e paesaggistiche in poli museali regionali incaricati della tutela; maggiore autonomia ai singoli musei; la creazione di una direzione centrale dei musei; e sgravi fiscali sulle donazioni d’arte. Il suo obiettivo, aveva dichiarato, era applicare la massima rotazione del personale: “non va bene che uno stia vent’anni nello stesso posto”.

Matteo Renzi
Matteo Renzi
(AP Photo/Riccardo De Luca)

Pare però che Renzi di tutto ciò apprezzi solamente due punti, ovvero la questione sgravi fiscali e l’introduzione di un direttore-manager scelto con concorso pubblico che prenderebbe il posto dei sovrintendenti che oggi guidano i 20 musei più importanti d’Italia.

L’astio del premier nei confronti dei sovrintendenti è cosa già nota sin dai tempi in cui occupava la poltrona di Palazzo Vecchio: “Abbiamo la cultura in mano ad una struttura ottocentesca – aveva dichiarato – essa non può basarsi sul sistema delle sovrintendenze”. La riforma di Franceschini sarebbe quindi secondo Renzi una rivoluzione del sistema solo a metà, un decreto troppo morbido.

Secondo motivo di disappunto, il fatto che Franceschini abbia agito in totale autonomia, presentando una riforma a cose fatte, senza prima chiedere consulto per definirne le linee guida.

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