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Xavier Dolan, il genio che non interessa all’Italia

Nei giorni scorsi si sono tenute due proiezioni speciali a Milano per Mommy, ultimo film di Xavier Dolan: tutto esaurito. Il cineasta canadese aveva presentato in concorso a Cannes il film, che fino all’ultimo è stato in lizza per la Palma d’Oro. Si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria.
Xavier Dolan, classe 1989, in Italia è sconosciuto ai più: i suoi film non hanno mai trovato una distribuzione al di fuori del canale dei Festival; ma il giovanissimo cineasta ha all’attivo già cinque lungometraggi.

Xavier Dolan
Xavier Dolan

J’ai tué ma mère (2009) è il film con cui Xavier ha esordito alla regia, sulla base di una sceneggiatura che aveva scritto all’età di 16 anni. Presentato a Cannes e accolto da una buona critica vede il regista canadese anche nei panni di produttore e attore protagonista. Un’opera prima folgorante che lo vede alla prese con l’energia post adolescenziale e una naturalezza da regista già maturo.

Les Amours imaginaires (2010) è stato presentato alla 63ª edizione del Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard e lo ritrova nelle vesti di regista e protagonista. Un trasognato racconto di formazione su un triangolo amoroso che forse c’è e forse no, raccontato con il distacco di una compita nostalgia.

In Laurence Anyways (2012) invece, nuovamente presentato a Cannes dove vince la Queer Palm, Xavier resta dietro la macchina da presa e realizza la sua opera più impegnativa: tre ore per raccontare con immagini folgoranti -e una colonna sonora che da sola già varrebbe il film- la storia d’amore tra Laurence, che a trent’anni decide di diventare donna, e Fred, la sua amata compagna.

Laurence Anyways
Laurence Anyways

Tom à la ferme (2013) lo ritrova invece protagonista assoluto e gli vale il conferimento del premio FIPRESCI alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove il film era presente in concorso. Tratto da una piece teatrale di Michel Marc Bouchard. Dolan su Les moulins de mon cœur di Michel Legrand firma uno degli inizi cinematografici più belli di sempre per un thriller psicologico che avrebbe incuriosito perfino Hitchcock, ma che forse guarda di più a Chabrol, ma senza troppa attenzione.

Tom à la ferme
Tom à la ferme

Con Mommy (2014) firma infine il suo capolavoro e torna Cannes dove vince il Gran Premio della Giuria. In questa pellicola Xavier Dolan torna sul tema della maternità, che già aveva segnato il suo esordio: una madre sopra le righe, un figlio iperattivo e ingestibile, una vicina un po’ misteriosa che parla a fatica, uno strano triangolo di mutuo soccorso. Una riflessione sull’ego, sull’io e sulla capacità dell’interazione tra esseri umani, l’ennesima riflessione sul dubbio che l’amore possa bastare o meno, per salvare una persona. C’è della perfezione nell’equilibrio tra sensibilità e distanza, tra sentimento e consapevolezza, tra controllo estetico e intensità di contenuto, tra padronanza del linguaggio filmico e  svelamento psicologico dei suoi personaggi.

Mommy
Mommy

Non vi è oggi un regista che sia bravo e completo quanto lui. Stupiscono la capacità tecnica e l’incredibile conoscenza dell’umano che ha nonostante la giovanissima età. Molti registi con più esperienza (per lo meno anagrafica) non sono in grado di una maturità così compiuta nell’affrontare dei temi potenti quali quelli scelti da lui.
Mommy è il suo capolavoro, per ora. Ne arriveranno sicuramente altri, ma… In Italia forse non li vedremo. Poi hai voglia a dire male della pirateria.
Vogliamo sperare che questo cineasta di 25 anni continui a stupirci con un capolavoro all’anno, e per quanto possa sembrare improbabile non riteniamo sia poi così impossibile dato che Xavier Dolan è sicuramente un genio.

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