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Le “Ninfee” dipinte da Monet nel 1907 in asta da Christie’s a New York per $25-35 milioni

LOT 8 Claude Monet (1840-1926) Nymphéas oil on canvas  39 3/8 x 32 in. (100.1 x 81.2 cm.)  ESTIMATE $25,000,000 - $35,000,000   PRICE REALIZED
Claude Monet (1840-1926) Nymphéas (100.1 x 81.2 cm.) STIMA $25,000,000 – $35,000,000 (particolare)

Non c’è asta di Impressionisti senza Monet. E Christie’s lo conferma proponendo a tutti gli appassionati tre opere del padre dell’Impressionismo all’asta “Impressionist & Modern Art Sale” in programma a New York il 6 maggio 2014. Stimata dagli esperti della casa d’aste $25-35 milioni, tra gli highlights compare Nimphéas, una tela dal formato verticale, di particolare importanza per la carriera dell’artista. Monet aveva 66 anni quando dipinse queste Ninfee nel 1907 ed era l’artista più acclamato della Francia. Insieme a Renoir e Degas era l’ultimo sopravvissuto del leggendario gruppo di pittori impressionisti, quelli che dopo aver sfidato le regole del Salon, avevano finalmente ottenuto la comprensione e l’apprezzamento da parte del pubblico, fino a diventare grandi nomi del panorama francese e non solo.

   

Nel 1907, mentre il mondo dell’arte, disorientato, si scandalizzava per il Blue Nude del trentottenne Matisse e assisteva al manifesto cubista di Picasso che con Les Demoiselles d’Avignon dava un taglio netto ai canoni dell’arte, Monet viveva a Giverny e godeva del picco della sua carriera, consapevole dei nuovi sviluppi dell’arte moderna. Tuttavia, mentre il Salon d’Automne del 1906 proponeva l’infuocato Pont de Charing Cross di Derain – omaggio e attacco agli impressionisti – e celebrava le nuove tecniche cubiste e fauves, Monet organizzò con il gallerista Durant-Ruel una mostra dei suoi ultimi lavori, le Ninfee, con l’auspicio di ripristinare il primato dell’artista tra i nuovi nomi dell’avanguardia. Fedeli al movimento Impressionista, catturando l’impressione di un istante, queste nuove tele portano un’ondata di novità nell’opera di Monet: le pennellate compongono una rappresentazione quasi astratta in cui prospettiva cessa di esistere. L’immagine si fa profonda e l’aspetto meditativo assume un ruolo predominante. “Elusivo e misterioso” – recita il catalogo della mostra “Monet nel XX secolo” organizzata al Museum of Fine Arts di Boston nel 1998, constatando nelle tele di inizio ‘900 un nuovo Monet. Un Monet che ha passato la sua vita ad osservare fiori, alberi e laghi e che ora è in grado di rifocalizzarli secondo la sua visione personale, trovando così una risposta alle pressioni dei contemporanei. Acquistata nel 1883 la tenuta di Giverny, situata circa a 40 miglia a nord ovest di Parigi, in una tranquilla e pittoresca comunità agricola che ai tempi contava solo 279 abitanti, la famiglia Monet vi si trasferì, potendo così godere delle bellezze della natura, musa ispiratrice dell’artista. “Mi ci è voluto del tempo per capire le mie ninfee” – aveva affermato Monet. “Un paesaggio richiede più di un giorno per essere fatto proprio, ma poi tutto d’un tratto, la rivelazione: quanto era bello il mio stagno! E perfetto per la mia tavolozza! Difficilmente in quel periodo riuscii a dipingere altri soggetti”. Lavorava al suo giardino così meticolosamente e diligentemente da riuscire a trasmettere tutta la sua passione in dipinti di eccezionale bellezza. Dal Pont Japonaise allo stagno, fino a togliere alle proprie tele ogni riferimento spaziale, come è il caso di queste Ninfee, dove ottiene una visione abbagliante e radicalmente destabilizzata che sposta le superfici e disintegra le forme.

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