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Frida Kahlo. L’arte, il mito

Frida Kahlo
Autoritratto con scimmie, 1943
Olio su tela, cm 81,5 × 63
The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca© Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

20 marzo – 31 agosto 2014, Scuderie del Quirinale, Roma

ROMA. E’ iniziato il tour italiano di Frida Kahlo. Parliamo di una popstar? No. Eppure c’è ancora molto lavoro da fare perché l’artista messicana (1907-1954), venga davvero ricordata per la sua pittura. E’ questo, dichiarato e riuscito, l’intento della curatrice Helga Prignitz-Poda con la mostra che apre al pubblico domani giovedì 20 marzo alle Scuderie del Quirinale e vi rimarrà fino al 31 agosto.

Accolta con tutte le aspettative che si riservano alle dive, dalle folle di un pubblico assetato di favole più che di arte, e con tutti gli onori dovuti agli eroi internazionali, con la visita in anteprima del presidente Napolitano, martedì mattina, la Kahlo resterà a Roma fino al 31 agosto. Poi, dopo un break per il trasferimento, sarà al Palazzo Ducale di Genova dal 20 settembre al 15 febbraio 2015. Qui però, sarà raggiunta dal suo compagno nella vita e nell’arte, Diego Rivera, per la mostra con il nuovo titolo che scandisce il nome di entrambi.

Frida Kahlo
Autoritratto con vestito di velluto, 1926
Olio su tela, cm 79,7 × 59,9
Collezione privata
© Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

E’ questa la nuova formula di partnership tra le due più importanti sedi espositive rispettivamente per Roma e per Genova che con Mondomostre e gli editori Electa per la capitale e Skira per la città ligure, hanno pensato di declinare due volte di più, con non poche varianti, la grande monografica che al Musée de l’Orangerie di Parigi da ottobre a gennaio scorsi aveva riscosso il successo previsto.

E si inizi dunque dalla Scuderie, attraverso le 160 opere distribuite nei due piani della mostra in dieci sezioni, per tentare di scrollare di dosso tutto ciò che il mito lievitato soprattutto negli anni vicini a noi ha cucito sul suo volto. Lei ci ha messo del suo, come negarlo, visto che ama ritrarsi innumerevoli volte, con capigliature e abiti bizzarri, e soprattutto con quello sguardo fiero e inquieto che non si dimentica.

Ma Frida non è solo la pittrice che si presenta, nella prima sala in mostra, con il volto di Diego inscritto nel perimetro della propria fronte nell’opera-simbolo “Diego nei miei pensieri”, che non a caso è stato scelto come immagine guida dell’edizione genovese. Né è solo quella suadente selvaggia attorniata dal gatto nero e la scimmietta nella vegetazione rigogliosa di una giungla immaginata, in questi giorni sui manifesti che tappezzano i muri di Roma oltre che in una sala centrale della mostra.

Frida Kahlo
Autoritratto come Tehuana, (o Diego nei miei pensieri), 1943
Olio su masonite, cm 76 × 61
The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca
© Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Capiamo bene che non si risolve qui la portata artistica di questa donna se abbiamo la pazienza di andare oltre la forza dei suoi soggetti e se seguiamo la selezione delle opere che sono state affiancate a quelle più famose che l’hanno consegnata alla notorietà popolare. Usate però, troppe volte, come corredo a illustrare la sua biografia e non come opere d’arte in sé.

Sì, perché la sua vita, segnata da un incidente che la rende menomata di una gamba da adolescente, da un aborto nel 1932, parla anche di passioni politiche e sentimentali, di dolori fisici e pene d’amore nei quali ci si può riconoscere, un po’ tutte.

La sua vita scorre nelle tele e nei fogli, questi tantissimi e una vera sorpresa che vale la pena di guardare con calma. Sono stati affiancati di volta in volta a opere di altri artisti, per confronti pensati per chiarire, o per lo meno suggerire, la molteplici di suggestioni che determinano il suo stile.

Diego Rivera, oltre che con il volto del lucido ritratto realizzato da Frida del 1937, appare più di rado, solo con 7 opere, mentre sarà assai più presente nella versione genovese della mostra. A Roma vediamo una sua tela del 1915 di evidente influsso cubista, qualche disegno di nudo utile a capire la linearità formale che troviamo anche in tanta Frida, un “Paesaggio con cactus” del 1931 che le addita quella essenzialità che poi sottende, dalla fine degli anni Trenta le su nature morte, e poi la famosa “Natasha Gelman”, 1943, seducente ed elegante su un sofà contornata di grandi calle bianche.

Frida Kahlo
Ritratto di Diego Rivera, 1937
Olio su tela, cm 46 × 32
The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca
© Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Tanti e variegati i confronti proposti a Roma come dei flash. Giocano soprattutto sull’evidenza del confronto visivo, delegano a chi abbia voglia di approfondire il tema più complesso dei rapporti artistici.

Si inizia con i contemporanei messicani, relativi agli anni venti, con nomi che a noi dicono poco. Segue un accenno al classicismo e purismo formale di Gino Severini accanto a uno dei suoi tanti volti iconici. Poi,  Otto Dix, Carlo Mense e  Chistian Schad per richiamare alla mente il capitolo novecentesco del “Realismo Magico” italiano e della “Nuova Oggettività” tedesca che indubbiamente la riguardano. Miscelati però, e anche alternati senza una consequenzialità più di tanto evidente, a molte altre componenti dell’arte del suo secolo, Il Novecento, che tra viaggi, mostre, libri che circolavano, poteva aver conosciuto, anche con il tramite di qualche mediazione, a casa sua o negli Stati Uniti soprattutto dove è stata dopo il matrimonio con Diego, all’inizio degli anni Trenta.

Giustamente centrale è il capitolo dedicato al Surrealismo, che si spiega innanzitutto con la presenza di André Breton, il suo fondatore, in Messico nel 1938 per un tour di conferenze. Ma, attenzione, è lui stesso a suggerirci oggi la cautela di appiccicare con disinvoltura questa etichetta all’arte di Frida, visto che quando la conobbe, in quell’occasione, si trovò a rilevare il surrealismo della messicana indipendente dagli sviluppi europei.

Frida Kahlo
Autoritratto con collana di spine e colibrì, 1940
Olio su lamina metallica, cm 63,5 × 49,5
Nickolas Muray Collection
Austin, University of Texas,
Harry Ransom Center © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

Curioso, e forse da giustificarsi solo perché siamo in Italia, la presenza di un De Chirico surrealista, “Il sognatore poetico” del 1937, che visivamente funziona accostato ai curiosi copricapi di Frida.  Più diretti e incisivi, al di là dell’apparenza e dunque nella sostanza, sono i confronti con l’inglese Roland Penrose e Carlo Orozco Romero. Ma poi si delega il catalogo, come è ovvio, per capire i termini corretti del rapporto di Frida con questa corrente internazionale dalla lunghissima portata.

In mostra, nell’ottica di voler semplificare al massimo il tema invece complesso delle implicazioni artistiche, delle reciprocità e del dare e avere nell’arte, ci sarebbe potuto stare bene anche un Gauguin accanto alla bella tela con “Due donne, Herminia e Salvadora” del 1928. Oppure un Henri Rousseau il Doganiere per inquadrare il tema ad ampio spettro della scelta naif in pittura. Ma anche questi semplicistici raffronti visivi avrebbero forse confuso ancor di più se poi il visitatore non si prende la briga di approfondire leggendo.

Quel che è certo è che lo sforzo di spostare l’attenzione, nei limiti del possibile, dall’asse biografico a quello artistico, è un’operazione che giova alla storia dell’arte.

Frida Kahlo
La sposa che si spaventa vedendo la vita aperta, 1943
Olio su tela, cm 63 × 81,5
The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca
© Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. by SIAE 2014

 

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INFORMAZIONI UTILI:

FRIDA KAHLO
a cura di Helga Prignitz-Poda
20 marzo – 31 agosto 2014
Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio 16, Roma
Biglietti
Intero € 12,00
Ridotto € 9,50
Informazioni
Tel. 06 39967500

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