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Nuovo fixing per l’oro fisico

Stabilire un proprio fixing per l’oro fisico aumentando del 5% il prezzo del LBMA (London Bullion Market Association). È quanto deciso da Bolaffi Metalli Preziosi S.p.A., società del Gruppo Bolaffi specializzata nella compravendita di oro da investimento, alla luce della profonda differenza tra il prezzo determinato dalla borsa e la realtà di mercato.
Dopo più di un anno di analisi della stessa tendenza, la società torinese dichiara pubblicamente che il fixing delle principali borse internazionali non è più utilizzabile per fissare il prezzo dell’oro fisico, essendo determinato dall’incontro tra domanda e offerta dell’ oro di carta, cioè di titoli che hanno come sottostante il prezzo dell’oro, ma che non prevedono la consegna fisica della materia prima. Fino a oggi il mercato aveva sempre adottato questo prezzo come base di calcolo anche per le transazioni dell’oro fisico (lingotti, monete, ecc.), ma nella realtà dei fatti all’oro fisico deve essere attribuito un premium. Il prezzo di borsa, teorico punto di incontro tra domanda e offerta, non ha invece un riscontro nel mercato del “fisico” dove, a quel prezzo, i venditori non sono disposti a cedere il metallo aureo agli acquirenti.
Trovandosi nell’impossibilità di reperire sul mercato internazionale ai correnti prezzi di borsa sufficienti quantitativi d’oro per soddisfare le richieste della propria clientela, a partire da lunedì 27 gennaio BMP aumenterà del 5% il prezzo determinato dalla borsa di Londra, creando un fixing alternativo per l’oro fisico, su cui poi sarà calcolata la tradizionale forchetta bid/ask. Questa politica è tesa a rappresentare meglio la realtà del mercato e a stimolare l’opinione pubblica a riflettere sulla profonda diversità tra acquisto di oro di carta e acquisto di oro fisico.
Filippo Bolaffi, amministratore delegato di BMP S.p.A. : «Questo fenomeno, già evidente da tempo, ma ampliatosi con la ripida discesa dei prezzi del 2013, è spiegato principalmente da tre fattori: il primo è che l’oro di carta sottintende il rischio intrinseco che l’emittente del titolo non abbia nei propri caveau l’equivalente quantitativo di oro che dichiara; il secondo è che l’oro fisico è immediatamente fungibile fuori da una piazza finanziaria; il terzo, forse il più importante, è che il venditore di oro virtuale segue spesso dinamiche speculative, dove può anche operare allo scoperto, senza un grammo di oro fisico in mano, mentre il venditore di oro fisico non può offrire qualcosa che non possiede».

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