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Anni ’70. Arte a Roma

Alighiero Boetti, Mappa, 1972 - 1973 ricamo a mano su lino, cm 161 x 217 MAXXI. Museo nazionale delle arti del XXI secolo, inv. 13414, 2003 Foto su gentile concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Alighiero Boetti, Mappa, 1972 – 1973
ricamo a mano su lino, cm 161 x 217
MAXXI. Museo nazionale delle arti del XXI secolo, inv. 13414, 2003
Foto su gentile concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Palazzo delle Esposizioni, 17 dicembre 2013 – 2 marzo 2014

 

Roma, palcoscenico artistico, accoglie negli anni ‘70 le spinte innovative, sociali e culturali, del decennio precedente, ospita artisti, critici, studiosi, associazioni culturali, gallerie ed elegge sindaco un professore di storia dell’arte, Giulio Carlo Argan (1976-1979). Le opere d’arte si staccano dalle pareti per entrare nella vita quotidiana, contaminare, provocare e dialogare con le persone moltiplicando i linguaggi (Land art, Arte Concettuale, Arte Povera, Transavanguardia etc.).

Finito il boom economico degli anni ’60 declina l’ottimismo per il futuro. Lo spettatore è guidato alla visione delle oltre 200 opere di 100 artisti, accompagnate dalla documentazione relativa alla loro realizzazione e/o esposizione a Roma negli anni ’70, da un doppio percorso che inizia alla Rotonda al cui centro gli scheletri a terra di Gino De Dominicis costringono subito a fermarsi e a riflettere. L’opera fu esposta a L’Attico di Fabio Sargentini, in occasione di Contemporanea e della cosiddetta Fine dell’alchimia (costituita dai contributi di Maurizio Calvesi, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis e Vettor Pisani).

Gino De Dominicis, Il tempo, lo sbaglio, lo spazio, 1969
scheletro umano, scheletro di cane, guinzaglio, pattini a rotelle, lancia metallica dipinta,
dimensioni variabili
Collezione Lia Rumma
Foto Michele Guido

Maurizio Calvesi nel suo testo proclama il fallimento dell’alchimia e dell’arte, valori circolari che avevano la pretesa di spiegare una realtà che invece si era frantumata e scompaginata. Achille Bonito Oliva dichiara che l’arte non può più essere invenzione, così l’artista recupera il passato e i suoi linguaggi, come Giorgio De Chirico con Il poeta e il pittore (1975) o Giulio Paolini con le sue citazioni fedeli dell’antichità: Mimesi (1975), due calchi in gesso affrontati dell’insuperabile Hermes di Prassitele.

Giulio Paolini, Mimesi, 1975
calchi in gesso, basi bianche opache, due calchi cm 48 x 23,5 x 25,5 ciascuno, due basi 120 x 35 x 35 cm ciascuna
Collezione privata, Roma

Le opere trovano la loro collocazione nelle sale individuate da una ‘parola chiave’, a sinistra la prima: ‘La carne e l’immaginario’ (dagli elementi terreni alla fantasia) con le opere di Alberto Burri, De Chirico, Luigi Ontani, Jannis Kounellis e Giulio Paolini. Seguono le sale: ‘Il doppio’ e ‘L’altro’. A destra, la sala ‘Il disegno e la scultura’ è solcata dall’Albero (1970) di Giuseppe Penone, che ha riportato una trave, seguendo l’anello di crescita dell’albero, alla sua origine, un tronco e i suoi rami. L’uomo può alterare la natura ma con il suo operato può restituirne solo le forme ma non la vitalità.

Giuseppe Penone, Albero di 3,50 metri, 1970
Legno, cm 348,5x19x9
Collezione dell’artista
© Archivio Penone

Nella sala ‘Sistema’ (espressioni contenute in un sistema predeterminato) è esposta l’opera di Giuseppe Capogrossi, che sperimenta la ripetizione, segue la sala ‘Linguaggio’ con il Libro dimenticato a memoria, privo di parole, di Vincenzo Agnetti, che dimostra come la cultura non è fatta di nozioni o dati particolari, mentre la Cultura Mummificata è l’interpretazione di Eliseo Mattiacci.

Le opere della grande sala ‘Tutto’ evocano una dimensione universale, come Mappa di Alighiero Boetti, in cui ogni bandiera corrisponde a una nazione, concetto relativo e mutante. Il transetto ‘La rivoluzione siamo noi’ prende il titolo dall’intervento, registrato a Roma nel 1972, in cui Joseph Beuys rappresenta la sua idea di democrazia diretta e dichiara che “solo l’arte può essere rivoluzionaria”.

Pregevole la rassegna cinematografica Cine 70 (Palazzo delle Esposizioni, ingresso libero fino a esaurimento posti, ore 21) che, ogni giorno fino al 6 febbraio, completa il contesto culturale della mostra con film come: Matti da slegare di Marco Bellocchio (22 gennaio), Io sono un autarchico di Nanni Moretti (26 gennaio), Ciao Maschio di Marco Ferreri (31 gennaio).

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INFORMAZIONI UTILI:

Anni ’70. Arte a Roma
17 dicembre 2013 – 2 marzo 2014
Palazzo delle Esposizioni,
via Nazionale 194 – 00184 Roma
Mostra a cura di: Daniela Lancioni

Con il patrocinio della: Facoltà di Lettere e Filosofia Sapienza Università di Roma
Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso
Informazioni e prenotazioni: Informazioni e prenotazioni: singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. 06 39967500; scuole 848 082 408; www.palazzoesposizioni.it
Costo del biglietto: Intero € 9,50; ridotto € 8,00. Permette di visitare tutte le mostre in corso al Palazzo delle Esposizioni

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