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Warhol a Milano. La mostra e tutte le foto

Warhol - Blue Shot Marilyn, 1964 Warhol - Blue Shot Marilyn, 1964
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Warhol – “Box” e “Flowers” (1964) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Non ho mai voluto essere un pittore.

Volevo diventare un ballerino di tip-tap”

(A. Warhol)

La prima grande monografica di Warhol a Milano. Centosessanta lavori dalla Brant Foundation fino al 9 marzo nelle sale di Palazzo Reale. “Un’occasione unica per il pubblico di poter vedere uno dei gruppi di opere più importanti dell’artista americano raccolto non da un semplice collezionista ma da un personaggio, Peter Brant, intimo amico di Warhol con il quale ha condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anni ’60 e ’70“, scrive Francesco Bonami, co-curatore della mostra. Si parte con i modaioli collage feticisti su foglia d’oro di scarpe col tacco e stivaletti degli anni Cinquanta -che avvolgono una serafica e serigrafica Liz Taylor in sfondo turchese- per concludere in religioso silenzio davanti ai 10 metri sacri dell’Ultima Cena polimerica del 1986. Apparecchiata da Warhol per esaltare uno degli uomini più popolari della storia. Gesù, ovviamente invidiatissimo dall’artista per la sua notorietà. Prima di raccogliersi a tavola con gli Apostoli e specchiarsi nell’immenso e mimetico Camouflage, ci si addentra una stanza dopo l’altra nel materialistico e patinato mondo del genio di Pittsburgh dalla zazzera bionda. C’è la società americana a cui si ispira fatta da mass media, pubblicità, consumo, capitalismo, fama, moda e star system. C’è una “prova” di fumetto (“Dick Tracy“), tecnica che presto abbandonerà visto i risultati delle bionde cotonate del compare Lichtenstein, ci sono i faccioni paciosi multicolor di Mao che fissano allibiti le ombre astratte dei peni dei collaboratori di Andy (Shadow – Black and White e Red) e la colata collettiva di piscio “ossidata” nel rame da vari aiutanti-“artisti” in una “pisciata d’artista” su tela niente male. Pop-Action Painting? 

Non mancano le fatte celebri scatole Brillo Box e Campbell’s Tomato Juice, le croccanti confezioni di Corn Flakes, quelle dell’Heinz Ketchup e le sciroppate Del Monte Peach, messe una sopra l’altra in una sorta di scultura pubblicitaria d’autore, un monumento alla società del consumo. Poi le brillanti Silver Coke in cassetta di legno e la serie di Flowers del 1964 dalle tinte pulsanti e ossessive dei petali che non appassiscono mai, fino a giungere dinnanzi a lei, l’icona pop per eccellenza, Marilyn Monroe, appena morta suicida e già resuscitata dall’amico Warhol con pittura acrilica su lino e inchiostro serigrafico. Il mito diventa icona. “Shot Light Blue Marilyn“: bella, bionda, sorridente e con un buco in fronte di un proiettile sparato dalla “drastica performer” Dorothy Podber entrata nella Factory del maestro chiedendo: “Shot?” E lui: “Shot, shot“. E lei lo fece.

   
   
Il “segno” in fronte della “Blue Shot Marilyn” (1964)*
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Warhol – “Thirty are better than one” (1963) e “Shot Light Blue Marilyn” (1964) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“La pop art è un modo di amare le cose” (A. Warhol)

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Warhol – “Mao” grande, medio e piccolo (1972/1973) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – Le celebri “box” con dietro i “Flowers” (1964) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Dollar Sign” (1981) e i “Flowers” (1964) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Una Coca Cola è sempre una Coca Cola e non c’è quantità di denaro che possa farti comprare una Coca Cola più buona di quella che l’ultimo dei poveracci si sta bevendo sul marciapiede sotto casa tua. Tutte le Coca Cola sono sempre uguali e tutte le Coca Cola sono buone. Lo sa Liz Taylor, lo sa il Presidente degli Stati Uniti, lo sa il barbone e lo sai anche tu” (A. Warhol)

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Warhol – “Silver Coke Bottles” (1967) pitturate d’argento (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Twelve Electric Chairs” (1964) e “Liquorice Marilyn” (1962) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – La serie di “Flowers” del 1964 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Perché ho smesso di dipingere? Ma io non ho mai smesso. Mi dipingo le unghie e gli occhi tutti i giorni” (A. Warhol)

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Warhol – “Liz #5” (1963) tra inchiostri fetish anni Cinquanta (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Most Wanted Men #5” (1964) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Ignoro dove l’artificiale finisce e cominci il reale” (A. Warhol)

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Warhol – “The Last Supper” (1986) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “The Last Supper” (particolare) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Camouflage” (1986) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – Due “Detail of The Last Supper” (1986) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Portrait of Murray Brant” (1975) che svetta sulla carrellata di Polaroid (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Ho cominciato come artista commerciale e voglio finire come artista del business” (A. Warhol)

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Warhol – “One Dollar Bills” (1963), particolare (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Dance Diagram” (1962) e due “Campbell’s Soup Can” (1962/1963) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Vote McGovern” (1972) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Non pensare di fare arte, falla e basta. Lascia che siano gli altri a decidere se è buona o cattiva, se gli piace o gli faccia schifo. Intanto mentre gli altri sono lì a decidere tu fai ancora più arte.” (A. Warhol)

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Warhol – “Ladies and Gentleman” (1975) a sinistra, “Diamond Dust Shoes” (1980) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Sala con i “Mao” e l’Abstract Warhol: “Shadow-Red e “Oxidation Painting” (1978) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Non capisco perché non sono mai diventato un espressionista astratto, perché con la mia mano tremolante mi sarebbe venuto spontaneo” (A. Warhol)

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Warhol – “Shadow-Red”, “Oxidation Painting” del 1978, “Ladies and Gentleman” del 1975 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – Doppio “Rorschach” (1984) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Non ti preoccupare, non c’è niente che riguarda l’arte che uno non possa capire” (A. Warhol)

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Warhol – “Mao” decrescenti (1972/1973) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – L’acquerello “Senza titolo (Mazzo di banconote)” (1962) e il fumetto “Dick Tracy” (1960) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Self Portrait-Green” (1964) e “Red Elvis” (1962) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Ultime rifiniture (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Proteggere le “box” (1) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Proteggere le “box” (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Warhol – “Self Portrait (red on black)” (1986) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Quali vorrebbe che fossero le sue ultime parole famose?”
Warhol: “Goodbye”

 

 

 Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife

 

INFORMAZIONI UTILI

WARHOL
A cura di Peter Brant 
Con il contributo di Francesco Bonami           
Palazzo Reale, Milano 
24 ottobre 2013 – 9 marzo 2014
Orari        
lunedì 14.30 – 19.30 
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 
giovedì e sabato 9.30 – 22.30 
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura 
Info e prenotazioni      
Ingresso    
€ 12,00    INGRESSO SINGOLO INTERO CHARITY audioguida gratuita 
€ 11,00    INGRESSO SINGOLO INTERO audioguida gratuita  
€ 10,00    INGRESSO SINGOLO RIDOTTO CHARITY audioguida gratuita 
€  9,50    INGRESSO RIDOTTO audioguida gratuita  
€  5,50    INGRESSO RIDOTTO SPECIALE audioguida gratuita  
Gratuito    audioguida gratuita 
www.warholmilano.it 
www.comune.milano.it/palazzoreale

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