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Torna all’Auditorium di Milano il maestro Wayne Marshall

Il Maestro Wayne Marshall concede il bis con laVerdi, dopo la direzione in prima nazionale della Sinfonia n. 3 Swing Symphony di Wynton Marsalis della settimana precedente; ma questa volta lo vedremo (e sentiremo) sia nella veste di direttore sia in quella di organista.
Il 32° programma della stagione sinfonica all’Auditorium di Milano propone infatti un “tutto Poulenc”, per onorare al meglio il cinquantenario della scomparsa del grande compositore parigino (30 gennaio 1963), con l’esecuzione, nell’ordine, della Suite francese, del Concerto per organo e orchestra e del Gloria. L’esecuzione della pagina concertistica è affidata appunto al britannico Wayne Marshall, Direttore Principale Ospite de laVerdi, universalmente riconosciuto come uno dei più versatili musicisti sulla scena internazionale. Sua anche la direzione dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, accompagnata per il Gloria dal Coro Sinfonico della “scuderia” di largo Mahler, diretto da Erina Gambarini.
Appuntamento dunque giovedì 25 (ore 20.30), venerdì 26 (ore 20.00) e domenica 28 aprile (ore 16.00), naturalmente all’Auditorium di Milano in largo Mahler (info e prenotazioni: 02.83389401/2/3, www.laverdi.org).

Programma
La Suite Française d’apres Claude Gervaise è una composizione di Francis Poulenc scritta nel 1935 per l’opera teatrale in due atti La Reine Margot di Edouard Bourdet (al quale la suite è dedicata). Si basa sulla trascrizione e parziale rielaborazione di sei delle danze del compositore rinascimentale francese Claude Gervaise, raccolte nel suo Livre des Danceries (1545): Bransle de Champainge, Pavane, Petite Marche Militaire, Bransle de Bourgogne, Sicilienne e Carillon.
Bourdet affidò la composizione della musica per la sua opera a Georges Auric, amico di Poulenc dall’epoca del Gruppo dei Sei, che scrisse la chanson Printemps per il I atto; e a Poulenc che, su suggerimento di Nadia Boulanger, trascrisse e completò in stile post-impressionista le danze di Gervaise per il II atto della piéce. Il movimento numero IV, Complainte, è l’unico scritto interamente da P., ma imita perfettamente lo stile rinascimentale ed è usato come introduzione per il Bransle de Bourgogne. Il lavoro divenne molto famoso nello stesso anno con la pubblicazione della versione per pianoforte, redatta dallo stesso autore; la pubblicazione della partitura per ensemble risale invece al 1948. P. all’epoca era reduce dal grande successo del Concerto per due pianoforti e orchestra in Re minore (1932) e, ideologicamente, non ancora troppo lontano dal pensiero che lo aveva aggregato il Gruppo dei Sei nei primi anni ’20. Jean Cocteau dettò ne Il Gallo e l’Arlecchino il manifesto che fondò questo gruppo, una serie di concetti che si possono ancora ritrovare in questa suite, posteriore di 15 anni: un ritorno alla semplicità formale e stilistica, dopo la complessità debussiana o il wagnerismo tedesco, vissuta nella chiarezza della sonorità e dell’armonia; la passione per il modernismo e la contemporaneità, verso una nuova concezione del quotidiano e del tecnologico (che, perché no, può essere applicato anche all’arte); l’ampiezza dei concetti e la polisemia dell’arte, da cui discendono il concetto di cubismo (Picasso, Braque, etc.) nella pittura, e di simultaneismo in generale nell’arte e anche in musica; una musica che riconduca a qualcosa di utile sia in senso conoscitivo che in senso percettivo, cioè che insegni ed emozioni allo stesso tempo. In sintesi, come diceva Cocteau, “compito dell’arte è di afferrare il senso del tempo ed attingere, nella visione di quest’essenzialità pratica, un antidoto contro la bellezza dell’inutile, che a sua volta incoraggia il superfluo”.
A tutto ciò si aggiunga la commissione di Bourdet, che voleva della musica antica per commentare la piéce teatrale dedicata alla regina Margherita di Francia (costruita sulla figura di Yvonne Printemps, che recitò la parte nella prima esecuzione), vissuta ad una generazione di distanza dalla musica di Gervaise e quindi della musica che guardasse sì al passato remoto del soggetto ma anche al pubblico del teatro contemporaneo.
La suite fu pensata in un primo momento per solo pianoforte ma in seguito, proprio in vista di un’esecuzione teatrale, venne affidata all’organico di un ensemble di fiati più percussioni e cembalo e, successivamente (nel 1953), arrangiata per violoncello e pianoforte. Quest’ultima versione è dedicata al violoncellista francese Pierre Fournier.
La prima rappresentazione fu al Teatro Marigny di Parigi il 26 novembre 1935 e vide l’esordio sulle scene dell’allora undicenne Charles Aznavour.

Il Concerto per organo e orchestra deriva da una commissione della Principessa de Polignac al giovane compositore Jean Françaix: la nobildonna era intenzionata a ricevere da uno dei suoi protetti un semplice concerto per organo e piccola orchestra che anche lei riuscisse a suonare. Françaix non accettò la commissione per motivi personali e la scrittura del brano venne affidata a Poulenc. Ben presto l’idea di un pezzo semplice per organo venne abbandonata in favore di una partitura maestosa decisamente complessa. P. infatti impiegò quattro anni per portarlo a termine, e pur fra altre composizioni, si impegnò fino in fondo per scrivere qualcosa di non scontato. Nella primavera del 1936 scriveva così a Nadia Boulanger: “Dì alla cara Principessa che il concerto non è solo un mito, che io mi vergogno (per il ritardo) ma che glielo consegnerò solo quando sarà perfetto, con quella imperfetta perfezione che è la mia specialità”. E a Igor Markevitch, scusandosi per non essere stato presente ad un suo concerto: “Mi sarebbe tanto piaciuto venire, ma sono letteralmente assorbito dal lavoro. Il mio concerto per organo, che sto terminando, mi sta costando molte lacrime, poiché lo sto costruendo a partire da nuovi materiali. Temevo che in due giorni di assenza il cemento si sarebbe asciugato…”.
I due anni intercorsi fra queste due lettere e la prima esecuzione del concerto furono occupati nella vita di P. da una profonda riflessione sulla vita e sulla morte, causate dalla scomparsa del suo caro amico Pierre-Octave Ferroud in un incidente stradale. In quel periodo P. cadde in una profonda depressione, rifugiandosi nella religiosità riscoperta dopo un pellegrinaggio presso il Santuario della Vergine Nera di Rocamadour. Per scrivere questo concerto, l’autore francese studiò attentamente, su consiglio di Maurice Duruflé, i concerti per organo di Johann Sebastian Bach e di Dietrich Buxtehude.
La prima esecuzione avvenne nel salone privato della Principessa de Polignac il 16 dicembre 1938: il solista era Maurice Duruflé mentre l’orchestra era diretta da Nadia Boulanger. La prima esecuzione pubblica avvenne invece nel giugno 1939 presso la Salle Gaveau di Parigi, sempre con Duruflé come solista e con Roger Desormiere alla guida della Orchestra sinfonica di Parigi.

Gloria. Poulenc ha impiegato 37 anni per accostarsi alla musica religiosa, per farlo poi saltuariamente ma con rinnovato fervore. Risale infatti al 1936 la composizione delle Litanies à la Vierge noire, in seguito a una visita al santuario di Rocamadour, il santuario della Vergine nera, del quale il padre gli aveva spesso parlato. Il ricordo è sembrato riaffiorare improvvisamente, dopo anni indifferenza nei confronti delle tematiche religiose, a causa probabilmente di un tragico episodio: la notizia della morte di un collega, Pierre-Octave Ferroud, scomparso in un incidente d’auto in Ungheria. Fatto sta che un giorno del 1936, trovandosi con l’amico Pierre Bernac a Uzerche, gli chiese di condurlo appunto al santuario di Rocamadour, sulla scorta dei racconti paterni. La visita deve avere esercitato su si lui una suggestione davvero profonda, visto che la sera stessa cominciò a comporre le Litanies, sul testo recitato dai pellegrini. Da allora videro la luce la Messa in Sol maggiore (1937), i Quatre Motets pour un temps de pénitence (1939), le Quatre Petites Prières de Saint François d’Assise (1949), lo Stabat Mater (1950), per arrivare infine al Gloria (1959) e alle Sept Répons de Ténèbres (1961). Questi due ultimi lavori mostrano uno stile forse meno severo, ma soluzioni compositive assolutamente originali, anche se va detto che in tutta la produzione sacra di P. vive sempre il singolare connubio tra una spiritualità sincera e sentita e l’irriverenza un po’ divertita di sempre. L’autore ne è perfettamente consapevole, e parlando dello scandalo suscitato dal Gloria, nel quale questo connubio è evidente, finse di stupirsene osservando non senza ironia: “Ho semplicemente pensato, scrivendolo, a quegli affreschi di Gozzoli nei quali gli angeli tirano fuori la lingua; e anche a questi benedettini dall’aspetto autorevole che un giorno ho visto giocare a calcio…”. La composizione, commissionata dalla fondazione Sergeij Kusevickij, fu eseguita per la prima volta a Boston, sotto la direzione di Charles Münch il 20 febbraio 1961. Il dato come sempre più affascinante di molta della musica di P. e di questo lavoro è un’estrema raffinatezza armonica e un’elegante scrittura orchestrale, unite a una melodia spesso seducente e di concezione originale. Concepito come brano autonomo e non come una parte dell’Ordinarium di una messa, è costituito sa sei sezioni distinte e di carattere molto contrastante, in tre delle quali – terza, quinta e, più brevemente, sesta – interviene il soprano solo. In tutta la composizione, P. alterna pagine di solenne raccoglimento e di commossa dolcezza ad altre scherzose e persino stranianti nel loro gusto volutamente “fuori stile”.

Biografie
Direttore d’orchestra, pianista e organista, Wayne Marshall è uno dei musicisti più versatili ed estrosi attualmente in circolazione sulla scena internazionale. Nato vicino a Manchester, dove ha iniziato i proprio studi per poi proseguirli a Londra e Vienna, si è fatto apprezzare all’inizio della carriera soprattutto come organista. Determinante poi è stata la sua partecipazione pianistica alla celebre produzione di Porgy and Bess della Glyndebourne Festival Opera diretta da Simon Rattle, alla successiva incisione discografica con la EMI e alla versione televisiva del musical. Da allora si è dedicato sempre di più al pianoforte e alla direzione d’orchestra, diventando in pochi anni uno dei più rinomati interpreti delle musiche di Gershwin, Ellington e Bernstein, nonché di altri autori americani del XX secolo. Come pianista e direttore d’orchestra si è esibito con tutte le principali orchestre britanniche, nonché numerose importanti formazioni di tutto il mondo, tra cui i Wiener Symphoniker, Filarmonica di Rotterdam, Sinfonica della Radio Svedese, Orchestra Nazionale del Belgio, Norddeutscher Rundfunk, Berliner Rundfunk Sinfonieorchester, Chicago Symphony, Los Angeles Philarmonic, Berliner Philharmoniker e molte altre.
Nel 1998 ha debuttato in Italia come direttore al Teatro La Fenice di Venezia e in questi ultimi anni la sua presenza in Italia si è notevolmente intensificata, portandolo a essere ospite regolare delle nostre principali orchestre: Rai di Torino, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Massimo di Palermo, Orchestra Cherubini, Accademia di Santa Cecilia di Roma, sino all’incarico di Direttore Principale Ospite presso l’Orchestra Giuseppe Verdi di Milano. Nel 2001 ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano. Nelle ultime stagioni ha partecipato a nuovi allestimenti di Porgy and Bess, tra cui a Dallas e all’Opera Comique di Parigi e ha diretto concerti da Sidney a Baltimora, da Pechino a Londra. Wayne Marshall è un grande interprete di musical, genere al quale dedica sempre maggiore attenzione: ha diretto più volte West Side Story e nel 2000 ha debuttato a Vienna con Wonderful Town, sempre di Leonard Bernstein, che ha poi riproposto nel 2007 all’Accademia di Santa Cecilia di Roma con un incredibile successo di pubblico e di critica.
Nel giugno del 2011 ha debuttato alla Staatsoper di Berlino dirigendo un nuovo allestimento di Candide di Bernstein, titolo che ha appena segnato anche il suo debutto lirico in Italia al teatro dell’Opera di Roma, accolto con un grandissimo successo di pubblico e di critica. Nel maggio prossimo, tra l’altro, sarà in tour con l’Orchestra Cherubini.
Titolare dell’organo Marcussen della Bridgewater Hall a Manchester dal 1996, Marshall continua a esibirsi come organista e nel 2004 ha inaugurato lo strumento della nuova Disney Hall di Los Angeles, con una nuova composizione di James MacMillan per organo e orchestra, A Scotch Bestiary, brano che ha suonato anche ai BBC Promenade Concerts del 2005. Ha inciso per la Virgin/Emi, vincendo i maggiori premi europei; nel 2004 ha ricevuto una laurea honoris causa dalla Università di Bornemouth ed è recentemente stato nominato Membro Onorario del Royal College of Music di Londra. Wayne Marshall vive a Malta con la moglie, la pianista Jennifer Micallef, e la figlia Martina.

Erina Gambarini, Direttore del Coro. Figlia d’arte, ha iniziato la sua attività artistica a 13 anni al Teatro alla Scala di Milano, come voce bianca, protagonista nell’opera di Britten Il giro di vite.
Dopo alcuni anni di intensa attività solistica, ha proseguito lo studio del pianoforte con il padre, lo studio del canto, come soprano, con Teresa Stich Randall a Vienna, direzione interpretazione corale e musica da camera con Marcel Couraud, tecnica vocale e interpretazione con Schmidt-Gaden. Ha collaborato con la RSI, la RAI, la Fenice di Venezia, Teatro Sociale di Como, Teatro Olimpico e Valle di Roma, Teatro Carignano di Torino, Verdi di Trieste, La Pergola di Firenze, Teatro Grande di Brescia. Ha inciso numerosi CD per Nuova Era, Carrara e Ricordi. Nel 1989 fonda il gruppo corale Canticum Novum, che in pochi anni si distingue per la qualificata e ricca attività artistica e parallelamente dirige vari gruppi strumentali. Nel 1996 inizia la sua collaborazione con il Maestro Romano Gandolfi, che nel 1998 la chiama come sua assistente e maestro del coro in occasione della costituzione del Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, incarico che ricopre tuttora. Ha collaborato con molti direttori d’orchestra, tra i quali Riccardo Chailly, Claudio Abbado, Gianandrea Gavazzeni, Aldo Ceccato, Ettore Gracis, Oleg Caetani, Claus Peter Flor, Christopher Hogwood, Rudolf Barshai, Vladimir Jurowski, Helmuth Rilling, Leonard Slatkin, Nevil Marriner, Roger Norrington, Vladimir Fedoseyev, Robert King.
Dal 1997 è membro dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo per i suoi meriti artistici.

Auditorium di Milano Fondazione Cariplo
Largo Gustav Mahler
tel. 02.83389.401/2/3 (orario biglietteria: da martedì a domenica 14.30 – 19.00)
Date concerti
Giovedì 25 aprile, ore 20.30; Venerdì 26 aprile, ore 20.00; Domenica 28 aprile, ore 16.00
Biglietti Euro 31,00/23,50/18.00/13,00

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