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Cantiere del 900. E il caveau traboccò d’arte. Le Gallerie d’Italia di Milano

Il salone principale con la scultura "senza titolo" di Mauro Staccioli in ferrocemento
Il caveau ripulito dai denari e ora colmo di tesori d’arte (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

– Crediti foto: Luca Zuccala © ArtsLife & L.Z. –

Gallerie d’Italia, Piazza della Scala 6 – Milano

Banca Intesa chiude il conto. Ad un anno esatto dall’apertura della collezione ottocentesca in Via Manzoni inaugura il Cantiere del ‘900 in Piazza della Scala. Si gira l’angolo e si cambia secolo. Ecco le Gallerie d’Italia al completo: 189 opere che vanno ad aggiungersi alle 197 d’Ottocento per un totale di 386 capolavori. Quattro palazzi in pieno centro a Milano che si abbracciano e intersecano fra di loro tra scale e scaloni, sale e saloni per 8300 m² di spazi espositivi. Duecento anni d’arte che si susseguono tra atmosfere romantico-risorgimentali di Palazzo Anguissola, suggestioni regionali di Ca’ Brentana e sperimentazioni (in)formali postbelliche concettualizzate nel nuovo polo museale, la vecchia sede della Banca Commerciale Italiana: un mix architettonico eclettico classicheggiante con sprazzi di vita liberty, capolavoro primonovecentesco di Luca Beltrami (famoso per aver ricostruito la Torre del Filarete del Castello Sforzesco) rimesso a nuovo dall’architetto De Lucchi.

 

Il salone principale tra archi, bifore, colonne e lesene antropomorfe (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
L’eleganza eclettico classicheggiante con tocchi liberty di uno dei saloni (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Un pieno di eleganza dispensata in tre saloni Belle Époque senza frivolezze floreal-sensuali ma preziosamente colmi fino al lucernario di quella nobile solennità che esige una banca. Uno scrigno ideale per i propri tesori (dipinti, sculture, fotografie e installazioni) custoditi al meglio in 16 sale per 12 sezioni espositive e 2 percorsi monografici. Un po’ di respiro per tutte quelle opere rinchiuse negli uffici d’amministrazione e nei “gabinetti del potere” visibili a quattro bancari.
Ripulito il caveau, liberati i reparti e smantellate le strutture in eccesso si rimettono in ordine le cose con un eccellente restyling e la vecchia sede della Comit si fa bellissima e accogliente. Un cielo di vetro sotto cui luccicano i marmi policromi di colonne e colonnine a scandire armoniosamente gli spazi. Una spolverata agli stucchi fitomorfi e ai medaglioni ornamentali sulle volte, una lucidata ai ferri battuti e ai bronzi delle ringhiere e il gioco è fatto, il palazzo è pronto. Rimangono le memorie del passato come gli sportelli numerati in ottone e gli orologi appesi agli archi stile “stazione mitteleuropea” perfettamente funzionanti che ora danno il là alle opere d’arte. Via le operazioni bancarie, avanti il capitale artistico a libera e completa disposizione per i cittadini. Non male vedere il caveau sotterraneo blindatissimo tipo magica Gringott di Harry Potter dove un tempo risiedevano i denari traboccante di gioielli d’arte.

 

Terzo salone: Nobiltà e raffinatezza ornamentale sotto la luce filtrata dal cielo di vetro con decorazioni fitomorfe (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Particolare dei vecchi sportelli in ottone con preziosi vetri molati (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Che bellezza, praticamente un intero quartiere dedicato all’arte che vuole assumere il ruolo di nuova agorà pubblica. Bookshop, punti di ritrovo e ristoro dove potersi rilassare dopo un Concetto Spaziale o un’eterna Attesa di Fontana magari avvolti dalla luce simbolica della sua Luna a Venezia, metafora celeste dell’artista. Se le inestricabili spirali di Crippa vi si aggrovigliassero in testa o non riusciste ad uscire dalla Gabbia di pietra pomice di Burri potreste sempre consolarvi con cappuccino e brioche all’elegante caffetteria che fa angolo con Piazza della Scala guardando la “città che sale” lì fuori. Meglio ancora, girarsi dall’altra parte del tavolo con vista-museo e spiare dalla vetrata l’Incendio alle Cinque Terre di Birolli senza bruciarsi un dito o immergersi a distanza nelle Calendule d’olio verde-beige di Morlotti sorseggiando tranquillamente un caffè.
Tanto alla fine si torna coi piedi per terra sul parquet di legno di rovere grigio che fa da tramite alla “tavola rotonda” a fianco al bar. Qui  silenziosi presenziano cataloghi d’arte e architettura consultabili a chiunque senza l’obbligo di visitare il museo, uno spazio di dialogo con la città.

Cappuccino e brioche vista museo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Immersi nell’olio delle “Calendule” di Morlotti (1955) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Tra la “Sabbia” di Burri (1952) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Fontana, Crippa, Burri, Birolli, Morlotti e non solo. Arte Povera, Programmatica e Cinetica, Astrattismo, Informale, Concettuale e le varie elaborazioni formali e tecnologiche del Novecento. O meglio, da come si può intuire da nomi e correnti, del secondo Novecento. Sarebbe meglio chiamarlo “Cantiere del dopoguerra italiano“. Prima della fine del delirio bellico c’è una voragine di mezzo secolo che arriva a ritroso fino allo scoppio dell’esplosione dinamica futurista con i Balla e Boccioni. Per quel periodo si rimanda al meglio fornito Museo del Novecento “ufficiale” all’Arengario, là dove s’infrange ancora in quella gabbia di cristallo maldestra la “fiumana ottocentesca” di Pellizza che qua avrebbe certamente più senso dato il percorso espositivo. Affari che però non c’interessano.

La “Viennese” di Vittorio Matino (1989), velature di colore ricordo del dinamismo futurista (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Le tre “Attese” di Fontana realizzate nel corso degli anni ’60 superamento del rapporto pittura/scultura (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Questo il nuovo polo dell’arte di Milano messo in piedi (o sul cavalletto) dal Gruppo Intesa San Paolo con Progetto Cultura che fa seguito al vicentino Palazzo Leoni Monatanari, 2500 m² della prestigiosa dimora barocca con 140 icone russe e 40 veneti settecenteschi, e a Palazzo Zevallos Stigliano, 900 m² espositivi per 20 opere tra cui l’indimenticabile “Ultimo Caravaggio“, il Martirio di Sant’Orsola del 1610 dipinto poche settimane prima della morte. Luoghi di fruizione dell’arte e produzione della cultura riuniti sotto il nome di Gallerie d’Italia. A volte anche le banche fanno qualcosa di buono.

 

Visitatori davanti a Enrico Baj e Cesare Colombo fotografati dietro un ex sportello bancario (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Il “Serpente” di Dorazio (1968), flussi che s’inseguono in una fuga cromatico musicale (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Per concludere, l’augurio concreto che si realizzino gli ultimi buoni propositi di Boeri per una “Via dell’Arte” lunga 900 metri dalla Pinacoteca di Brera a Piazzetta Reale chiudendo al traffico determinate zone come Via Brera. Un’ipotetica “Congestion Art Zone” milanese con un probabile ticket unico per tutti i musei sul percorso anche se di certo non si chiamerà così perché l’acronimo risulterebbe “C.A.Z.” e non pare il più adatto. A voler sognare si potrebbe aggiungere la pedonalizzazione completa di Piazza Cordusio per arrivare a Castello e quella del Quadrilatero modaiolo annettendo nel tour Palazzo Morando, il Museo di Storia Contemporanea e il Bagatti Valsecchi (missione impossibile nel regno dei commercianti) fin quasi alla GAM e al PAC per poi buttarsi nei Giardini Pubblici. Utopia o “Milano cambia davvero”?

Il caveau da cui si possono spiare le opere conservate e non esposte dalla banca (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Le “Ninfee” di pongo di Stefano Arienti (1990) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

La Via dell’Arte

I 900 metri della ipotetica “Via dell’Arte”

Rete del ‘900 milanese:

– Studio Museo Achille Castiglioni, Piazza Castello 27

– Casa Museo Boschi Di Stefano, Via Jan 15

– Villa Necchi Campiglio – FAI, Via Mozart 14

– Museo del Novecento, Palazzo dell’Arengario, Via Marconi 1

– Studio Museo Francesco Messina, Via San Sisto 4/A (ex Chiesa di San Sisto)

Pennellate di “Spazio Inquieto” di Emilio Vedova (1957) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Mostre sul Novecento in programma a Milano:


“All’origine della forma”
al Palazzo della Permanente, Via Turati 34. (16 novembre 2012 – 27 gennaio 2013)

“Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dell’arte” e “Programmare l’arte. Olivetti e le Neoavanguardie cinetiche” – Museo del Novecento, Palazzo dell’Arengario, Via Marconi 1. (9 novembre 2012 – 3 marzo 2013)

La “Ragazza che cammina” di Pistoletto (1966), nel vetro si riflette “Contemplazione” di Boetti (1966) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
In mezzo alle spine dei “Fichidindia” di Guttuso (1962) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

LE DODICI SEZIONI DEL MUSEO

Ouverture 1
1. La memoria dell’immagine e la sua rimozione
2. Lucio Fontana, lo Spazialismo e il Movimento Nucleare
3. L’astrattismo “concreto” tra gli anni Quaranta e Cinquanta (il MAC – Movimento Arte Concreta)
4. La pittura oltre la pittura. Azioni, tracce, impronte
5. Forme dell’informale
6. Arte programmata e cinetica

“Incendio alle Cinque Terre” di Birolli (1955) e un pezzo di “Cava” di Mattia Moreni (1955) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

Ouverture 2
7. Gli anni Sessanta: segni, parole, narrazioni
8. Gli anni Sessanta: le cose, le immagini
9. Attorno all’Arte Povera
10. Pratiche concettuali
11. Ipotesi costruttive
12. Prospettive di fine Novecento

“Concetto Spaziale: la Luna a Venezia” (1961), olio e vetri su tela. Lo spazio diviene materia stessa dell’opera (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

I due approfondimenti monografici
Monographia 1
Il colore come forma plastica
Percorso attraverso una forma di astrazione
Monographia 2
Emilio Isgrò, L’ora italiana

 

Le “Spirali” di Roberto Crippa (1952), energie latenti nella materia (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

Uno dei “cieli di vetro” liberty con decorazioni fitomorfe (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

ULTERIORI INFORMAZIONI

Il patrimonio culturale di Intesa San Paolo è formato da circa 20 mila opere delle quali 10 mila di particolare interesse storico-artistico (oltreché di edifici di grande rilevanza architettonica e civile) ereditato dai circa 250 istituti bancari di varie regioni italiana confluiti nel Gruppo.
La raccolta di opere del Novecento raccolgono 3000 pezzi tra dipinti, sculture e altre tecniche esplorate nel XX secolo e un nucleo di circa 3500 opere grafiche che costituiscono una delle maggiori raccolte italiane di grafiche d’autore.

Il percorso museale del Novecento è a cura di Francesco Tedeschi mentre quello ottocentesco è curato da Fernando Mazzocca ed è suddiviso in 13 sezioni tematiche, dai tredici iniziali gessi di Canova fino ai quattro capolavori prefuturisti di Boccioni. Nel primo anno ha avuto un pubblico di 140 mila visitatori.

FOTO DEL MUSEO E RELATIVE OPERE

L’esterno della sede dell’ex Banca Commerciale Italiana: quattro giganti colonne ioniche sovrastano il perimetro d’ingresso alle Gallerie d’Italia (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
“W la libertà” (1976) di Alik Cavaliere: il melograno di ferro e bronzo s’innalza fuori dalla gabbia (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Particolare delle decorazioni di un salone (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

“Nuclear Landscape” (1951) di Enrico Baj (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

Opere dagli ex sportelli bancari (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Il salone principale – Ouverture 1 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
La parte del salone principale che dà sulle opere di Lucio Fontana, in primo piano: “Concetto Spaziale” (1967), taglio su metallo laccato rosso (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Arte Povera: i “Cocomeri” di poliuretano espanso di Piero Gilardi (1966) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Uno dei tre saloni – Ouverture 2 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Edmondo Bacci e Tancredi Parmeggiani (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Azioni, tracce, impronte: Antonio Sanfilippo e Giuseppe Capogrossi, metà degli anni ’50 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
L’elegante caffetteria… (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
…e la “Tavola rotonda” con cataloghi a disposizione per tutti (entrata dall’angolo Via Manzoni – Piazza della Scala) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife

INFORMAZIONI UTILI

GALLERIE D’ITALIA. CANTIERE DEL ’900
Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo
Gallerie d’Italia – Piazza Scala, Milano
Piazza della Scala, 6 – 20121 Milano

Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30 (ultimo ingresso 18.30)
Giovedì dalle 9.30 alle 22.30 (ultimo ingresso 21.30)
Ingresso gratuito

Curatore

Francesco Tedeschi
Restauro e adattamento architettonico
Michele De Lucchi

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3 Commenti

  • Un livello sopra gli altri giornali (e neppure vi conoscevo)

  • Mamma mia, anch’io mi espongo per farle i complimenti. Accattivante, brillante e foto perfette. Mi ha fatto venire voglia di fare un giro e prendere pure un cappuccino…

  • Complimenti per lo specialeeeee

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