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Degas a Torino. La mostra e tutte le foto

"Prove di balletto in scena", 1874. Un condensato del repertorio di pose a cui Degas dedicò molteplici studi. Può essere letto come un manifesto della vita moderna per lo studio degli effetti dell'illuminazione artificiale che attraggono l'attenzione dell'artista in una sala da spettacolo

 LA PITTURA DANZANTE

Ballerina con bouquet che ringrazia in scena, 1878 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 – Crediti foto: Luca Zuccala © ArtsLife & L.Z. –

Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti – Torino
18 ottobre 2012 – 27 gennaio 2013

Eleganti relevé, morbidi chassé, aggraziati plié o sguardi maliziosi e danzanti arabesque alla Degas. Arrivano a Torino le petits rats de l’Opéra: ballerine rubate dal tratto sprezzante di quel genio misogino, tutte in fila a danzar sulla tela: goffe, sgraziate e quasi sgradevoli, ma fermate nell’attimo pittorico e geniale di un maestro. Giovani “stelle” ignare del proprio destino, prede dei pastelli di Edgar che sminuzza il fragile mondo della borghesia parigina. Osservate, spiate e immortalate qua e là in schizzi veloci. La grazia dei gesti e il supplizio dei corpi illuminati da una tavolozza stupefacente  e quasi cinica. L’esatto contrario delle gioie acritiche dipinte da Renoir, due modi opposti di interpretare e insieme superare l’impressione en plein air.

Ecco Edgar Degas (1834 – 1917), Caronte della modernità. Ottanta opere dal Museo d’Orsay, pacchetto completo senza troppi sforzi per gli organizzatori. Il primo atto della (forse) feconda collaborazione tra Torino e il museo parigino. 180 mila biglietti da strappare per pareggiare i 200 mila euro di costi espositivi. Cinquantamila già prenotati sperando che i volteggi dell’Opéra faccian il pienone.

Donna seduta sul bordo di una vasca da bagno mentre si asciuga il collo, 1890-1895 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Grand arabesque d’artista in scena fino a gennaio dell’anno prossimo sul palco della Palazzina della Promotrice delle Belle arti, complesso Liberty a fianco del Castello del Valentino sulle rive del Po. Gli interni grigio perlaceo dell’edificio Art Nouveau vengono rimescolati con i colori della tavolozza di Degas. Una correspondence spazio-temporale tra luogo e artista dalle sfumature fin de siècle, cornice perfetta alle atmosfere degasiane. La sordida e moderna Parigi ottocentesca con la sua musica, i suoi teatri e i suoi caffè. Spaccati di realtà quotidiana intrisi di spietato naturalismo. Scenografie teatrali dove dar vita ai suoi amati postriboli di disperazione sociale popolati di prostitute, cantanti e ballerine.

Donne fuori da un caffè la sera, 1877 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Non è solo questo Degas certamente. Ma anche e soprattutto la sua pittura. Il rosso pompeiano fa da sfondo agli esordi. I primi quadri, i ritratti dei cari e le opere accademiche di influsso classico e di genere storico. Il rosa folgorante del fiocco della sorella è già quello dei tutù sfavillanti delle giovani danzatrici, l’atroce contorcersi delle figure femminili di “Scene da Medioevo” (1863) è un indizio chiarissimo di quello che il pittore produrrà, pittoricamente, con il corpo e l’anima delle sue donne. 

Il rosa rilucente del fiocco che adorna il volto tondeggiante con occhi a mandorla di Thérèse Degas, 1863. Tornerà poco più tardi a rifulgere nei tutù danzanti dell’Opéra (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
La violenza che s’abbatte sulle donne di “Scene da Medioevo”, 1863. Gestualità intensa e crudezza delle pose sono il riflesso di quella che costituisce il fulcro della sua rappresentazione artistica (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Simil posa 24 anni dopo per la “Donna alla toelette che si asciuga il piede”, 1886 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Un primo assaggio di quella che sarà la parabola pittorica di un grande artista. Capace di mettere alla berlina da subito l’alta società in cui è cresciuto. Attori inconsapevoli il parentado della famiglia Bellelli: la zia a sinistra, lo zio incastrato tra poltrona e camino a destra, le due figlie nel limbo di una relazione coniugale. Un’atmosfera di immobilità quasi irrespirabile distillata nel motivo ossessivo della carta da parati sullo sfondo. 

Lo spazio e la prospettiva cominciano a deformarsi. Prende forma il Degas maturo.

La famiglia Bellelli (Ritratto di famiglia), 1858-1869
Abiti raffinati: corsetto, tutù in tulle, nastro in satin e scarpette di raso per la “Ballerina di quattordici anni” in bronzo patinato del 1879 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Dopo la fusione in bronzo della tenera e scimmiesca “Ballerina di quattordici anni” si susseguono alle pareti verde-acqua corse di cavalli e fantini sfumati da toni bruno e arancio (“Corsa dei gentlemen“, 1862 e “Il Defilè” del 1868). Sono ormai gli anni Settanta, l’alba dei primi interni d’autore: suonano fiati e violoncelli de “L’Orchestra dell’Opéra” (1870) e appaiono le prime étoile (“decapitate” sullo sfondo). Intanto nella “Pédicure” la borghesina si dedica ai “doveri” quotidiani e Degas gioca con la luce e i riflessi del lenzuolo bianco e del tessuto del divano. Nell’angolo compare la tinozza grigia che lo accompagnerà nei quadri di rubata intimità quando dipingerà dal buco della serratura i soggetti femminili che gli daranno fama.

Corpi bagnanti o danzanti sorpresi in pose sgraziate e umilianti che materializza con una maestria pittorica assoluta.Un odio paziente” lo definì il critico a lui coevo Huysmans. Non sorprende che fu uomo solo e inquieto, perennemente insoddisfatto della sua vita e delle sue opere (rivedute, aggiustate e corrette tantissime volte).

L’Orchestra dell’Opéra. 1870 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
La pédicure. 1873 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Di una cosa però fu sempre sicuro: il disegno, l’attività che predilesse sempre. Non perse mai occasione di aggiornare il taccuino degli schizzi, solo così scrisse “si coglie l’essenza di un momento”. Il solo citare materiali e supporto che utilizzò la dice lunga: carboncino, matita nera, sfumino, matita verde, grafite su carta color crema, mina di piombo e sfumature su carta rosa pallido, pastello su carta grigia, inchiostro grigio e lumeggiature su carta color crema rosato. Grandioso.

Studio di un nodo di un nastro, 1887. Pastello blu e carboncino su carta grigio-blu. (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Fu pure ardito sperimentatore al passo coi tempi: s’impossessa della misteriosa matita voltaica e mette a punto nuove tecniche di disegno come il monotipo a cui assocerà il pastello. “Amò molto il disegno” volle scritto sulla tomba. Un genio quasi misogino  (“forse ho ecceduto a considerare la donna come un animale“) che deve la sua fortuna proprio a loro, le donne che un poco, forse, disprezzava.

La tinozza, 1921-1931. Degas inscrive il corpo della donna in un cerchio: da volgare emblema della prostituta costretta all’abluzione tra un cliente e l’altro, la tinozza si trasforma in elemento plastico che esalta la composizione. (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“E i suoi piedi di raso ricamano con l’ago

disegni di piacere. Nel seguire penando

la svolazzante fanciulla

i miei poveri occhi si consumano”

Grande arabesque, terzo tempo (1921-1931) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“La donna senza pubblico è la bestia umana che si prende cura di se stessa”

 

“Due bagnanti sull’erba” (1896) in mezzo a ballerine scolpite (1921-1931) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Due bagnanti sull’erba (1896)

 “Voglio guardare attraverso il buco della serratura”

Nudo accovacciato visto di spalle (1877)

“Gli impressionisti hanno bisogno di una vita naturale, io di una artificiale”

Le corse della borghesia e dei cavalli (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Studio di mani (1859-1860) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Mi chiamano ‘il pittore delle ballerine’. Non comprendono che per me la danza è stato un pretesto per dipingere dei bei tessuti e rendere dei movimenti”

“Prove di balletto in scena”, 1874. Un condensato del repertorio di pose a cui Degas dedicò molteplici studi. Può essere letto come un manifesto rappresentativo della vita moderna per lo studio degli effetti dell’illuminazione artificiale che attraggono l’attenzione dell’artista in una sala da spettacolo
Voyeurismo maschile: il ricco uomo a cavalcioni sulla sedia studia le sue prede. Si nota la soppressione ancora visibile di un altro spettatore a fianco
I passi delle ballerine. Si vede come Degas abbia più volte corretto ed eliminato i piedi che sembrano quasi riflessi sul palco

 

“Forse un giorno la donna francese reale, con il suo naso all’insù, sfratterà la donna greca in marmo dal naso dritto”

 

INFORMAZIONI UTILI

L’edificio liberty della Promotrice delle Belle Arti di Torino (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Foto e testo: Luca Zuccala

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Edgar Degas. Capolavori dal Musée d’Orsay
Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti, Via B. Crivelli 11 – Torino
Dal 18 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013
A cura di Xavier Rey
Orari:
Tutti i giorni: 10 – 19.30
Giovedì: 10 – 22.30
Chiuso il martedì
La biglietteria chiude un’ora prima
Orari festività:
Lunedì 24 e 31 dicembre: 10 – 14.30
Martedì 25 dicembre e 1° gennaio: 14.30 – 19.30
Informazioni: 011.5790095 (da lunedì al sabato dalle 8 alle 18.30)
Sito internet: www.mostradegas.it
Prezzi dei biglietti:
Intero 12 euro
Ridotto 9 euro
Gruppi 8 euro
Scuole 5 euro
Famiglia 24 euro
Bambini (sotto i 6 anni) gratuito
Catalogo: SKIRA

 

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