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Caravaggio, perplessità sulla scoperta dei 100 disegni

ecco l’articolo del Corriere della Sera del 6 luglio 2012

di Pierluigi Panza 

La sconcertante messe delle recenti attribuzioni non resistite al vaglio della fragile comunità scientifica impone più del tradizionale beneficio del dubbio al sorprendente annuncio dato ieri – tramite agenzia Ansa a tutto il mondo – del ritrovamento di un centinaio di disegni del giovane Caravaggio. Disegni che sarebbero stati identificati dagli «storici» Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli nel fondo del pittore Simone Peterzano custodito al Castello Sforzesco di Milano.

I disegni, e la relativa spiegazione dell’attribuzione, saranno pubblicati oggi in un ebook di 600 pagine dal titolo Giovane Caravaggio. Le cento opere ritrovate (pubblicato da Amazon). I disegni sarebbero riferibili ai primi passi del Merisi quando, adolescente, era allievo nella bottega del pittore Simone Peterzano (circa 1584-1588). I due studiosi, poco noti agli specialisti (anche se questo non vuol dire nulla), avrebbero anche stimato il valore delle opere fissandole a 700 milioni, «partendo – spiegano – dalle quotazioni d’asta per i disegni realizzati dei maestri del ‘500». Tra le carte del fondo ci sarebbe anche un biglietto di pugno di Caravaggio, sottoposto all’analisi della grafologa Anna Grasso Rossetti, che però ha «operato su materiale fotografico». Secondo i due, dei circa cento disegni rinvenuti nel fondo ben 83 «saranno ripresi più volte nelle opere della maturità, a dimostrazione che il giovane pittore partì da Milano con canoni, modelli e teste pronti per essere utilizzati nei dipinti romani». Ma questo confronto comparativistico (per altro ovvio anche se i disegni fossero di Peterzano) appare più una suggestione che altro, specie in assenza di documenti certi.

L’attribuzione, infatti, induce allo scetticismo per numerosi motivi: i disegni del fondo sono noti e sono stati visti da illustri studiosi (Maurizio Calvesi, Giulio Bora, Mina Gregori, Maria Teresa Fiorio) che non hanno mai tentato questa attribuzione; i due studiosi risulterebbero solo aver chiesto delle riproduzioni al Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco, ma non risultano assidui studiosi del fondo; attribuire disegni (molto frammentari e di provenienza diversa) è sempre arduo e, in genere, le attribuzioni si presentano ai convegni scientifici…

«Sono molto perplessa – dichiara Maria Teresa Fiorio, ex direttrice delle Raccolte d’arte del Castello, che ha custodito per anni il fondo -. Uno studioso serio non fa un ebook, studia i disegni e li pubblica nelle sedi appropriate. Essendo Peterzano il maestro di Caravaggio, il dubbio o speranza ce l’hanno tutti di trovare dei disegni del Merisi. E tutti quanti hanno passato il fondo si son sempre chiesti: possibile che ci sia qualcosa? Nessuno si era però mai permesso di dirlo. L’attribuzione non ha punti di appoggio, non ci sono disegni sicuri di Caravaggio. Come disegnava Leonardo era chiaro; per Caravaggio non ci sono confronti certi. Inoltre, un conto è un disegno giovanile e un conto un’opera tarda. Peraltro ci sono figure di Peterzano che ritroviamo in Caravaggio: c’è una Sibilla di Peterzano a Garegnano che ha la stessa posizione del Bacchino malato di Caravaggio. Il fondo è noto. Insomma, o siamo scemi tutti noi o non lo so. Io non li ho mai sentiti questi studiosi. Volevo persino fare una mostra con Giulia Bora, poi abbiamo rinunciato: chi avrebbe visto una mostra sui disegni di Peterzano?».

Stesse perplessità da Francesca Rossi, attuale responsabile del Gabinetto dei disegni del Castello. «Non conosco i due studiosi. C’è stato solo un contatto un anno fa per richieste fotografiche, ma in sala studio non li ho visti. Quelli del Peterzano sono studi di dettaglio, ci vorrebbe un documento per essere sicuri dell’attribuzione. Sono disegni generici, è impossibile essere certi. Non ha nessuna possibilità di verifica un’ipotesi del genere. Mi sembrano attribuzioni ambiziose e poco presentabili».

Cauto anche l’assessore alla cultura di Milano, l’architetto Stefano Boeri: «Saremmo felici se l’annuncio dell’attribuzione di un centinaio di disegni di proprietà del Comune di Milano risultasse fondato. Attiveremo le verifiche necessarie, coinvolgendo un selezionato gruppo di specialisti. Nel frattempo invitiamo tutti a una grande cautela, come è giusto in questi casi».

In generale gli studiosi appaiono più che scettici e qualcuno parla di «bufala».Il direttore del Castello Sforzesco, Claudio Salsi, parla di «metodo non criticamente fondato; suggestioni». Lo storico dell’arte Tomaso Montanari ironizza: «È chiaro che Caravaggio si porta dentro il tratto di Peterzano, di cui serberà sempre un ricordo. Ma sarebbe come prendere cento disegni di Verrocchio e attribuirli a Leonardo».

L’impressione – in attesa di vedere lo studio pubblicato– è che da alcuni anni ci sia una corsa ad attribuire opere ai maestri con più risonanza (Leonardo, Caravaggio, Bernini…) e che, a contrario, l’arte italiana meriterebbe maggior rispetto e cautela. Visto che, Costituzione alla mano, dovrebbe essere uno strumento educativo, non un passatempo salottiero o una palestra acrobatica. I disegni del Fondo Peterzano vennero acquisitati dal Comune di Milano nel 1924 dal patrimonio della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso. Sono 1.378 e dal 2011 è in corso un progetto di catalogazione da parte della Direzione Musei.
fonte: corriere.it 

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ecco il lancio Ansa del 5 luglio 2012

di Nicoletta Castagni, Ansa

MILANO – Per la storia dell’arte potrebbe essere una svolta storica. Si tratta di un centinaio di opere assolutamente inedite – disegni e alcuni dipinti – attribuite da un’equipe di studiosi ai ‘primi passi’ di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, quando, appena adolescente, era allievo nella bottega del pittore manierista Simone Peterzano, dal 1584 al 1588. Le opere, il cui valore stimato è di circa 700 milioni di euro, sono venute alla luce grazie a una lunga ed accurata ricerca svolta da un gruppo di esperti guidato da Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli, che hanno anticipato la notizia all’Ansa. L’indagine sarà da domani pubblicata da Amazon in due e-book di 600 pagine dal titolo Giovane Caravaggio. Le cento opere ritrovate.

LA PRODUZIONE DEL GIOVANE MAESTRO ERA SCONOSCIUTA. Attraverso un migliaio di immagini e puntuali confronti con i capolavori romani e napoletani del Merisi, le due pubblicazioni illustrano e ricostruiscono, in quattro lingue, la prima produzione artistica del genio lombardo, fino a oggi rimasta sconosciuta. Per due anni, gli studiosi hanno compiuto frequenti sopralluoghi nell’area di Caravaggio e nelle chiese milanesi e hanno letteralmente setacciato il Fondo Peterzano, custodito nel Castello Sforzesco (di proprietà del Comune di Milano) e contenente 1.378 disegni del maestro e degli allievi che lavoravano con lui.

IL CANONE DI CARAVAGGIO. ”Era impossibile che Caravaggio non avesse lasciato nessuna testimonianza della sua attività durata dal 1584 al 1588 presso la bottega di un pittore all’epoca famoso e ricercato” sostiene Bernardelli Curuz, direttore artistico della Fondazione Brescia Musei. E infatti ha messo a punto una rigorosa metodologia di indagine che ha permesso in primo luogo di individuare il canone geometrico che sottende le raffigurazioni del primo periodo romano, i volti di efebo fino al ‘Ragazzo morso dal ramarro’. ”Ogni pittore ne ha uno, come fosse una matrice stilistica”, sottolineano i due studiosi che quindi hanno proceduto a rintracciare quelle stesse proporzioni nei disegni di studio che ogni allievo aveva il compito di realizzare fino a impararli a memoria, declinandoli nelle più diverse fisionomie e posture. Dei circa cento disegni rinvenuti nel Fondo della Bottega di Peterzano, ben 83 ”saranno ripresi più volte nelle opere della maturità – sottolineano – a dimostrazione che il giovane pittore partì da Milano con canoni, modelli, teste di carattere e alcune possibili varianti stilistiche, pronti per essere utilizzati nei dipinti romani”. I due ricercatori hanno individuato il ”canone geometrico” dei volti anche in un dipinto di Simone Peterzano, il ”quadrone” nella chiesa milanese dei Santi Paolo e Barnaba in cui viene raffigurato ‘Il Miracolo dei santi Paolo e Barnaba a Listri’, eseguito dal maestro manierista nel 1573, ma considerato da Roberto Longhi ”fortemente precaravaggesco”. Qui un sospetto gruppo di ritratti giustificherebbe l’intuizione di Longhi, in quanto quei personaggi sarebbero stati, come lo stesso Caravaggio, ancora troppo giovani per apparire in tali ruoli e fogge.

IL BIGLIETTO DI PROTESTA. Le evidenti incongruenze temporali, e le diversità di stile, hanno portato gli studiosi a indagare quello che ritengono un rifacimento eseguito nel 1590 dal Merisi, probabilmente proposto dalla sua storica protettrice Costanza Sforza Colonna, benefattrice dei Barnabiti. In quello che potrebbe essere stato il suo primo lavoro in autonomia, emerge ”una cifra di assoluta originalità”, senza contare, sottolinea Bernardelli Curuz, che almeno nove di quei ritratti tornano nella sua successiva produzione. ”Come la raffigurazione di Carlo Bascapè, superiore generale dei Barnabiti e direttore spirituale di Costanza, che ha lo stesso volto di un personaggio dell”Ecce Homo’ o quello di Alessandro Sauli che riappare nell”Incredulità di San Tommaso”. Quella ”rapida e violenta modalità di stesura del segno” potrebbe infine essere la stessa che il giovane allievo infonde nelle brevi righe di un biglietto di protesta, anch’esso rinvenuto nel Fondo Peterzano, che ”mette in luce attriti e incomprensioni tra due temperamenti agli antipodi”. Il breve scritto è stato sottoposto (ma solo in foto) a perizia grafologica in un confronto con ricevute vergate da Caravaggio nel 1605-1606. Per l’esperta grafologa Anna Grasso Rossetti, consulente del tribunale di Brescia, i diversi biglietti sarebbero della stessa mano, quindi tutti autografi di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.

fonte: TG1, Ansa

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