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Terremoto Emilia 2012. Sfregio sussultorio. Il patrimonio culturale in agonia

VIAGGIO TRA LE MACERIE DELL’ARTE

MENTRE LA TERRA TREMA

Quel che resta della Chiesa Arcipetrale di San Felice sul Panaro
Quel che resta della Chiesa Arcipetrale di San Felice sul Panaro (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Leggi il Patrimonio Culturale ad un anno dal sisma Parte 1 di Luca Zuccala

Leggi il Patrimonio Culturale ad un anno dal sisma Parte 2 di Luca Zuccala

Tremano le terre emiliane. Le scosse si susseguono senza fine da dieci giorni, il patrimonio culturale vacilla. La pianura modenese preda degli spasmi della crosta terrestre. Sopra la calma bucolica dei campi agresti ricopre la fertile piana, sotto le faglie consumano la propria guerra intestina.

Un trapezio rovesciato di terra tagliato dal Secchia e dal Panaro quasi perfettamente isoscele delimitato dalle città di Modena, Bologna, Ferrara e Mantova in balia dell’indifferenza spietata della “Madre senza tempo”. Dal 20 maggio scorso una sequenza interminabile di oltre 600 scosse si è abbattuta inesorabile nel territorio emiliano incuneandosi nelle terre  dell’Oltrepò mantovano. 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Chiesa di Sant’Egidio Abate a Cavezzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

17 morti, quasi 400 feriti, 15000 sfollati e tutto un patrimonio culturale riflesso dell’eredità politica gonzaghesca frantumato dai sussulti del terremoto. Gli ultimi colpi d’assestamento del 29 maggio hanno inferto il colpo di grazia a tutto ciò che resisteva stoicamente in piedi.
Il famigerato sciame sismico potrebbe andare avanti giorni, mesi e forse anni. L’ultima pesante stangata tellurica inflitta in queste zone risale al 1570 e non diede tregua per i quattro anni a venire.

Si stima che 100 su 300 beni culturali delle zone colpite risultino lesionati in maniera totale o parziale.
L’Emilia è sfregiata, tutto il patrimonio della zona si regge su equilibri instabili. Patrimonio definito incautamente “minore”, una concezione obsoleta frutto di una visione catalogante ottocentesca che suddivideva beni inferiori e superiori nello spirito positivista del tempo. 
Le opere del Seicento emiliano piuttosto che i castelli costruiti dall’ingegner-architetto Bartolino da Novara non possono considerarsi tali. La chiesa di San Silvestro di Nonantola che s’erge sull’antico complesso abbaziale è gloriosa testimonianza di fede e arte nonchè insigne esempio di architettura ecclesiastica medievale. Fondata nel 752 e restaurata nel 1117 a seguito proprio di un violento terremoto che rovinò l’abitato divenne un centro di cultura monastica di primaria importanza. Data la sua rilevanza storico sociale è abbatia nullius cioè equiparata alla diocesi. Ora l’intero complesso benedettino è chiuso e l’area è inaccessibile per la caduta di calcinacci sul sagrato. Per fortuna non si tratta di danni rilevanti.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Sussulti di fede (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Tra una scossa e l’altra è nata la “clinica dell’arte ferita” nelle sale del Palazzo Ducale di Sassuolo sotto la supervisione della Soprintendenza con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio culturale e identitario del territorio. Qui ci si prenderà cura di stucchi, fregi, sculture, pale d’altare e tutti quei manufatti artistici colpiti dal terremoto. Riposeranno temporaneamente dipinti del Guercino, Guido Reni, Crespi, Scarsellino.

Avia Pervia” è il motto riportato sullo scudo araldico del comune di Modena: “Rendiamo facili le cose difficili“.

Si riparte insieme da quella altissima qualità propria dell’essere umano, la “dignità dell’uomo” mirabilmente espressa nella celebre oratoria umanistica proprio dal più illustre cittadino di queste terre, Giovanni Pico della Mirandola.


(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Centro storico di Carpi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Verso Piazza dei Martiri, Carpi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Carpi.

Silenzio, un immenso silenzio. Qualche sirena, le abitazioni son chiuse, le saracinesche abbassate, rimangono aperte solo le porte delle case come vie di fuga. L’atmosfera è spettrale, il clima surreale, il cinguettio delle rondini che volteggiano impazzite lacera l’opprimente tensione.
Le strade sono inagibili, i palazzi storici sono lesionati, le vie disseminate di comignoli e cornicioni infranti a terra.
Piazza dei Martiri, centro della città rinascimentale, deserta. Un quadro metafisico: la piazza senza tempo di De Chirico, un palcoscenico teatrale senza emozioni.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Piazza dei Martiri, Carpi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Piazza dei Martiri, Carpi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Piazza dei Martiri, Carpi (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Il portico lungo dalle 52 arcate adorne di terracotte perde pezzi, le gru abbatono i camini pericolanti, il neoclassico Teatro comunale ha subito lievi danni, il Castello, dimora dei Pio per tre secoli, è crepato all’esterno, idem per il Torrione di Galasso Pio del XV secolo.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Castello e Teatro comunale di Carpi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Crepe nel Castello dei Pio (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

La barocca Cattedrale di S. Maria Assunta che conclude la prospettiva della piazza ha subito danni nelle navate interne ed è crollato il crocifisso dell’altare. In un primo tempo si è temuto il peggio. Al suo interno conserva tele seicentesche di Scuola emiliana, la facciata è intatta, la cupola settecentesca di Carlo Lugli invece è danneggiata con una spietata crepa a smile che irride la scena.

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Cupola lesionata “a smile” della Cattedrale, Carpi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Facciata della Cattedrale intatta, Carpi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Centro storico di Carpi interdetto (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Mirandola.

D’impronta medievale, anche la piccola capitale dello stato dei Pico (famiglia proprio di quel Giovanni Pico, “Fenice degli ingegni” dell’Accademia Neoplatonica) è chiusa completamente per l’instabilità e la messa in sicurezza delle costruzioni. La maggior parte del patrimonio artistico è stato colpito a morte. Del Duomo fatto costruire nel 1447 è rimasta solo una parte della facciata neogotica rifacimento ottocentesco, il presbiterio è collassato e ha travolto l’affresco dell’arco trionfale. San Francesco, chiesa di forme gotiche ricostruita nel Quattrocento per adibirla a pantheon dei Pico, è devastata, la facciata si è affossata ed è altamente instabile. Al suo interno custodisce le prestigiose arche marmoree dei Pico risalenti al XV secolo. Sembra apparentemente stabile e poco lesionata la Reggia dei Pico, castello-cittadella fortificata e simbolo militare della casata emiliana, costruita a partire dal XIII secolo e decentrata rispetto al resto del patrimonio.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Mirandola dalle transenne (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Mirandola dalle transenne (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Castello dei Pico (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Castello dei Pico (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Castello dei Pico (3) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Cupola crepata, Mirandola (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

San Felice sul Panaro.

Desolante la scena che si presenta a San Felice: la quadrangolare Rocca Estense riadattata da Bartolino da Novara agli inizi del Quattrocento per Obizzo d’Este sta cedendo pian piano, una lenta agonia ripresa da decine di telecamere sul posto pronte a cogliere il fatidico istante, basterebbe una scossa di media intensità per farla venir giù del tutto fanno sapere. Sono collassate le torrette angolari minori, manca all’appello solamente il mastio principale profondamente crepato. Non è un castello qualunque, l’architetto – Bartolino da Novara – è tra i più importanti costruttori di fortezze rinascimentali d’area padana, è artefice del Castello Estense di Ferrara, della Rocca ora crollata di Finale Emilia. Progettò inoltre il gonzaghesco Castello di Mantova e lavorò per i Visconti e i Medici.
Ci son voluti trent’anni per restaurarlo e nell’annus horribilis 2012 in quattro mesi ha dovuto sopportare la grande nevicata di febbraio e le scariche ripetute del terremoto di maggio. Quasi un colpo di grazia per la struttura che ospita la Biblioteca comunale con importanti volumi sei-settecenteschi e il piccolo Museo Archeologico. “Qua è conservato l’intero patrimonio del paese che non può essere perso” spiega l’architetto sanfeliciano Davide Calanca.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Rocca Estense, San Felice sul Panaro (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Rocca Estense, San Felice sul Panaro (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

La Torre dell’Orologio del 1594, uno dei punti di riferimento della comunità, si è sbriciolata su sè stessa. Restaurata nel 2008 svettava sul paese col suo colore rossastro scandendo le ore della giornata. Non è rimasto più nulla. Il Teatro Comunale, integro all’esterno, è imploso all’interno.

La finesettecentesca Chiesa Arcipetrale in pieno centro storico è ridotta ad un cumulo di macerie. La facciata completamente rifatta nel 1895 è devastata, all’interno si trovano pregevoli testimonianze artistiche come il preziosissimo trittico su tavola lignea dipinto nel Cinquecento dal carpigiano Bernardino Loschi e il ligneo crocifisso gotico con membra articolate donato dalla famiglia Pio nel Settecento entrambi miracolosamente salvi.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Quel che resta della Chiesa Arcipetrale, San Felice sul Panaro (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Drone sorvola la Chiesa Arcipetrale (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Finale Emilia.

Epicentro della scossa del 20 maggio ha subito ingenti perdite ai propri beni storico-artistici. Il centro è completamente interdetto. La maggior parte degli edifici anche qua risulta seriamente danneggiata. La Torre dei Modenesi o dell’Orologio del 1212 e rifatta nel XV secolo, divenuta uno degli emblemi dello sfascio del sisma, è definitivamente crollata, si proverà a recuperarne la campana di San Zenone sepolta tra le macerie, vecchia di oltre 300 anni.

Letteralmente scomparso l’intero mastio della Rocca Estense risalente al 1402 eretta su fortificazioni medievali a guardia del Panaro sempre da Bartolino da Novara. Gravi danni alla chiesa di S.Bartolomeo, detta “della Buona Morte”, e alla barocca S.S. Rosario con navata unica fastosamente decorata a stucchi tardoseicenteschi. Crollati il timpano e la navata del Duomo, danneggiati il Palazzo del Municipio che conserva una Madonna col Bambino dello Scarsellino che non ha subito danni e la chiesa di S.Agostino, o del Seminario, con all’interno una Madonna e S.Lorenzo del Guercino fortunatamente intatta che sarà trasferita temporaneamente nella “clinica dell’arte ferita” di Sassuolo.

Pieve di Cento.

Se ne parla poco ma il paese di Pieve di Cento, dalla struttura urbanistica medievale a vie simmetriche porticate, è stato duramente colpito dal sisma. Buona parte del borgo è stato chiuso. La collegiata di S.Maria Maggiore, antica pieve ricostruita nella prima metà del Settecento, è scoperchiata. Decapitata di netto la cupola. I danni sono gravissimi se si pensa che la chiesa conserva opere come l’Assunta di Guido Reni nell’abside, una Madonna col Bambino di Francesco Gessi e sul primo altare a sinistra un’Annunciata del Guercino, per citare le maggiori, che però sembra non abbian subito danni.

Camurana. (frazione di Medolla – MO)

La chiesa di Camurana intitolata a San Luca Evangelista, una delle più antiche della Bassa modenese (donata da Carlo Magno nel 776 alla Badia di Nonantola) anche se ora si presenta in forme finesettecentesche, è pesantemente mutilata. Metà campanile è crollato, Sventrate la facciata e la prima parte di navata. All’interno si trova un notevole organo costruito nel 1723 da Domenico Traeri.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Chiesa di Camurana (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

Chiesa di Camurana (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Chiesa di Camurana (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Chiesa di Camurana, sullo sfondo il campanile (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Santa Maria di Rivara. (Rivara, frazione di San Felice sul Panaro – MO)

Chiesa Seicentesca presso la frazione di Rivara (nota per l’impianto di stoccaggio del gas che doveva nascere proprio qui a 8 km dall’epicentro della prima violenta scossa) risulta gravemente danneggiata, il timpano della facciata è stato “vomitato” all’esterno e ha ceduto parte del soffitto di legno a cassettoni. Il campanile di recente restauro non ha una crepa. Al suo interno la chiesa conserva numerosi tesori tra cui diverse opere della Scuola del Guercino e soprattutto uno dei più importanti organi del modenese che spiega il Professor Rebecchi “aspetta solo di essere salvato o almeno protetto dalla pioggia che potrebbe danneggiarlo irrimediabilmente”. Si conservano le navate laterali.

 

Incredibile la torsione delle colonne del muro di cinta fuori dal complesso. Il terremoto almeno ha scongiurato definitivamente la nascita del deposito di gas.

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Santa Maria di Rivara (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Santa Maria di Rivara (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Medolla. (MO)

Il paese che diede i natali al letterato Alessandro Tassoni, autore della “Secchia rapita”, è un altro dei centri maggiormente colpiti. Riedificata “sin quasi dai fondamenti” nel Settecento, la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Senesio e Teopompo – spiega la Protezione Civile – è a serio rischio di crolli sul versante absidale. Si son sbriciolati frammenti architettonici della facciata, tutta l’area è transennata per il pericolo di ulteriori cedimenti.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Parrocchiale di Medolla (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Cavezzo. (MO)

Uno dei paesi più colpiti dal terremoto, l’80 per cento degli edifici è inagibile. Riedificata agli inizi del Novecento su progetto di Giacomo Masi in forme eclettiche neorinascimentali la chiesa di Sant’Egidio Abate è scoperchiata completamente, resistono la facciata ad arco trionfale e la parte absidale, la guglia della torre campanaria del 1781 è stata mozzata. 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Centro storico di Cavezzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)


(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Chiesa di Sant’Egidio Abate, Cavezzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)


(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Campanile mozzato della chiesa di S.Egidio Abate, Cavezzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
“Riflettori” su Cavezzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Edificio lesionato, Cavezzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)


Crepe, crolli e lesioni si sono verificati nella maggior parte dei monumenti dei territori colpiti che risultano pericolanti e inaccessibili, nella provincia di Modena in particolare come in quelle di Bologna, Reggio Emilia, Ferrara e Mantova.

I danni sono di diversa intensità, dalla caduta di calcinacci fino al crollo integrale di parti di edifici.

In maniera minore anche Modena (inagibile la Galleria Estense, caduta di calinacci presso chiese e palazzi storici, crollo di una parte di cemento della facciata della Chiesa del Voto, chiuso il Tempio monumentale), Bologna (crolli in diversi palazzi storici, la Ghirlandina si è inclinata di pochi millimetri, crepata la cupola del Santuario della Madonna di San Luca), Padova (crollo di intonaco nella Basilica di sant’Antonio, caduta di frammenti nella cattedrale del Duomo e nella Basilica di Santa Giustina, caduta di calcinacci da Palazzo della Ragione), Mantova (sottile lesione nella Camera degli Sposi del Mantegna nel Castello di San Giorgio, crollo del cupolino di Santa Barbara), Venezia (crollo di una statua nei giardini Papadopoli) e Ferrara più delle altre (il Ministero ha disposto la chiusura dei tre musei statali oltre a chiese, monumenti e biblioteche colpite dal sisma, chiusura anticipata per la mostra “Sorolla. Giardini di luce” a Palazzo Diamanti che ha riportato lesioni, il Castello Estense ha subito danni, la torretta Leoni ha subito un piccolo crollo).

Senza dimenticare il collasso criminale dei capannoni della vergogna, le abitazioni distrutte che sono per lo più quelle costruite tra il 1955 e il 1960 senza Piano Regolatore e l’infinita quantità di danni materiali e psicologici che si porta dietro il terremoto. Perchè fino al 2008 questa zona d’Emilia era considerata dagli esperti scienziati e sismologi a livello sismico zero.

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Case crepate (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Capannoni distrutti (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Fenomeno dei vulcanelli post-sisma (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Fenomeno dei vulcanelli post-sisma (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

 

(Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Strada per Mirandola (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Foto e Testo: Luca Zuccala © ArtsLife

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5 Commenti

  • gran bel servizio! grazie!

  • Grazie, Luca. Non c’è un regalo più alto di questo. Torneremo e torneremo ancora.

  • il reportage è molto ben fatto,complimenti.
    l’ultima foto fa già parte della zona artigianale di Rovereto sulla secchia…in particolare quella curva per i nativi della zona viene chiamata “pilastrino” o ” bottegehe di ferrari”.
    A cavezzo mancano le foto che riportano lo schiaciamento impressionante della palazzina dove era ubicato pacchioni,noto negozio di abbiagliamento da cerimonia e non solo.
    Ad ogni modo bravi! Mi rammarrica solo vedere che per l’ennesima volta Rovereto sulla secchia è stato dimenticato…

    • altro dettaglio….mortizzuolo?è una frazione di Mirandola,mi è giunta voce(da verificare) che là la protezione civile non è arrivata.Nessuno riporta notizie fedeli e precise…perchè?Certo il territorio è vasto…capisco…però è un altra piccola realtà che non viene considerata!

  • Meraviglia di servizio artslife! ! !

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