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Intervista a Luca Beatrice

Che l’artista sia un personaggio eccentrico e dall’indole originale fa parte della Storia, ma che il suo stesso modus vivendi diventi la componente principale del suo operato è una necessità con cui ormai i maestri del Duemila devono necessariamente confrontarsi “per sopravvivere allo strapotere dei media”. Questa, in estrema sintesi, la tesi di Luca Beatrice, il critico d’arte (Torino, 1961), docente all’Accademia Albertina di Torino, e autore di “Pop. L’invenzione dell’artista come star. Dalì, Warhol, Basquiat, Koons, Hirst, Cattelan” (Rizzoli, Trebaseleghe, Pd, 2012, 195 pp), il suo ultimo libro. Attraverso l’analisi delle vite dei personaggi scelti, Beatrice spiega in modo chiaro e frizzante come sia cambiato il ruolo e le stesse ambizioni degli artisti di oggi: dichiarazioni a effetto, matrimoni strategici, eventi fashon, anche rischiosi, fino a morti che rimarranno nella storia del gossip oltre che in quella dell’arte.

 

 

L’artista come star. Alla base c’è il fenomeno e non l’opera. Cosa secondo te ha generato questo punto di arrivo?

Non credo che nell’arte si possa parlare di punti d’arrivo, semmai di fenomeni legati alle necessità del tempo in cui si vive. Sicuramente oggi non basta essere bravi artisti ma bisogna essere personaggi, costruire, quindi, un rapporto con i media, con il denaro, con il mondo della comunicazione e le sue continue evoluzioni.

L’opera d’arte in cosa si trasforma? cosa si compra? nascono anche nuovi generi artistici e nuovi tipi di opere d’arte, essendo cambiata la concezione dell’artista?

Quello che cambia non è l’opera d’arte ma il modo in cui viene percepita dal pubblico. Certo è che nel caso degli artisti star è più difficile scinderla dalla loro personalità: in qualche modo l’opera diventa l’artista e viceversa.

Oltre a Dalì, Warhol, Basquiat, Koons, Hirst e Cattelan quali altri artisti avresti voluto includere e hai escluso magari all’ultimo da questo tuo studio?

Duchamp è stato sicuramente il primo artista a usare la sua forte personalità per comunicare messaggi inediti. Picasso avrebbe meritato certo un capitolo, anche se il suo rapporto con i media non era altrettanto forte come nel caso di Dalì. La mia è stata una scelta legata a una questione temporale, ho voluto dedicare più spazio ai personaggi che hanno operato recentemente.

Nessuna donna. Perché? eppure se penso ad esempio alla Beecroft e a Marina Abramovic credo che, anzi, la donna sia quasi portata a crearsi un’identità pop molto definita per essere notata.

E’ da poco tempo che le donne hanno ottenuto il grande successo nelle arti visive. Per quanto sia un’artista di indubbio valore Vanessa Beecroft non può certo essere paragonata a mostri sacri dell’arte come quelli dei quali ho scritto. Per quanto riguarda Marina Abramovic fatico a vederla inserita in un’ottica POP. Non esiste un’artista donna paragonabile a Lady Gaga.

Che ruolo ha l’economia nel permettere l’esistenza dell’artista come star?

In momenti di crisi economica l’arte può essere vista come una nuova forma di investimento. Chi investe in essa, allora, non è più solo il collezionista-conoscitore-appassionato di arte. E’ necessario, quindi, che le opere proposte siano subito riconoscibili come oggetti di valore, e questo è possibile solo vedendole come prodotti di marca, dove il brand diventa il nome dell’artista che le ha realizzate.

Come si evolverà la figura dell’artista nel prossimo futuro, visti anche i tempi di crisi in Occidente? il mercato, e quindi le idee degli artisti, si sono già spostate prevalentemente in Cina e in Oriente?

La figura dell’artista si è già evoluta diventando un “prodotto” globalizzato e rivendibile in tutto il mondo: come le star del rock. Così il mercato dell’arte ha già raggiunto nuove frontiere: la Cina o il Messico e Dubai dove vengono organizzate importanti fiere.

Di questa “Società dello spettacolo” (Guy Debord) fanno parte anche i critici d’arte? penso alle affermazioni e, forse ancora di più, gli atteggiamenti spesso provocatori ad esempio di Sgarbi. Oppure, senza arrivare agli estremi, penso al “marchio” che può dare ad un critico la scoperta di qualche idea, come la Transavanguardia per quanto riguarda Bonito Oliva, o te per questo ultimo tuo libro. Insomma, ci sono anche i “critici pop”?

Ci sono stati. Si tratta di personaggi dalla forte personalità che nel tempo hanno saputo dare vita a movimenti artistici di successo come Celant per l’Arte Povera o, soprattutto, ABO per la Transavanguardia: famosa il numero di Frigidaire dove posò nudo. Certo, il nostro lavoro resta nel “backstage”: raggiungere un pubblico ampio e conquistarlo è più facile per gli artisti che stanno sul “palco”. Per fare un paragone nella musica basti pensare a Malcolm McLaren che era stata la vera anima dei Sex Pistols.

Quando Sgarbi ha diretto l’ultimo Padiglione Italia in Biennale, in conferenza si era lamentato contro l’invasione nel mondo dell’arte delle case di moda (Prada, per citarne una). Tu cosa ne pensi?

Dal mio punto di vista il rapporto arte – moda è fecondo e interessante, e non solo dal punto di vista economico.

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  • Un aggiornamento utile per Luca Beatrice che stimo molto per la lucidità di spiegare al grande pubblico l’arte contemporanea :

    5. Uscire dalla crisi mondiale con The Opera

    Pubblicato il 27/05/2012 | da Stefano Armellin

    Nuova pubblicazione on line per il volto del Mondo e la Croce in formato TripWow in 40 puntate con termine il 25 giugno 2012

    Henri (Direttore del Louvre), sto pubblicando su http://armellin.blogspot.com la composizione : il volto del Mondo e la Croce in formato TripWow con 50 pezzi a puntata, perciò saranno quaranta le puntate on line, per un totale di 2013 pezzi. Ti parlo sempre della maggiore innovazione dell’arte contemporanea internazionale. Vado incontro al pubblico ed al suo desiderio di raggiungere una migliore fruizione delle opere. In attesa di raccogliere i primi due miliardi di utenti, sperimento le soluzioni più adatte. Cambia la presentazione di un’opera e cambia la sua percezione pur restando il contenuto lo stesso. Ops! Non dirmi che è come cambiare vestito dirai tu, Henri. Non precisamente, qui lavoriamo sulla percezione; prova a tornare la seconda volta nella stessa mostra dove tutto è rimasto identico, e noterai cose nuove. Cosa succede realmente nella mente dell’osservatore quando si trova d’innanzi ad un’opera d’arte ? perché certe opere ci colpiscono di più ed altre di meno ? cosa determina realmente il successo di una mostra ? quanto siamo influenzati dalla presenza o assenza di altri visitatori ; il numero fa davvero il successo ? la mostra virtuale sta diventando superiore a quella fisica ? Henri, le grandi cose, quelle vere, che tengono a distanza i giochetti dei ciarlatani e imbonitori d’ogni specie, ecco, le grandi cose capaci di trasformare il Mondo, accadono quando le volontà delle persone spinte al massimo delle loro capacità, si fermano un attimo per vedere quel che accade realmente in questo avvicinarsi d’intenti. E gli stessi artisti devono farsi da parte se vogliono davvero che sia la Grande Mostra ad eccellere per il Bene Comune. Contano di più le opere quando gli artisti fanno seriamente autocritica. Henri, lo sai bene come lo sanno tutti i veri Direttori di Museo : al limite estremo della decisione, cioè del dividere chi va in scena da chi resta fuori (e può restare fuori per sempre), nessuna delle parti in causa è responsabile più di tanto. Al massimo livello dell’evento decisivo, la decisione non appartiene più a nessuno, regna sovrana, quasi ridendo di tutti gli attori in gioco, essa si manifesta e si svolge da sè. Ma è a questo livello che trovi l’Arte nella sua forma più alta, è a questo livello che conta solo la legge del Capolavoro; il brusio del grande pubblico non passa nemmeno in sottofondo, tutto tace. I visitatori entrano nel Grande Silenzio.
    Molte volte mi sono chiesto chi guida le cose del Mondo e camminavo a lungo nella natura per capire il mio cuore, per pensare con la Vita Divina il disegno di un sentimento destinato ad accompagnarmi per sempre. Perciò lungo l’arco della mia esistenza ho modellato la mia anima con l’arco delle Alpi per non dimenticare quella linea sospesa fra Cielo e Terra che mi ha portato alle Tre Cime di Lavaredo. Lassù Henri, non sono arrivato, ma da lassù sono partito. Da solo.Ecco, questa mostra on line è anche il risultato di quel cammino e del dialogo permanente con Dio.

    Stefano Armellin
    http://armellin.blogspot.com
    (5.Continua)

    Pompei, Domenica di Pentecoste, 27 maggio 2012 e 31 maggio 2012

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