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I DUELLANTI

Come nel famoso film di Ridley Scott i cui protagonisti si sfidano lungo tutto l’arco dell’esistenza, così i nostri ABO e Germano Celant, un poco imbolsiti ma pugnacissimi, si sfidano a colpi di mostre.

Dopo le celebrazioni dell’Arte Povera è Infatti l’ora della Trasanvanguardia che, per non essere da meno, si fa rappresentare da ben 6 mostre: la principale, “La Trasanvanguardia italiana”, inaugura il 24 novembre al Palazzo Reale di Milano; seguono cinque personali per i protagonisti del movimento, Sandro Chia al Foro Boario di Modena il 9 dicembre, il giorno successivo Nicola De Maria al centro Pecci di Prato e il 17 dicembre Enzo Cucchi al Marca di Catanzaro. Si sconfina nel 2012 con Mimmo Paladino a Roma e Francesco Clemente a Palermo.

Nonostante l’apparente fair play i nostri duellanti non si amano affatto, essendo l’uno l’opposto dell’altro. Germano Celant e l’Arte Povera rappresentano la cellula rivoluzionaria armata di ideologico e moralistico furore, lucidamente organizzata, riunita come un collettivo intorno al suo critico e a quello straordinario ariete di sfondamento costituito dalla galleria Stein.

ABO e la Trasanvanguardia, un ingovernabile aggregato di forti personalità l’una contro l’altra armata, incarnano quella straordinaria stagione di liberazione dalla plumbea e oppressiva cappa degli anni di piombo che va sotto il nome di edonismo reaganiano. Gli anni in cui si buttano alle ortiche tutti i moralismi del politichese e si torna a ballare con John Travolta e la Febbre del sabato sera, si inaugura l’evo postmoderno che ci libera dalla dittatura dell’avanguardia per traghettarci appunto nell’era della tras-anvanguardia, dal positivistico senso evoluzionistico della storia al purgatorio dell’infinto tempo presente della fine della storia, dal concettualismo aniconico alla riscoperta della pittura. E’ il tempo del made in Italy, del trionfo dei nostri stilisti che dettano legge in tutto il mondo, come del resto è accaduto ai nostri Jackson Five che invadevano letteralmente tutti i musei, le fiere e le gallerie più cool del pianeta; è il tempo anche nel quale prende forma il mercato dell’arte come ora noi lo conosciamo poiché fino ad allora, per lo meno in Europa, quasi non esisteva, appannaggio di una ristretta elite di collezionisti e di pazzoidi appassionati.

Ecco la fotografia di un grandioso successo e, anche se molto tempo è trascorso, ci si ripropone la domanda: “Cosa resterà di questi anni ottanta?” il quesito meriterebbe un articolata risposta che supera i limiti di questa rubrica. La prossima volta. Certo che ritrovarsi i Pauperisti in splendida salute culturale e mercantile e gli inventori dell’edonismo individualista acciaccati commercialmente e inventivamente spompati, ci rimanda ai paradossi che il postmoderno evo ci confeziona. Ecco la nemesi che ha colpito la Trasanvanguardia, la stessa che affligge il naufragato occidente nostro, divenuto patria di un socialismo della democrazia, mentre l’oriente si è trasformato in una dittatura del capitalismo. Qui non si capisce più nulla Signora mia!

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