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Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli (1608-1624)

23 settembre 2011 – 8 gennaio 2012, Museo nazionale di Capodimonte, Napoli 

di Francesca Vittorio

Dopo il notevole successo riscosso al Prado, approda al Museo nazionale di Capodimonte, a Napoli, la mostra monografica sul giovane Jusepe de Ribera. Inaugurata il 23 Settembre 2011, la mostra, curata da Nicola Spinosa, offre al visitatore una panoramica relativamente nuova nella produzione dello Spagnoletto, concentrandosi sugli anni giovanili (1608-1624) lungo un affascinante intreccio tra l’espansione del suo linguaggio pittorico e la geografia dell’itinerario in Italia: tra Roma, Parma e la sistemazione definitiva a Napoli intorno al 1616. Oltre ad alcuni dipinti della collezione permanente del Polo museale, la rassegna ospita circa quaranta tele provenienti da gallerie nazionali e collezioni private, italiane e straniere, alcune delle quali non presenti nella tappa madrilena.

Interessante l’allestimento: lo spazio espositivo si articola su tre sezioni corrispondenti a tre fasi cronologico/geografiche della produzione del pittore, suggestivamente dominati dal  Calvario (1617-1618, Osuna), centrale, che, sia per datazione che criteri stilistici, concentra ed esemplifica l’intera ars operandi del Maestro nel periodo su cui l’esposizione pone l’accento.

L’impatto di questa scelta sul visitatore, è notevole: accolto dalla fine recrudescenza del Cristo che volge al cielo uno sguardo rassegnato ma consapevole, mentre l’inevitabilità di un epilogo già scritto si snoda lungo la scala cromatica della Croce. Rosso. Rosso sanguigno che accende le schegge, la veste di Maria, il terriccio rarefatto. L’ineffabile trionfo espressivo dello scontro tra linee estremamente delicate e lo struggimento degli occhi, forte, palpabile.  Scopriamo un Ribera che curva verso la maturazione artistica e l’apice delle sue scelte compositive.

Di quegli anni e della produzione romana dell’artista si conosceva ben poco; perdute una serie di opere dipinte a Parma tra il 1609 e il 1611, dobbiamo a recenti attribuzioni la possibilità di approfondirne la parabola ascendente. In effetti è proprio a Roma, dove giunge da Valencia nel 1608, che Ribera tesse le linee direttrici della propria arte e acquisisce rapidamente il favore della critica e di colleghi come Ludovico Carracci, grazie a commissionamenti prestigiosi da cui scaturirà la nota serie dei mezzibusti di santi, apostoli e filosofi dell’antichità, ma anche ritratti di mendicanti, figure strappate al quotidiano.

Parliamo di un caravaggismo “d’avanguardia”. L’esposizione documenta che il naturalismo riberiano s’inseriva nel solco tracciato dal maestro lombardo prima ancora che i suoi contemporanei ne assorbissero l’eco, complici probabilmente i contatti frequenti con l’ambiente partenopeo suggellati dal matrimonio con la figlia del suo mentore, il pittore Giovanni Bernardino Azzolino. Naturalismo aspro, a tratti più intenso del Caravaggio stesso: il giovane Ribera sceglie soggetti persino meno convenzionali, ne inasprisce i tratti somatici, nelle pieghe dell’epidermide ne esaspera le convulsioni emotive.

Sembra già di scorgere le inconfondibili personalizzazioni stilistiche della piena maturità. Nella Negazione di San Pietro (1615-1616, roma^galleria nazionale d’arte antica di palazzo corsini) e ne La Madonna col Bambino che consegna la Regola a san Bruno (1624, Gemäldegalerie di Berlino) l’impianto compositivo è turbato dalla resa prospettica di un personaggio che volge lo sguardo all’osservatore, con algido distacco. Un classico riberiano che ritroviamo anche nel Sileno Ebbro (post 1624, collezione permanente di Capodimonte, non incluso nella mostRa ) e che testimonia la beffarda abitudine del Maestro di coinvolgere talora lo spettatore nel suo complesso, trascinandolo nella cornice con tutta l’anima e imponendo la piena partecipazione emotiva alla rappresentazione.

Perché origina dal vero e volge al vero, vero Verismo.

E’ questo che la Mostra intende evidenziare, la sequenza di dipinti ci accompagna lungo la genesi artistica di uno dei maggiori pittori del seicento partenopeo. Qui, la parola chiave è crescita. Crescita evidente nell’intensificarsi delle reazioni espressive dei soggetti piuttosto che nel rigore dei dettagli. Crescita che culmina in pietre miliari della pittura barocca come il Democritus (1615-1618) ma soprattutto nel Sant’Andrea in preghiera (1615-1618, quadreria dei Girolamini), in cui le rigide nervature dell’avambraccio straripano dal chiaroscuro e con incredibile magniloquenza stacciano l’intensità dell’orazione in cui è assorto il santo. La pennellata è pastosa ma educata in ogni singola increspatura del volto. Una mostra di inestimabile valore storico e culturale; per appassionati, appassionaNti e professionisti.
In corso fino all’8 Gennaio 2012.
 

 

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INFORMAZIONI UTILI:
Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli 1608-1624
23/09/2011 – 08/01/2012
Museo di Capodimonte
Orario: ore 10.00 – 19.30 (la biglietteria chiude alle 19,00) / chiuso mercoledì
Ingresso: intero € 8,00; ridotto € 4,00
ridotto gruppi* € 6,00 (min. 20‐max 30 persone);
ridotto gruppi scuole* € 3,00 (max 30 alunni);
sito www.polomusealenapoli.beniculturali.it

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