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Miguel Barcelò e il grande sogno della pittura

Miguel Barcelò è l’artista che la Spagna ha scelto come suo rappresentante alla 53a edizione della Biennale di Venezia, in corso fino al prossimo 22 novembre. Mare e paesaggi africani, temi tradizionalmente cari all’artista di Maiorca, predominano nelle tele di grande formato raccolte nel padiglione spagnolo. Artista peregrino, ha lavorato in molti paesi, divedendosi tra Maiorca, Francia e Africa. La mostra, dal titolo essenziale “Miguel Barcelò”, è curata da Enrique Juncosa e presenta una ventina di opere dal 2000 ad oggi ed è forse la mostra più bella all’interno della Biennale di quest’anno. Alle grandi tele colorate della prima sala, si affiancano grandi quadri quasi bianchi che rappresentano la schiuma del mare.
Sono opere astratte nelle quali la pittura è molto corposa. Sono create dall’accostamento di una sorta di “coni di colore” che, ricorrendo all’immaginazione, fanno pensare a crateri lunari o piccole stalattiti che rendono il quadro vivo e movimentato.

 
Presenti anche le ceramiche, molto care all’artista che, come lui stesso ha sottolineato,  sono “opere moderne fatte col materiale più antico che ci sia”. La lavorazione della ceramica ha un ruolo importante nel lavoro di Barcelò. Un’opera monumentale realizzata grazie a questo mezzo espressivo è la spettacolare “Cappella di san Pere” nella cattedrale di Palma de Maiorca, per la quale ha creato un suggestivo rivestimento ad alto rilievo di circa 300 mq.

Il suo primo viaggio in Africa, risale alla fine degli anni Ottanta. I paesaggi unici del Mali, i deserti, le rocce, gli orizzonti lontani hanno lasciato il segno: si ritrovano nelle tele che, in modo quasi stilizzato, propongono figurine nere, animali e oggetti, raffigurati fermi o in movimento, come ad esmpio un gruppo di uomini su canoe, che forse, partono per la caccia o per risalire il fiume… Anche la serie dei gorilla solitari ha un suo posto.

 

Collegate ai dipinti degli anni Novanta che raffiguravano il gorilla albino che si è spento qualche tempo fa nello zoo di Barcellona, queste tele sono per Barcelò una sorta di autoritratto: la solitudine dell’artista e del pittore in un’epoca in cui la pittura sembra essere stata messa da parte per altri mezzi espressivi.
Infine, un’intera sala è dedicata all’artista e scrittore francese François Augierás (1925-1971). Può sembrare strano che sia stato dato molto spazio a questo pittore non spagnolo, ma nelle sue opere di piccolo formato che raffigurano scene di vita quotidiana africana, Barceló ha sentito un’attinenza che lo ha spinto a voler far conoscere a un pubblico più vasto questo artista meno noto.
 
Per saperne di più sull’artista:

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