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Dal gender al fallimento. Tris d’assi alla GAMeC di Bergamo. Oscar Giaconia, Jacopo Miliani e Driant Zeneli inaugurano la nuova stagione espositiva

Matyouz, performer parigino di Vogueing (Jacopo Miliani, TEOREMA, TEOREMA, TEOREMA)

La nuova stagione espositiva della GAMeC di Bergamo inaugura con un trittico di giovani talenti: i protagonisti sono Oscar Giaconia (Milano, 1978), Jacopo Miliani (Firenze, 1979) e Driant Zeneli (Shkoder, Albania, 1973). Le tre personali, seguite da due altrettanto giovani curatrici Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni, saranno fruibili dal 17 gennaio al 24 febbraio 2019. Le nuove generazioni sono dunque al centro delle iniziative attraverso cui l’istituzione bergamasca promuove l’arte contemporanea, sia su territorio italiano che mediante collaborazioni internazionali. Oscar Giaconia e Driant Zeneli, per esempio, sono alla loro prima apparizione in un museo pubblico, mentre Jacopo Miliani è stato individuato dalle curatrici nell’ambito della rassegna Artists’ Film International, il network internazionale dedicato alla video arte, con cui la GAMeC di Bergamo collabora da diverse edizioni. Le tematiche trattate sono diverse e scaturiscono da tre differenti approcci al medium artistico, dalla pittura di genere alla performance, ma si raccolgono comunque entro un orizzonte strettamente legato alle problematiche attuali, come il tema gender o l’educazione al fallimento.

Oscar Giaconia
Hoysteria

Oscar Giaconia, Hoysteria

Il primo dei tre è Oscar Giaconia, la cui “Hoysteria” è presentata allo Spazio Zero del museo. Il titolo, intraducibile, è, come sottolinea l’artista stesso, una “parola valigia” che contiene al suo interno un cortocircuito di senso tra “osteria”, “ostrica” e “isteria”. I termini alludono, con accezioni diverse, a contenitori al cui interno è possibile trovare presenza o assenza. Proprio sul binomio di presenza-assenza si gioca l’ispirazione di Giaconia che, come posseduto dal proprio daimon, mette in scena, attraverso tele, installazioni e sculture, la degenerazione contemporanea della pittura di genere, puntando sulla perdita di senso e riferimento che caratterizza il mondo interiore dei suoi personaggi. Questi sono locandieri, falsari, vecchi nostromi, mostri e spettri e popolano le sale del museo immersi e nascosti nella salpa, un materiale artificiale utilizzato come rinforzo o riempimento che ricopre l’intera superficie dello Spazio Zero e che Giaconia da elemento che nasce per non essere visto porta a essere l’intero contenitore della sua esposizione. L’artificialità linguistica trova il suo corrispettivo nell’artificialità dei materiali, oltre alla salpa, infatti, vengono trattati nelle varie opere silicone, vulcanite, nylon, gomma di neoprene ed elastomeri, tutti ossessionatamente combinati e lavorati in un’ostinata ricerca nell’abisso del proprio sentire “degenerato”.

Oscar Giaconia e i suoi collaboratori | ArtsLife

Sabato 23 febbraio 2019, il truccatore prostetico Vittorio Sodano, trasformerà Oscar Giaconia in una serie di controfigure grottesche e paradossali, come già fece nel 2016 nella mostra Green Room (BACO), per innescare un nuovo processo di elaborazione pittorica alla base dei suoi prossimi lavori.

Jacopo Miliani
Deserto (2017)
TEOREMA, TEOREMA, TEOREMA (2018)

Jacopo Miliani, Deserto (2017) | ArtsLife

La videoarte di Jacopo Miliani è stata selezionata dalle curatrici nell’ambito della rassegna Artists’ Film International, il cui tema per l’undicesima edizione è il gender. “TEOREMA, TEOREMA, TEOREMA” (2018) nasce come continuazione ideale di “Deserto”, prodotto nel 2017, e ispirato al film Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini e Le avventure di Priscilla, Regina del Deserto (1994) di Stephan Eliot. La riflessione di entrambe le produzioni video di Miliani verte sulla possibilità di parlare di identità multiple attraverso l’invenzione di un nuovo linguaggio: il corpo, la danza, la potenza espressiva del gesto e della voce, modulata, improvvisata, distorta. Protagonista del progetto speciale “TEOREMA, TEOREMA, TEOREMA” è il performer parigino Matyouz, Master of Ceremony dei più importanti Vogue Contests in Europa, evento dedicato alla pratica del Vogueing, uno stile di danza contemporanea divenuto negli anni Novanta caratteristico degli ambienti underground, gay e transgender di Harlem.

Driant Zeneli
When Dreams Become Necessity

Driant Zeneli, Some say the moon is easy to touch… (2011), video HD, 04’43” Courtesy Prometeogallery di Ida Pisani

Driant Zeneli con “When Dreams Become Necessity” inaugura il suo esordio in un’istituzione pubblica italiana, rappresentato dalla Prometeogallery di Ida Pisani. L’opera è una video trilogia incentrata sull’educazione al fallimento e sulla possibilità di vedere questo come strumento per maturare nuove aspirazioni e prospettive alternative. L’artista è esso stesso il protagonista dei corti e mette in scena tre sogni oggettivamente impossibili da realizzare, il cui fallimento è lasciato intendere come punto di partenza: dalla volontà di creare una nuvola –“The Dream of Icarus Was to Make a Cloud” (2009)– al tentativo di toccare la luna in una notte in cui il satellite si trova alla minima distanza dalla terra –Some Say the Moon Is Easy to Touch…” (2011)– fino al folle desiderio di attraversare il sole viaggiando su una teleferica –Sun while You’re Expecting to Cross it” (2014)-. Attraverso questi tre video, realizzati dall’artista con una camera a mano mentre esegue le estreme azioni, la pericolosità diventa una trasposizione concreta delle inquietudini che si affrontano nella vita di tutti i giorni e alla cui accettazione e superamento si può arrivare solo mediante il fallimento, inteso come mezzo per ricostruire il proprio percorso.

Driant Zeneli, The Dream of Icarus Was to Make a Cloud (2009), video AVI, 4’05” Courtesy Prometeogallery di Ida Pisani

Informazioni utili

Sito web ufficiale

[Prima immagine: Matyouz, performer parigino di Vogueing (Jacopo Miliani, TEOREMA, TEOREMA, TEOREMA)]

Trittico contemporaneo alla GAMeC di Bergamo. Oscar Giaconia, Jacopo Miliani e Driant Zeneli inaugurano la nuova stagione espositiva

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