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Gabriele Münter al Museum Ludwig di Colonia. L’espressionismo eclettico è donna

Una grande retrospettiva al Museum Ludwig di Colonia -a cura di Rita Kersting- celebra in 130 opere Gabriele Münter, figura centrale dell’Espressionismo tedesco.

In collaborazione con la Lenbachhaus di Monaco di Baviera, e con il supporto del Ministero della Cultura e della Scienza del Nord Reno-Vestfalia. Fino al 6 gennaio 2019.

Nella controversa Germania del primo Novecento, culturalmente vivace, economicamente forte ma attraversata da funesti venti di nazionalismo che l’avrebbero spinta, al fianco dell’Austria-Ungheria, nel baratro della Grande Guerra, resistevano tuttavia, come nel resto d’Europa, forti pregiudizi sul ruolo delle donne nella società. La struttura patriarcale assegnava loro i soli ruoli di moglie e madre, e il mondo dell’arte, tranne gli sporadici episodi delle impressioniste francesi, restava loro precluso. Tuttavia, sulla china del movimento delle Suffragette in Inghilterra, una nuova consapevolezza si stava diffondendo nel Vecchio Continente, e molte donne rivendicarono il diritto di decidere per il loro avvenire.

Gabriele Münter - Still Life in Front of the Yellow House, 1953 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Lenbachhaus, Munich
Gabriele Münter – Still Life in Front of the Yellow House, 1953 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Lenbachhaus, Munich

La tedesca Gabriele Münter (1877-1962) fu una di queste; appassionata d’arte sin dall’adolescenza, trovò comunque sostegno nei genitori, che incoraggiarono i suoi studi. La loro prematura scomparsa lasciò orfana Münter a soli ventuno anni, ma le agiate condizioni economiche della famiglia le garantirono l’indipendenza economica, che sfruttò per coltivare i suoi studi artistici e per viaggiare, due cose poco in linea con quello che ancora doveva essere il ruolo della donna nella società.

Rompendo le convenzioni, viaggiò invece a lungo in Europa e negli Stati Uniti, e ciò contribuì ad accrescere il suo bagaglio di esperienze. Poi, nel 1901, la svolta, con l’iscrizione alla scuola pittorica Phalanx di Monaco di Baviera, diretta da un “certo” Wassily Kandinsky, al quale si legherà sentimentalmente l’anno successivo (sodalizio interrotto con la Grande Guerra, quando il pittore tornerà in Russia).

Personalità volitiva e indipendente, non mancò di frequentare la scena artistica parigina, ed ebbe anche il merito di reintrodurre in Germania la pittura su vetro, riscoprendo le antiche tecniche bavaresi e coinvolgendo lo stesso Kandinsky. Con lui, fondò il movimento del Blaue Reiter, che dopo Die Brücke continuò l’esperienza dell’Espressionismo tedesco, in chiave meno drammatica, con uno sguardo verso l’arte “primitiva” e l’Astrattismo. L’Espressionismo era nato come reazione alla Secessione, “colpevole” di fornire un’immagine idealizzata della società, lontana dalle problematiche e dal sentire dell’epoca, ovvero gli anni della decadenza imperiale.

Gabriele Münter - Lady in an Armchair, Writing 1929 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Lenbachhaus, Munich
Gabriele Münter – Lady in an Armchair, Writing 1929 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Lenbachhaus, Munich

Pur legata al movimento, Münter mantenne sempre una sua identità pittorica; i suoi esordi sono caratterizzati principalmente dai paesaggi, “catturati” in giro per l’Europa, dalla Scandinavia alla Francia, all’Olanda, spingendosi fino all’Africa Settentrionale, che Matisse aveva eletto a suo provvisorio buen retiro. Il rifiuto del simbolo e la semplicità formale, unita a un ampio uso del colore, sono i mezzi per esprimere la “verità spirituale” di quanto osservato. Fra ritratti, scene d’interno, dipinti primitivi, dipinti astratti, la mostra di Colonia ripercorre la lunga carriera della Münter, il cui linguaggio si fondava sull’idea per cui l’arte dovesse essere diversa dalla natura, esserne la trascrizione filtrata dalla reinterpretazione. A questa concezione era arrivata dopo l’incontro con Kandinsky, perché i suoi esordi sono infatti caratterizzati da stilemi tardo-impressionisti, che furono gradualmente abbandonati a partire dal 1907. I suoi paesaggi europei e nordafricani, quasi sempre realizzati en plein air, da quel momento assumono un impianto compositivo più semplice, organizzato su due dimensioni. La pennellata resta ampia e pastosa, tuttavia il dato di realtà perde i suoi connotati e si trasferisce sulla dimensione dell’espressione emotiva attraverso il colore – in relazione alla conoscenza di Matisse e dei Fauves -, fino all’approccio astrattista che caratterizzò gli anni del Blaue Reiter.

Gabriele Münter - Lane in Tunis, 1905 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Ph. Lenbachhaus München
Gabriele Münter – Lane in Tunis, 1905 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Ph. Lenbachhaus München

La mostra lascia ampio spazio alla produzione del 1914, che alterna sfumate reminiscenze di realtà a giustapposizioni di forme e colori in composizioni geometriche. Una produzione che sarà in parte ripresa nel secondo dopoguerra, in maniera assai meno drammatica, e con una tavolozza più leggera e luminosa, che in parte richiama Joan Mirò.

Dove però Münter raggiunge statura di grande artista, è nell’ambito del ritratto; 250 quelli realizzati, 200 con soggetti femminili. Una proporzione che dà la misura della personalità della sua arte. Tuttavia, non era il ritratto il suo genere preferito; ne approfondì la frequentazione dopo che in Scandinavia ricevette numerose richieste su commissione, e da allora utilizzò la ritrattistica come fonte di ulteriore reddito. Comunque, non si tratta di una produzione di maniera, al contrario i suoi ritratti possiedono una profonda espressività, che ha il suo fuoco negli sguardi; i colori accesi e spesso decisamente anti naturalistici spostano la figura sulla dimensione psicologica, e se non si può parlare, ad esempio, di febbrilità scapigliata, esprimono comunque l’angoscia di un’epoca incerta e oppressiva, come furono gli anni precedenti alla Grande Guerra e quelli successiva.

Gabriele Münter - In the Garden in Murnau, 1911 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Hulya Kolabas
Gabriele Münter – In the Garden in Murnau, 1911 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Hulya Kolabas

Gli anni Venti e Trenta segnarono la sua maturità artistica; senza più la presenza ingombrante di Kandinsky, Münter si dedicò con rinnovato slancio alla pittura, assorbendo in parte le istanze della Neue Sachlichkeit; la scena artistica tedesca rigettò l’astrattismo in favore di una maggiore vicinanza alla realtà sociale del Paese. Meno drammatica di quella, ad esempio, di Otto Dix, l’oggettività della Münter si caratterizza per una maggior compostezza nelle pose e nelle espressioni; una sommessa, dignitosa tristezza nasce da dentro queste pitture, che rinunciano alla vena sardonica tipica di altri pittori del movimento. Con senso quasi materno e partecipazione emotiva, Münter racconta un’umanità impegnata nella sopravvivenza quotidiana, e se le scene d’interno si mostrano come potenziali rifugi di pace, le scene urbane tradiscono una continua tensione pur nella calma apparente del momento. Un po’ il simbolo di quanto stava accadendo in Germania in quei primi anni Trenta, nell’attesa dell’avvento del Nazismo, e nella quotidianità di una situazione economica non ancora del tutto ristabilita dopo la crisi del dopoguerra cui si aggiunsero gli effetti del crollo di Wall Street.

Gabriele Münter - Woman in thought II, 1928 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Lenbachhaus, Munich
Gabriele Münter – Woman in thought II, 1928 © VG Bild-Kunst, Bonn 2018 Photo Lenbachhaus, Munich

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la scena artistica cambiò radicalmente assieme a tutto l’assetto geopolitico, e la pittura di Münter appariva ormai storicizzata rispetto alle nuove tendenze spazialiste e concettuali. Con Frida Kahlo, Tamara De Lempicka e Mary Swanzy, Gabriele Münter è stata fra le pochissime donne protagoniste del modernismo pittorico europeo, e come loro si distingue per l’indipendenza della propria vita, che l’ha portata anche a viaggiare in paesi lontani, e come le colleghe, anche lei scelse di rimanere nubile. L’interessante sezione d’apertura della mostra raccoglie numerose fotografie che scattò durante il soggiorno in Texas e Arizona fra il 1899 e il 1900. Un viaggio impegnativo per l’epoca, ma soprattutto per una donna. Lo affrontò invece con curiosità e coraggio, portandovi quella determinazione che avrebbe poi riversata nella pittura.

www.museum-ludwig.de

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