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La classifica di ArtsLife dei migliori album del 2018

La classifica di Artslife dei migliori album del 2018

La classifica di Artslife dei migliori album del 2018La classifica di Artslife dei migliori dischi del 2018. Un anno in musica

Tempo di resoconti e classifiche sull’anno in musica che si accinge a concludersi a brevissimo. La classifica degli album più belli (importanti, interessanti, ascoltati e/o discussi) pubblicati nel corso dell’anno è ormai un grande classico. Anche noi di Artslife abbiamo quindi chiamato a raccolta alcuni dei nostri redattori e chiesto loro di stilare la propria personalissima classifica dei migliori album di questo 2018.

Ecco di seguito tre classifiche tutte da sfogliare che ci fanno ripercorrere le uscite musicali più interessanti di questo 2018 già pronto a salutarci.

 

>> Classifica di Lorenzo Peroni

10. Gazzelle - Punk
Ma abbiamo tutta la vita davanti / Sì, davanti a un bar / Mentre la notte ci mangia la pelle / Fermatela / Spegnete i colori, i tormenti, i dolori, gli ombrelli e i malumori / Che noi, che noi stiamo bene anche soli
9. The Carters - Everything Is Love
W the ones that y'all heard about / Make big noise, big noise, we don't need no voucher / Yeah, we the one's y'all worried about / We good, we good, keep us out your mouth / If you don't know, now you know
8. Mariah Carey - Caution
Parlez vous francais? I said no / Lemme translate it I said no / I can say it en español / No / (No no no no) Portuguese? Boy you know / Japanese? Boy you know / (I said it) I said no
7. Malika Ayane - Domino
Niente è più fedele di un ricordo che resta/ Della nostalgia che appena riesce ti inganna / Se davvero il tempo tocca solo chi ha fretta / Allora chiedi all'infinito quanto poco gli importa / Quanto dura un'ora
6. Mistki - Be the cowboy
Nobody, nobody, nobody / Nobody, nobody / Ooh, nobody, nobody / Nobody, nobody, nobody / Nobody, nobody, nobody, nobody / Nobody, nobody, nobody, nobody / Nobody, nobody, nobody, nobody / Nobody, nobody / Nobody, nobody, no 
5. Troye Sivan - Bloom
Can't tell a man to slow down / He'll just do whatever, do whatever he wants / I went out looking for love when I was seventeen / Maybe a little too young, but it was real to me / And in the heat of the night, saw things I'd never seen
4. Blood Orange -  Negro swan
When you wake up / It's not the first thing that you wanna know / Can you still count / All of the reasons that you're not alone? / When you wake up / It's not the first thing that you wanna know / Can you still count / All of the reasons that you're not alone?
3. Kacey Musgraves - Golden Hour
After the gold rush, there ain't no reason to stay / Shoulda learned from the movies that good guys don't run away / But roads weren't made to not go down / And there ain't room for both of us in this town
2. Jorja Smith - Lost & found
And I was warned by my brothers to find another lover / Stop falling for these boys who didn't want the same as me / We all want a teenage fantasy / Want it when we can't have it / When we got it we don't seem to want it
1. Kali Uchis -  Isolation
See, you think you got problems with me? / But baby I don't even think about you / You're mad at everything I do / But what are you up to? I haven't a clue / 'Cause baby you're dead to me / Why can't I be dead to you? / I think that we both know the truth

>> Classifica di Marco Torcasio (journalist & dj)

10. Christina Aguilera - Liberation 
Un album che prova ad accontentare tutti, con un po’ di blues, un po’ di pop, un po’ di r&b, ricercando un consenso che manca da anni. Conservatore, nonostante il fuorviante titolo, che inizia con un’intro sinfonica totalmente estranea alla carriera della Aguilera e che avrebbe fatto sperare in un prodotto molto meno convenzionale.
9. Ariana Grande - Sweetener
Con il suo quarto album Ariana non rincorre necessariamente la costruzione del singolo radiofonico come ai tempi di "Problem" e "Break Free", ma gioca quasi tutto di sottrazione perché ha capito che oltre a tirare fuori hit di successo deve anche costruirsi un profilo artistico più solido. Peccato abbia perso per strada un po’ della sua verve pop più “slutty”.
8. Drake - Scorpion 
25 brani, 90 minuti. Primo disco, classico hip-hop à la Drake con un po' di suoni nuovi e sample ben riusciti. Secondo disco più virato al r&b e al pop. In un momento in cui l'hip-hop sta vivendo una nuova rinascita grazie a contaminazioni con altri generi e trovate al limite dell'avanguardia, questa divisione di generi sembra un deciso passo indietro. 
7. Tinashe - Joyride
Niente di nuovo in casa Tinashe. Ma è tutta colpa della casa discografica che ho posticipato l’uscita di questo disco di due anni. Una sensualità esasperata un po’ fine a se stessa che vorrebbe disperatamente somigliare a quella, inarrivabile, di Kelela. 

6. Robyn - Honey
Robyn non ha bisogno di farsi dire cosa fare perché si è guadagnata la propria indipendenza (Konichiwa è la sua etichetta personale), ma soprattutto perché incarna di suo lo spirito del Pop nella maniera più schietta possibile. In Honey, che giunge a seguito della fine di una relazione sentimentale e della scomparsa di un suo caro amico, tutto risulta però un po’ troppo diluito.

5. Suede - The Blue Hour
La dimostrazione pratica di quanto Brett Anderson e soci siano ancora in grado di scrivere canzoni di un'intensità inaudita, di emozionare proprio come all'inizio degli anni 90, quando anticiparono l'esplosione dell'ondata britpop. Chi li ha visti dal vivo al Fabrique di Milano il 4 ottobre potrà confermare.
4. Troye Sivan - Bloom 
Per varietà degli arrangiamenti, cura della produzione, calore interpretativo, coraggio degli argomenti trattati “Bloom” è un disco molto importante. Una grande bandiera arcobaleno agitata in faccia ai rigurgiti neofascisti sparsi in giro per il mondo.
3. Anna Calvi - Hunter 
Una donna, seppur esile e sexy, che mostra senza timori tutto il suo lato maschile. Irresistibile. Con il suo terzo album Anna si conferma inequivocabilmente icona alternative con una rara combinazione di bellezza e talento, suggellata da questo disco che davvero inneggia a quella “Liberation” toccata nemmeno di sfuggita dalla Aguilera.
2. Kali Uchis -  Isolation 
Scenari tropicali, colori pastello, melodie conturbanti e tocchi electro. Kali è la miglior scoperta di questo 2018 e Isolation è il disco pop più frizzante dell’anno. 
1. Jorja Smith - Lost & Found
Gioca sul sicuro la ventenne di Birmingham, con il suo timbro ricco di sfumature, perché sa che la sua voce da sola basta a fare il pezzo. Ma gioca da dio. Il disco è impeccabile, un soul contemporaneo che riesce a scaldare anche chi è tuttora smarrito dopo la prematura dipartita della Winehouse. Il carattere, scevro dalla retorica, merita il primo posto. Sempre. 

>> Classifica di Margherita Rotelli

10. Any Other - Two, Geography
Tre anni dopo l’esordio Adele Nigro tira fuori il disco della sua maturità, Two Geography: una formula musicale attraverso cui Any Other sembra volerci regalare parte della sua esperienza più recente. La voce è più calda e più calma, dove serve, a voler enfatizzare alcuni passaggi e si poggia su una base in perfetta continuità per un risultato molto personale.  La sensazione è proprio quella di leggere un diario segreto, mentre fuori dalla finestra - in un autunno un po’ blu - cominciano a cadere le foglie dagli alberi.

9. Generic Animal - Emoranger
Emoranger, uscito per La Tempesta e Bomba Dischi, è il secondo disco di Generic Animal, uscito a neanche sei mesi di distanza dall’esordio. Se per il primo i testi erano firmati da Jacopo Lietti dei Fine Before You Came, a questo giro Luca Galizia se li è scritti da solo. Stralunati e spontanei, parlano con un'acida ironia di cose grandi e piccole che riguardano un po' la vita di tutti, oggi.  Luca si è inserito in questo contesto musicale un po’ confuso, un po’ da copia e incolla, trovando un modo tutto suo dove il cantautorato italiano si mischia alla trap con autotune sfacciatamente predominante e beat potenti firmati dalla produzione di Zollo, co-autore del disco.

8. Sfera Ebbasta - Rockstar
Il 2018 è stato l’anno della trap italiana. L’effetto per alcuni è stato paragonabile all’uragano Katrina, abbattutosi su quello che restava della scena indie italiana per spazzarla via, per altri invece ha assunto qualcosa di più simile ad una brezza di aria fresca e nuova.  Sfera Ebbasta in qualche modo è il sunto di queste due sensazioni e il suo disco, che avrebbe potuto tranquillamente chiamarsi Popstar è l’emblema della trap che arriva a tutti e che tutti aborrono. Cambiano le generazioni e quando arrivano, quelle nuove, si portano un modo tutto loro di parlare di se stessi e degli altri. E Sfera quest’anno lo ha fatto meglio di tutti
7. Ketama 126 - Rehab
Ketama126 è forse l’ultimo vero punk: sa di lattine di birra da 66 cl, sigarette ed occhi vuoti. Ci sono migliaia di rapper che dicono di fare quello che vogliono; pochissimi che suonano convincenti mentre lo dicono. Ketama126, forte dell'autocoscienza del suo schifo, è uno di quelli. Con Rehab Ketama tira fuori tutta la sua sincerità la cui intensità lirica è aumentata da un senso per la melodia che racconta il buio con la luce. Si racconta come la rockstar dal suo punto di vista più lurido e dissoluto, alla faccia della rockstar patinata interpretata da Sfera.
 
6. Salmo - Playlist
Seppur non sia una fan sfegata, Playlist di Salmo deve rientrare in questa classifica per due motivi ben precisi. Playlist è un disco breve ma studiato per suonare come dio comanda nei palazzetti italiani, tredici tracce complessive, impreziosite dalle collaborazioni di Fabri Fibra, Nitro, Sfera Ebbasta e Coez. Da premiare poi è l’operazione di marketing con cui l’artista sardo l’ha saputo lanciare. Salmo sa davvero come far parlare di sé in un periodo come il nostro in cui è difficile risultare davvero la voce fuori dal coro. Lui grida forte.
5. Cosmo - Cosmotronic
Un disco da dover rigorosamente ballare, sudare, pompare nelle casse, non c’è tempo di giudicare. Da “L’ultima Festa” bassi pompati e i ritornelli-tormentoni lasciano il posto a una techno minimale ad una cura al suono e alla composizione più matura ed attenta. In questo terzo lavoro si legge l’anima del suo autore: è un album che non sa di spocchia, ma è una pura giostra, una festa ad imbuco a cui arrivi già un po’ su di giri. Cosmotronic non è un disco, è un progetto, una serata, un trip da godersi tutti insieme.
4. Nuova Napoli - Nu Guinea
“Nuova Napoli” è un ponte che attraversa Napoli e mette in contatto passato e presente. Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, napoletani di origine ma di base a Berlino, prendono un sound datato anni 70 e 80 e lo ibridano in una dancefloor dei giorni nostri con ritmi che richiamano l’afro-beat ma anche l’house dei giorni nostri. È un disco ad alto impatto per l’ascoltatore, che si ascolta bene al nord al sud ma anche fuori dall’Italia. È un disco che ha il merito di dimostrare di come Napoli può suonare nel 2018, oltre a Liberato ovviamente.
3. Young Fathers - Cocoa Sugar
Sempre presente nelle classifiche di fine anno, il trio scozzese torna a sperimentare con un disco più elegante, un po’ più complesso. Strati di influenze e incroci di arrangiamenti vocali e digressioni strumentali che creano alternativamente atmosfere tribali, primitive, oppure futuristiche, distopiche. Il lavoro degli Young Fathers si evolve anno dopo anno e si capisce che l’obiettivo finale è quello di arrivare alle orecchie di tutti ma in questo percorso l’importante è conservarsi e non perdere la propria creatività. Fino a qui tutto bene.
2. Rosalía - El Mal Querer
Figlia di una generazione che vuole rilanciare la cultura latina al di fuori, oltre l’ostacolo, Rosalía ci dà una lezione di storia della musica spagnola in undici capitoli. El Mal Querer è un lavoro matto e minuzioso, che scava nelle origini di una cultura per ridarle vita. La tradizione spagnola del flamenco viene impreziosita da inserti contemporanei: c’è l’elettronica e anche la trap. Mani in alto ed esaltazione per la citazione di Cry Me a River di Justin Timberlake in Bagdad (Cap. 7: Liturgia): una perla pop che si evolve in un esempio di rara eleganza.
1. Yves Tumor - Safe in the Hands of Love
Un disco arrivato a me un po’ all’ultimo, in corner, forse è quello che riassume meglio questo 2018.  In una maniera misteriosa questo disco mischia noise e ambient, pop e R&B, post punk e oscurità e lo fa con carattere e personalità.  Un disco contemporaneo che ti tiene aggrappato per 42 minuti senza stancarti.  È proprio quel disco che ti astrae in un viaggio onirico in cui ti dimentichi tutto quello che esiste di più terreno.

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