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Morto a Roma Enrico Crispolti, storico dell’arte per anni direttore della scuola di Siena

Enrico Crispolti Enrico Crispolti
Enrico Crispolti
Enrico Crispolti

Scompare a 85 anni lo studioso fra i protagonisti del recupero critico del Futurismo, movimento per decenni penalizzato anche per le sue contingenze con il fascismo

Il rapporto strettissimo tra arte e vita: la dimensione esistenziale dell’arte, che oggi è scontata per ogni autore contemporaneo, deriva direttamente dall’esperienza futurista”. Questo qualche anno fa rispondeva Enrico Crispolti ad un intervistatore che gli domandava cosa rimanesse oggi del Futurismo: movimento a cui lo storico dell’arte ha dedicato buona parte delle sue energie, contribuendo da protagonista al recupero di di una temperie creativa per decenni penalizzata anche per le sue contingenze con il fascismo. Ora la sua opera dovrà trovare dei continuatori: visto che il grande studioso è morto oggi a Roma all’età di 85 anni. Crispolti era nato nel 1933 nella Capitale, e lì aveva avviato la sua carriera accademica come docente dal 1966 al 1973 di Storia dell’Arte nell’Accademia di Belle Arti, per poi divenire Ordinario di Storia dell’Arte Moderna nella Facoltà di Magistero e poi di Storia dell’Arte Contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno, dal 1973 al 1984.

Enrico Crispolti e Vittorio Fagone
Enrico Crispolti e Vittorio Fagone

È stato poi Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena, dove dal 1986 al 1998, e nuovamente dal 2001 è stato Direttore della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte. Dall’inizio degli anni Sessanta ha organizzato numerosissime grandi mostre, molte dedicate proprio al Futurismo: Ricostruzione futurista dell’universo (Mole Antonelliana, Torino, 1980), La ceramica futurista da Balla a Tullio d’Albisola (Villa Faragiana, Albisola Marina; Broletto, Faenza; Palazzo delle Albere, Trento, 1982-83), Il Futurismo e la moda (PAC, Milano, 1988), Casa Balla e il Futurismo a Roma (Villa Medici, Roma, 1989), solo per citarne alcune. Ha curato inoltre la sezione italiana – Ambiente come sociale – nella Biennale di Venezia del 1976, e una parte della sezione italiana (Natura praticata), e la sezione architettonica L’immaginazione megastrutturale dal Futurismo a oggi nella Biennale di Venezia del 1978.

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