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Beer Garden a Milano, fra il classico e l’insolito

Un’isola piena di sorprese, popolare e multietnica, ora modaiola ora assorta nella tranquillità più assoluta: questo è il quartiere “Isola” di Milano, dietro la stazione Garibaldi, dove recarsi per sperimentare qualche locale insolito.

Come il Beer Garden, ad esempio, aperto a fine ottobre in via Porro Lambertenghi, che potrebbe apparire come una normale birreria e invece ha intenzione di schiudersi a diverse novità.

Cominciamo col dire che è il marchio Heineken a fare da protagonista, con tutta l’ampia gamma di denominazioni sorelle e affiliate, a livello nazionale e regionale: oltre alla classica bionda olandese, ecco Ichnusa non filtrata, Affligem Blonde, Affligem Rouge, Moretti Ipa, Erdinger Weizen e Gasoline. In bottiglia due IPA, una saison, una triple, una lager, tre ale, una India pale ale, una White Ipa, un’analcolica ed infine una birra senza glutine.

“In questo quartiere,” racconta Fabrizio Fioretti, uno dei soci dell’impresa, “pieno di ristoranti, pizzerie e locali etnici, volevamo aprire una birreria un po’ più grande del taglio normale, con 70 sedute all’interno e 15 in giardino, dove poter degustare non soltanto il classico cibo veloce da birreria, ma anche delle pietanze un po’ più curate. Un locale di questo tipo mancava, insomma, all’Isola.”

E quando dice “di questo tipo”, Fabrizio Fioretti si riferisce anche al layout del Beer Garden, firmato dal designer Ricky Sedini: improntato al verde, multilivello, distante dai vecchi standard perché al passo con i tempi, davvero godibile. Un abito multiuso da proporre non solo agli amanti della birra, ma anche a coppie alla ricerca di un ambiente informale e riservato, e a chi abbia la passione dei grandi avvenimenti sportivi, da seguire sugli ampi schermi disseminati in giro.

Il cibo, dicevamo, è un’altra delle componenti che dovrebbero spiazzare un po’ il tipo da birreria: accanto alle patatine, alle chicken sticks e ai clubsandwich si trovano in carta proposte più originali, come il Gentile (ossia lo spaghetto Vicidomini, pomodoro del Piennolo, Grana padano, 9,00 euro), i Mondeghili alla milanese con caviale di melanzane e pomodoro confit (10 euro), l’insalata di Quinoa con spinacino, avocado e cavolo romanesco (10 euro). La cucina ha ben impressionato – a parte qualche imperfezione, come le patatine fritte troppo secche o il filetto di maialino un po’ stopposo- perché non ha tradito la promessa iniziale di apertura all’inedito: in una birreria che non sia il Beer Garden, difficile trovare una focaccia integrale con pomodoro, burrata d’Andria e limone, un risotto mantecato alle zafferano e agrumi, e alla fine un gelato al cioccolato fondente e birra. Le due diverse amarezze degli ingredienti principali si sono sposate senza annullarsi a vicenda, come capita talora perfino agli esseri umani, e hanno dato vita a un dessert davvero originale.

Per accompagnare questo menù “andante con brio” si può ordinare una birra o anche un cocktail bene impostato, e magari birrofilo: all’aperitivo il barman ci ha risvegliato i sensi con un buon Negroncino sbagliato, a base di Campari, Vermouth, Orange Bitter ed Heineken, e a fine pasto con il Pumpkin Pie, con purea di zucca e zenzero, sciroppo di cannella, rum Anejo, rum scuro speziato.

La strada è aperta, anche qui a Milano Isola, per chi non abbia paura di introdurre qulache novità in un contesto di ristorazione altamente concorrenziale, e in un format ultraclassico come la birreria: se queste sono le premesse, di certo il Beer Garden ha le carte in regola per ritagliarsi i suoi spazi.

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