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Fan-Tan. Tra oriente e occidente, distruzione e conservazione. Ai Wei Wei a Marsiglia

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Nelle sale del Mucem, Museo delle Culture e del Mediterraneo di Marsiglia, è allestita la mostra personale dell’artista cinese Ai Weiwei, dal titolo “Fan-Tan”, fino al 12 novembre 2018. E’ uno dei principali attori della scena artistica internazionale, fotografo, architetto, performer, scultore, cineasta e attivista sui social network, la sua creatività unisce il pensiero cinese all’arte contemporanea, ispirandosi a Marcel Duchamp e Andy Warhol.

Le sue opere mettono in discussione la nostra società, partendo dagli oggetti comuni che egli rielabora e reinterpreta, trasformandoli in manufatti artistici. Un sottile fil rouge lega Ai Weiwei alla città marsigliese, il padre era il famoso poeta Ai Qing che giunse sulle rive della Joliette nel 1929, nello stesso luogo dove si trova il Mucem. All’interno dello spazio espositivo questo legame padre-figlio è ancora più evidente, il museo accoglie il visitatore offrendo un viaggio nel tempo che collega il lavoro dell’artista cinese alla sua discendenza paterna. Nelle sale successive, invece, emergono una serie di riflessioni sul rapporto tra “Oriente” e “Occidente”, “originale” e “riproduzione”, “arte” e “artigianato”, “distruzione” e “conservazione”, sfidando i nostri sistemi di interpretazione.

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L’ingresso della mostra apre con l’omaggio al padre poeta, un calco del volto di Ai Qing è collocato all’interno di una teca. Prendere l’impronta del volto del defunto è una pratica antica in Cina, lo scopo è di conservare la memoria delle personalità più importanti. Altri oggetti della sua produzione artistica, invece, riproducono in porcellana un insieme di ossa umane, resti ritrovati in un sito di campi di lavoro che Mao Tse Tung creò negli anni Cinquanta, dove venne inviato il padre.

Durante la sua permanenza a New York, Ai Weiwei realizzò una serie di opere, eloquente è l’influenza in questa fase del ready made di Marcel Duchamp, un esempio è la scarpa dalla doppia punta, “Scarpa”, e il profilattico che pende da un giaccone, “Sesso protetto” , realizzato nel 1988, è una riflessione sulla malattia, l’A.I.D.S., che colpì l’intera comunità di artisti in quegli anni.

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Se Maurizio Cattelan realizzò L.O.V.E, il dito medio, attualmente esposto in Piazza Affari a Milano nel 2010, Ai Weiwei anticipa l’artista italiano nell’utilizzo della mano. Sono del 1999 le sue fotografie che consistono nell’allungare il dito medio di fronte a diversi monumenti che simboleggiano la cultura o il potere, la Torre Eiffel e la Gioconda di Leonardo Da Vinci. E’ un gesto ribelle, ma è una prassi ripresa dal passato, quando gli artisti prendevano gli oggetti per calcolare l’effetto prospettico del soggetto che rappresentano.

Non sempre il contemporaneo è sinonimo di progresso. Un esempio sono i “Vasi colorati”, vasi cinesi antichi ricoperti da colori vivaci, è un atto deliberato di distruzione e trasformazione del passato. E’ il simbolo dell’attuale società in Cina, preoccupata soprattutto agli obiettivi di produttività e ricchezza della nazione.

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Proseguendo con il percorso espositivo sono continui i rimandi alla cultura cinese, piatti di porcellana bianchi e blu rievocano dal punto di vista stilistico gli antichi manufatti della dinastia Ming, l’artista ne rielabora in chiave contemporanea le decorazioni sulla superficie, inserendo immagini con le proteste dei rifugiati nei campi di fortuna, l’indifferenza dei vari Stati europei e la violenza delle autorità nella repressione.

Diverse sono le opere in cui Ai Weiwei è il protagonista dell’intera rappresentazione. In “Illuminazione”, fotografa sé stesso e l’attivista Tan Zuoren, arrestato dalla polizia. Dopo il terremoto che ha colpito il Sichuan nel 2008 e il rifiuto del governo cinese di riportare in modo trasparente il bilancio delle vittime, l’artista ha lanciato un sondaggio tra i cittadini. E’ stato accusato di “incitamento alla sovversione del potere statale”. E’ andato a Chengdu, nella provincia del Sichuan, per testimoniare a favore di Tan Zuoren, ma è stato imprigionato e picchiato dalla polizia. È riuscito a scattare una fotografia che riprende sé stesso, l’attivista e un poliziotto, rapidamente questa immagine ha fatto il giro dei social network. Ai Weiwei è un artista dissidente che lotta per i diritti civili contestando il governo cinese e anche quelli europei. Alcuni addetti ai lavori sono critici nei suoi confronti, affermando che il suo impegno nei confronti dei migranti sia un modo per farsi pubblicità. Per altri, invece, fa della sua creatività, il mezzo per poter contrastare la repressione dei popoli, il capitalismo e il consumismo che stanno cancellando secoli di eredità culturale.

Bras_reliquaire_region_alpine_seconde_moitie_du_XVIIe_s__Yves_Inchierman_-_Mucem
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