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Se la materia fosse tutto e niente. Black Hole alla GAMeC di Bergamo

Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile
Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile
Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile, Foto Artslife

La materia prende/perde forma alla GAMeC di Bergamo. Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile è una mostra completa: insegna e ispira, suggerisce e arricchisce. Dal 4 ottobre al 6 gennaio.

“Le parole non mi sono d’aiuto, quando provo a parlare della mia pittura. Questa è un’irriducibile presenza che rifiuta di essere tradotta in qualsiasi altra forma di espressione”

Alberto Burri

E le parole vengono in effetti meno, quando la figura si scioglie. Ma a venire messa in crisi, a ben guardare, è la materia stessa. Il comune supporto tangibile della nostra esistenza scompare tra le mura della GAMeC. Come fosse un buco nero, Black Hole appunto, la forma scompare, assorbita dal mistero primordiale dell’esistenza. Un mistero che arte e scienza affrontano fianco a fianco.

Da una parte la ricerca scientifica spiana la strada a rivoluzioni così incredibili da non riuscire a concepirle, dall’altra l’ispirazione artistica prova a tradurre in immagini quello che la mente fatica a figurarsi. Il cuore della materia è violato, la sua carne sanguina particelle originarie e la sua natura oscilla tra il prendere e perdere forma. Lorenzo Giusti e Sara Fumagalli, i curatori della mostra, provano a sintetizzare le ricerche di questi due poli verso un’esposizione il cui riverbero non si esaurisce nell’onda emotiva, che pure è intensa, ma che dovrebbe sopravvivere fino all’approfondimento personale.

Alberto Burri, Cretto
Alberto Burri, Cretto, Foto Artslife

 

Alberto Burri, Combustione
Alberto Burri, Combustione, Foto Artslife

 

Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile
Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile, Foto Artslife

Le suggestioni coinvolgono le particelle subatomiche e i movimenti celesti, gli elementi naturali e l’essere umano. L’intero visibile e invisibile è evocato dalla selezione di opere di assoluto livello, alcune addirittura uniche nella loro specificità, come il Cretto nero (combinazione insolita) di Burri che apre il percorso. La materia si contorce, si spacca, si lacera. Un’analisi violenta quella della sezione Informe della mostra. Fontana, Manzoni, Fautrier, Tàpies hanno trasportato in opera l’indeterminazione e il continuo mutamento di cui la materia è oggetto. Hanno elevato a elementi a sè configurazioni materiche che non possiamo esperire umanamente, ma che solo possiamo immaginare tramite i suggerimenti scientifici.

Nel marasma di una materia incontrollabile talvolta riesce a farsi largo l’uomo, “sempre a mezza via tra l’essere e il non essere” (Alberto Giacometti). Incerto riesce ad emergere dalle sculture di Medardo Rosso e Rodin, cerca di liberarsi da un peso che lo blocca, come una macchia inespiabile da grattare via con fatica. Anche a costo di lacerarsi e perdere lentamente parti di sè, come suggeriscono le esili figure di Giacometti. Il corpo materico della sezione uomo-materia si candida come veicolo di una visione integrata del mondo, dove l’uomo nasce, si confonde e muore nella sostanza che lo circonda.

Alberto Giacometti, Lotar II
Alberto Giacometti, Lotar II, Foto Artslife

 

Auguste Rodin, L'Eternelle idole (Grand modèle)
Auguste Rodin, L’Eternelle idole (Grand modèle), Foto Artslife

“I buchi neri rappresentano il più alto livello di penetrazione della materia, poichè è la materia stessa che, collassando su se stessa, si auto-penetra fino a scomparire”

Lorenzo Giusti

Ma giusto prima di scomparire diventando tutto e niente, l’arte prova a svelarci l’aspetto Invisibile della materia. Sfiorando il concetto di energia, che può portare fino alla negazione stessa dell’esistenza della materia in quanto “ogni materia nasce e consiste solo mediante una forza” (Max Plank), l’esplosione molecolare sfuma a livelli subatomici. Il Movimento Arte Nucleare, fondato da Enrico Baj e Sergio Dangelo, i lavori di Debuffet e Tancredi Parmeggiani hanno contribuito tra gli altri a illuminare il microscopico universo di ciò che, esistendo minimamente, compone ogni cosa esistente.

Enrico Baj, Figura atomica
Enrico Baj, Figura atomica, Foto Artslife

A simbolo della mostra scegliamo, ma non solo noi, Senza titolo (Autoritratto) di Gino De Dominicis. Sulla sua classica foglia d’oro il velo di luce si condensa per scomparire nel buco al centro della composizione. Forse un occhio, forse proprio un buco nero, forse entrambi. Con l’utilizzo del colore sacro per eccellenza, con l’eternità ideale di cui esso è simbolo, l’artista suggerisce un’analogia tra la materia che costituisce l’uomo e quella del continuum spazio-temporale in cui siamo immersi. Un’integrazione ideale che potrebbe coinvolgere il cosmo intero: una breve illusione di armonia nel caos, in un momento senza tempo. Non è un caso che, proprio in prossimità di un buco nero, il tempo rallenti fino a fermarsi.

Antonì Tàpies, Hearth and page
Antonì Tàpies, Hearth and page, Foto Artslife

Il link del sito ufficiale del museo per ulteriori informazioni.

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