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Alla scoperta dell’editoria indipendente: Claudia Tarolo ci racconta la storia e le novità di Marcos y Marcos

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Il nome Marcos y Marcos fa pensare a un’origine spagnola, ma la casa editrice è milanesissima, fondata nel 1981 in una mansarda di Porta Venezia. E di Marco, alla guida del marchio, ce n’è uno solo, Marco Zapparoli, in coppia con Claudia Tarolo che nel 2000 ha lasciato una carriera avviata nelle multinazionali del software per affiancarlo in questa avventura. Proprio a lei abbiamo chiesto di tratteggiare la storia e i progetti di Marcos y Marcos, punto di riferimento imprescindibile per l’editoria indipendente italiana.

Come e quando nasce la casa editrice?
Tutto comincia all’inizio degli anni Ottanta con il sogno di due ragazzi poco più che ventenni. Si chiamano entrambi Marco, frequentano l’università a Milano e decidono di fare gli editori: vogliono scegliere bellissime parole e creare libri in cui custodirle. Quando raccontano il loro progetto a un poeta cileno che spesso incrociano in ateneo, lui resta colpito da tanto entusiasmo e regala loro una raccolta di poesie. La dedica sul frontespizio recita: “Para Marcos y Marcos con todo el cariño”. Sebbene poco dopo Marco Franza preferirà prendere altre strade e sarà soltanto Marco Zapparoli a tradurre il progetto in realtà, quel nome e quell’omaggio sono destinati a rimanere.

 

Claudia Tarolo e Marco Zapparoli

Quali volumi vi hanno permesso di fare il grande salto arrivando alla visibilità nazionale?
Sicuramente John Fante con il suo “Chiedi alla polvere”, che siamo stati i primi a portare al successo in Italia, facendolo conoscere a una nuova generazione di giovani, anche grazie all’appoggio incondizionato di Vinicio Capossela. Ma anche “La schiuma dei giorni” di Boris Vian e “Una banda di idioti” di John Kennedy Toole, che ci hanno aperto la strada a una distribuzione unica su scala nazionale, con migliaia di copie vendute. Se le prime copertine erano bianche, con un’incisione al centro, da qui in poi il mondo di Marcos y Marcos è diventato coloratissimo. Gran parte del merito va all’illustratore emiliano Lorenzo Lanzi, che ha all’attivo oltre 200 copertine: il suo lavoro è un vero e proprio marchio di fabbrica.

Il Duemila ha segnato il suo personale ingresso nella casa editrice.
Esatto. Dopo dieci anni alla direzione legale di una multinazionale americana ho deciso di tornare al mio primo amore: la letteratura. Da ragazza mi ero occupata di revisioni e traduzioni, collaborando con una piccola casa editrice chiamata Zanzibar, ma poi avevo intrapreso studi universitari più tradizionali, laureandomi in Legge. A un certo punto, però, la passione per i libri ha avuto il sopravvento… Non mi sono mai pentita della mia scelta. Questo lavoro è per molti aspetti rischioso, non si può dare nulla per scontato, per me resta il migliore del mondo.

Con il nuovo millennio anche il catalogo è stato interessato da un grande cambiamento.
Per la prima volta, accanto agli stranieri, abbiamo dato spazio anche ad alcuni italiani esordienti, quali Cristiano Cavina e Fulvio Ervas. Ciò che ci rende orgogliosi è come, a distanza di oltre 15 anni, siano entrambi ancora al nostro fianco e abbiano ottenuto un notevole successo di pubblico. “Se ti abbraccio non avere paura”, il nono romanzo che Fulvio Ervas ha pubblicato con noi nel 2012, è diventato un best seller internazionale. Ecco, per me e Marco questo è il miglior risultato di un lavoro comune pieno di impegno, coerenza, ma anche grande soddisfazione, che ci dà lo slancio per spingerci sempre più in là.

Gli stranieri, tuttavia, restano al centro della vostra ricerca.
Marcos y Marcos cerca autori di tutto il mondo: voci forti, autentiche, ben riconoscibili nella loro diversità e unicità. Perché un testo ci colpisca, poi, deve possedere una storia ben delineata sullo sfondo. Crediamo nella meraviglia dello stare al mondo: nei libri non può esserci solo il lato nero, il pessimismo, ma anche e soprattutto la gioia dell’esserci. Mi spiego con un esempio. Nel volume “I miei piccoli dispiaceri” Miriam Toews, una delle voci più paradigmatiche della letteratura canadese contemporanea, tratta il tema del suicidio. L’argomento non è certo allegro, ma la grazia e la lievità con cui lo affronta riescono a dare all’opera una connotazione tutt’altro che cupa. Vogliamo trasmettere il valore della letteratura come risorsa preziosa e vitale. Leggere non è un passatempo noioso e faticoso, ma un’esperienza bellissima e arricchente.

Tra le vostre “campagne” ricordiamo “Meno tre”, lanciata nel 2007. Di che si tratta?
In Italia vengono pubblicati ogni anno troppi libri e troppo in fretta, la maggior parte dei quali finisce nel dimenticatoio pochi mesi dopo l’uscita senza neanche la possibilità di arrivare al lettore. Dal 2007 abbiamo deciso di ridurre ulteriormente il numero di libri editi per mettere tutte le nostre risorse ed energie nella scelta, nella cura e nella promozione dei testi che selezioniamo, facendo in modo che non vengano sprecati. Con questa dinamica virtuosa, siamo riusciti a vendere nel tempo tutte o quasi le copie che mandiamo in stampa. Non solo, facciamo ristampe costanti anche a lunga distanza e non maceriamo mai. Questo è forse il segreto della nostra solidità, che ci ha permesso di essere ancora qui dopo quasi quarant’anni dalla fondazione.

Quali sono oggi le principali sfide per un editore indipendente?
Stare al passo con i tempi, misurarsi con la contemporaneità e i mass media. La narrazione è un bisogno connaturato nell’uomo, ma il ruolo che anticamente era del libro viene sempre più spesso occupato dalle serie tv e dalla rete. Tuttavia il legame tra libro e lettore resta insostituibile e il nostro impegno è quello di riavvicinare il pubblico utilizzando al meglio gli strumenti a disposizione, sempre rimanendo fedeli a noi stessi e proponendo solo libri che ci convincono fino in fondo, in totale libertà e indipendenza.

Tra i numerosi progetti, ci sono i corsi di editoria, editing e della voce. Può raccontarceli?
Abbiamo iniziato nel 2000 con i primi corsi di editoria. Oggi sono piuttosto diffusi, anche all’interno delle facoltà universitarie umanistiche, ma all’epoca non esistevano. Le nostre lezioni sono seguite da un pubblico piuttosto variegato: studenti, laureati, ma anche semplici lettori mossi dalla curiosità di sapere come nasce un libro. Il corso di editing, invece, è più specifico e si rivolge soprattutto a chi studia editoria, oltre ovviamente agli aspiranti scrittori. Infine, il corso di lettura ad alta voce, che riscuote sempre più successo. Insegniamo a leggere davanti a un pubblico, coinvolgendo numerosi aspetti: dalla postura alla respirazione, fino alla dizione e al controllo delle emozioni.

E poi c’è il grande capitolo delle attività con le scuole…
Siamo convintissimi che una promozione efficace della lettura non possa prescindere dalla condivisione. Negli anni abbiamo avuto modo di confrontarci con insegnanti e operatori scolastici che ogni giorno svolgono un lavoro preziosissimo per seminare e far crescere la cultura del libro. Dalla collaborazione con loro sono nati laboratori di scrittura, lettura ed editoria inseriti all’interno del progetto Marcoscuole. L’iniziativa Booksound, ad esempio, attualmente coinvolge 140 scuole elementari, medie e superiori in tutta Italia, proponendo un approccio diverso, più dinamico e partecipativo alla lettura. Mi piace sottolineare come tutti i nostri incontri siano gratuiti e prevedano l’acquisto di un libro a scelta dal catalogo, una copia per ciascuno studente.


Per l’estate, quali libri ci consiglia di mettere in valigia?
Sicuramente il grande Michael Zadoorian, un autore americano che in Italia è diventato famoso una decina di anni fa con il romanzo “In viaggio contromano”, da cui è stato tratto l’omonimo film di Paolo Virzì. Nel 2018 abbiamo pubblicato “Beautiful Music”, che racconta la storia di Danny, un ragazzo che cresce nella Detroit degli scontri razziali e riesce a superare le difficoltà dell’adolescenza grazie al potere totalizzante della musica rock degli anni Settanta.

Un titolo sul fronte “mistery”?
Becky Sharp è l’autrice di una spassosissima trilogia di cui proponiamo ora l’ultimo libro, “Penelope Poirot e l’ora blu”. Al centro delle vicende c’è la nipote del famoso detective, che cerca di vivere di rendita grazie alla fama del prozio. È affiancata da Velma Hamilton, paziente segretaria nonché vittima privilegiata dei suoi sfoghi. Questa volta l’intrigo si svolge in Italia, in un borgo tra la Toscana e il Piemonte dove è organizzato un convegno sulle fate che renderà la loro permanenza piena di magia, enigmi e imprevisti.

E, per finire, un italiano?
Giuliano Pesce è nato a Monza nel 1990 ed è il nostro autore italiano più giovane. Si tratta di un vero talento, che si è già rivelato nel romanzo “Io e Henry”, uscito nel 2016, e torna prepotente nel nuovo volume “L’inferno è vuoto” (2018). La narrazione comincia con un fatto a dir poco straordinario: una domenica mattina il papa si butta dal balcone di San Pietro, gettando Roma e l’Italia nel caos. Tra i protagonisti troviamo Fabio Acerbi, che sogna di scrivere un best seller, il boss malavitoso Il Cobra, il suo dipendente Alberto Gasman, e una misteriosa donna dai capelli rossi che insieme creano un quadro dal ritmo serrato, tra crimine e passione.

l'inferno e vuoto

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