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Vi racconto il mio MI AMI Festival (anche se non me l’ha chiesto nessuno)

bloccoschermoVi racconto il mio MI AMI Festival (anche se non me l’ha chiesto nessuno)

Mi ricordo bene la prima volta in cui andai al MI AMI, edizione 2011. Ero carica di aspettative, emozionata di vivere il mio primo e vero festival musicale. Quell’anno poi fu in qualche modo speciale, suonavano i Verdena -miei idoli da sempre- ed era ancora giorno quando salì sul palco un gruppo di ragazzi con i volti coperti da una busta di carta.
Al mio fianco una persona importante mi sussurrò nell’orecchio “Ecco questo è lo splendido esordio dei Cani”: e così fu.

Poi ci furono stonature, sudore, birra, felicità e anche tanto amore. Fu l’inizio di un appuntamento annuale. Il MI AMI Festival, organizzato da BetterDays e dal portale musicale Rockit.it, è il festival della musica indie italiana per eccellenza.

Dai suoi palchi hanno esordito gruppi come i Cani – appunto –  e Liberato, anche se chiamarlo esordio forse è fin troppo. Da anni infatti il MI AMI svolge un fondamentale lavoro di scoperta e diffusione delle nuove realtà musicali del nostro paese, diventando un passaggio obbligato nella carriera della cosiddetta “scena indie”, anche se oggi rispetto a ieri questa scena ha di fatto un’accezione un po’ più ampia.
Ma oltre alla scoperta e all’affermazione di una scena del tutto italiana, porta con se’ un bagaglio informativo e culturale ancora più grande e in qualche modo del tutto personale per chi lo frequenta.

Ex Otago
Ex Otago

A molti piace paragonarlo, non per portata ma per intenzione, al Coachella de noi altri: le ragazze e i ragazzi della modah (la moda, quella milanese) sfoderano gli outfit migliori, fangirls e fanboys giungono dalle province più lontane per cantare a squarciagola i pezzi dei loro idoli finalmente raggiungibili, anzi  così ‘maledettamente” vicini. E poi sì, c’è anche chi spera di portarsi a casa qualcosa di più che un mal di testa da hangover.

Armata di tutta questa consapevolezza e – se si può dire –  esperienza, anche quest’anno dunque prenoto il mio weekend al Circolo Magnolia con l’assoluta certezza che sarà un weekend di musica da ascoltare e da scoprire, ma anche di arte, fumetti, poesia e molto altro.

Tre palchi anche per l’edizione 2018: palco Sandro Pertini, palco Havaianas (che poi per me rimarrà sempre “La Collinetta di Jack”, un gran bel lavoro di branding) e palco MI FAI. Come solito grandi nomi e nuove scoperte della musica italiana, per citarne solo alcuni: Cosmo, di cui ricordo con estrema nostalgia l’esibizione passata con i Drink to me , Ex Otago, Tre allegri ragazzi morti, Frah Quintale, Coma Cose, Colapesce e Willie Peyote.

Willie Peyote
Willie Peyote

Venerdì sera un sold out che ha dato una scossa in tutto il milanese e non. Nei giorni precedenti al live si sono lette suppliche e spropositi su tutti i feed di Facebook: “Compro un biglietto per venerdì a 80 €”, ad esempio. E ciò ha prodotto agli organizzatori e allo staff un’ansia da sfondamento muri. Nonostante i timori però abbiamo passato tutti un venerdì incolume, o quasi.

Ma partiamo con ordine: appuntamento al Magnolia per le 19:00 del venerdì sera, 25 maggio 2018.  Prima performance attesa quella dei Coma Cose e a questi faccio un applauso anche per iscritto. Un live liscio come l’olio, il duo milanese ha saputo tenere il palco con sicurezza e disinvoltura. Il karaoke è durato per tutto quanto il concerto, da i primi successi dell’EP Inverno Ticinese ai pezzi appena usciti come Post Concerto e Nudo Integrale, che forse in molti  – me compresa –  devono ancora capire fino in fondo.
A concerto finito non abbandoniamo la collinetta in attesa di Willie Peyote che si porta a casa anche lui un bel live nonostante il blackout che ha un po’ smorzato gli entusiasmi. Willie duetta  sul palco con un ospite, l’amico Dutch Nazari con cui snocciola via veloce un paio di pezzi.

A questo punto ci si sposta tutti in massa – ammucchiati sicuramente – verso Cosmo, sul palco Pertini. Tralasciando il vicinato molesto, i volumi purtroppo erano molto bassi e il risultato per me non è stato la festa sperata. Sicuro non è un palco da clubbing mi dico, per ciò abbozzo e mi sposto verso altri lidi.

Cosmo
Cosmo

L’altro nome che richiama masse da festival nel caldo venerdì sera di maggio è Frah Quintale. È subito modalità compagnona: ci si diverte e ci si prende male tutti insieme. Il live, come il disco, funziona e basta, lui sa come muoversi e dove vuole andare a parare. Anche qui in questo caso abbiamo un ospite: Giorgio Poi, che sale sul palco per deliziare il pubblico con la collaborazione appena uscita, Missili.

A questo punto della serata il pettegolezzo ha raggiunto le orecchie di tutti ma proprio tutti: sul palco Pertini all’01:00 ci sarà un gran sorpresone. L’app notifica qualche minuto di ritardo, ma le aspettative non vengono deluse ed eccolo lì che arriva con in braccio la sua chitarra: Calcutta nazionale. In questo caso è molto più di un karaoke. La voce del pubblico sovrasta a tratti la voce dell’artista – che un filo ci prova pure a evitarlo e ad addomesticare l’onda sonora che propaga da sotto il palco –  ma senza grossi risultati. La folla è in delirio, l’entusiasmo alle stelle. Complimenti MI AMI, pare proprio un bel regalo.

E da Calcutta si passa al palco Mi Fai e a Generic Animal, illustrato da Solo Mostri. Qualcosa che suona nuovo e fresco, con quel pizzico di disagio che entra subito nel cuore. Tra la folla qualcuno aveva già captato la presenza in sordina della Love Gang, e infatti gli ospiti anche in questo caso non mancano con Pretty Solero e Ketama126.

Calcutta
Calcutta

Mi perdo i Tauro Boys perché vengo attratta da un karaoke – quello vero – organizzato al Bar Sport. Pazienza, poco male siamo qui per divertirci. Ci riprovo con Sick Luke e Marina, ma si è fatto tardi.

Nota di merito all’efficientissimo servizio navetta che ci riporta comodamente in terra conosciuta in breve tempo.

Passiamo quindi al sabato sera dove i protagonisti sono i Prozac+ che a 20 anni dall’uscita del seminale “Acido Acida” ritornano insieme sul palco dopo 13 anni. Personalmente aspetto con più trepidazione il live di altre band.

Iniziamo in orario cena con i Dunk, band formata dai fratelli Giuradei, Carmelo Pipitone (Marte sui tubi) e Luca Ferrari (Verdena) che ha esordito quest’anno con un album denso di sudore, rock e psichedelia. Da fangirl dei Verdena non posso che svenire mentalmente a ogni colpo di rullante, ma mi riprendo e vado oltre con i rassicuranti Selton, l’elegante Germanò fino ai Tre Allegri Ragazzi Morti che suonano ancora della nostra adolescenza e che ogni tanto fanno un po’ bene al cuore.

La mia attesa della serata è il live di Colapesce, e vi dirò che non ne vengo delusa. Il cantautore siciliano sale sul palco in formazione completa con voce e chitarra di Adele Nigro (Any Other) e sax baritono di Gaetano Santoro. Loro – con colletto da prete- rompono il ghiaccio, lui ,subito dietro,  con elmo a guisa di pescespada e tunica sacerdotale. Tutti sorridenti, tutti contenti e il risultato è da applausi.

Prozac+
Prozac+

Giunta la tarda ora mi risposto nel palco Mi Fai per gli Yombe, una piacevole scoperta elettronica con trame R&B. Dopo di che snobbiamo Dj Gruff e ci diamo al becero ballereccio di fine serata.

Di questo MI AMI 2018 si legge una edizione da record, con oltre 15 mila presenze di pubblico nella due giorni al Circolo Magnolia. Si parla però anche di un’edizione di volti nuovi e dei loro primi MI AMI e quindi di uno scarto generazionale da non dare per scontato.

Si vede e si vive al contempo un festival sempre più organizzato ed anche preparato. Certamente ciò  è sinonimo di un progetto in crescita, ma forse  – al contempo  – suona anche come campanello  di “ vecchiaia” quella stessa per cui la corsa alla navetta al gusto di vodka lemon non fa più tanto impazzire o quella che all’ennesimo pezzo trap storce il naso.

Ad ogni modo si cresce, si matura e si invecchia, ma è positivo che con te crescano – nel bene e nel male – progetti che fanno un po’ ricredere su questa Italia che oggi fa davvero fatica.

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