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Contro la sopraffazione maschile. L’urlo di dolore di Renata Rampazzi. Intervista

Rampazzi Cruor Venezia Rampazzi Cruor Venezia
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La violenza delle donne al centro, argomento di urgente e drammatica quotidianità. Un’installazione inedita ispirata al tema, alla Fondazione Cini di Venezia. Renata Rampazzi, dà vita ad un’esposizione toccante, rielaborando la tematica della violenza, del sangue, del dolore che ha da sempre segnato la propria produzione artistica. Opere degli anni settanta e ottanta accompagnati a una serie di nuovi lavori, realizzati con materiali e forme nuove per comunicare in maniera più diretta e coinvolgente. Fino al 17 giugno va in scena la mostra CRUOR, in latino: SANGUE. Da qui iniziamo la nostra intervista con l’artista torinese.

Partiamo dal titolo: CRUOR. Cosa significa e cosa l’ha spinta a fare questa mostra.

Il titolo della mia mostra ė stato pensato a lungo e il termine latino CRUOR mi ė sembrato ben corrispondere al fenomeno della dilagante violenza sulle donne.

Ferita, Rosso, Lacerazione, Lacerazioni. Sangue, violenza e nudità violate segnano le opere degli anni 70/80 in mostra, preambolo all’installazione costruita ad hoc per gli spazi espositivi. Possiamo considerarle una sorta di iniziazione all’opera globale site specific successiva? Nello specifico, può raccontarci ciò che l’ha condotta a trasporre con la materia (e i nervi) questi temi?

Già alla fine degli anni settanta il tema della violenza, delle ferite, del sangue, faceva parte del mio universo creativo. Molte mie opere portavano tracce del mio turbamento di fronte a quelle manifestazioni esistenziali e sopraffazioni maschili. Era un grido personale, un disagio che ruotava intorno al sesso, alla metafora della ferita, e che alludeva ad azioni e comportamenti ancora generalmente tenuti nascosti, taciuti.

Rampazzi Cruor Venezia
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Queste opere sono urla di denuncia e terrore della sopraffazione del sesso maschile, rivelano lo spessore sordo e terribile delle ferite. Cosa significava in quei decenni dipingere e tradurre sulla tela questa violenza? E’ un tema su cui il fare artistico dovrebbe accendere ancora i suoi riflettori? C’è qualche autore contemporaneo che tratta in maniera efficace questo argomento?

Seppur lontano dal mio mondo pittorico qualche anno fa ero rimasta molto impressionata dal Wiener Aktionismus, movimento artistico e politico che lavorava intorno al corpo come oggetto della repressione sociale e che annoverava fra gli altri Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, Rudolf Schwarzkogler.

Il fulcro di CRUOR è proprio lo spazio-installazione immersivo, pensato come una sorta di opera d’arte globale: cosa rappresenta? Come lo ha concepito?

CRUOR rappresenta l’urgenza di ritornare in maniera differente su questo tema della violenza già affrontata negli anni ottanta. Ė un mio rinnovato impegno e approfondimento creativo, esistenziale ed artistico, realizzato non con le tele classiche di quegli anni ma con garze e pigmenti cromatici che rimandano alle ferite. L’ho concepito come un percorso nel quale il visitatore debba sentirsi coinvolto emotivamente e fisicamente.

Rampazzi Cruor Venezia
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Claudio Strinati nel saggio a catalogo scrive che l’installazione dev’essere considerata come un organismo vivente. Può spiegarcelo?

Come ho scritto innanzi, CRUOR è nato dalla necessità di coinvolgere lo spettatore, in un percorso che egli senta come suo. Ho ritenuto importante un accompagnamento musicale e ho realizzato una colonna sonora con brani di Levon Minassian, Gyorgy Ligeti e Jan Gerbarek.

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Informazioni utili

RENATA RAMPAZZI

CRUOR – sangue sparso di donne

Venezia, Fondazione Giorgio Cini (Isola di San Giorgio Maggiore)

6 aprile – 17 giugno 2018

Orari: dalle 10 alle 18; chiuso il mercoledì

Ingresso libero

Catalogo: Edizioni Sabinae

Informazioni

mostrarenatarampazzi@gmail.com

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