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Doppio Spazio: Paolo Masi al MAGA di Gallarate, una grande antologica. Le immagini

Paolo Masi, La proprietà dei linguaggi (1978) Paolo Masi, La proprietà dei linguaggi (1978) Foto Artslife
Paolo Masi, Parete elastica a dilatazione continua (1969-2018)
Paolo Masi, Parete elastica a dilatazione continua (1969-2018)

Una mostra antologica racconta Paolo Masi sul duplice binario della vita e dell’opera artistica. Dal 6 maggio al 16 settembre Doppio spazio sarà in esposizione nelle due sedi del MA*GA di Gallarate e delle Sale Lounge Vip dell’aeroporto di Milano Malpensa.

“L’arte è vita ma su un altro ritmo”

L’eleganza del riccio – Muriel Barbery

E questo ritmo Paolo Masi (Firenze, 1933) l’ha colto fin dai suoi esordi post-informali e lungo tutta la sua sperimentazione artistica. Nel terreno fertile della libertà creativa e d’azione l’artista fiorentino ha sempre seguito la propria lanterna interiore e il percorso che ha tracciato ne testimonia il valore. Doppio spazio è la mostra antologica a lui dedicata dal MA*GA di Gallarate, i cui spazi spontaneamente si prestano all’allestimento organizzato dal curatore Lorenzo Bruni. Una sezione sarà inoltre dislocata nelle Sale Lounge Vip dell’aeroporto di Milano Malpensa. Le dimensioni parallele di arte e vita si cercano e si incontrano in un’esposizione che vede nella duplicità, nel contrasto e nelle reciproche corrispondenze la trama sottostante una collezione di opere che raccoglie i passaggi chiave dell’intera produzione di Masi.

Immersiva è la discesa nell’alfabeto segnico di un linguaggio vivo ed essenziale come quello proprio dell’Arte Analitica, a cui Masi si è avvicinato come attore protagonista. Nel confronto con le opere di artisti come Fontana, Castellani e Melotti si staglia Parete plastica a dilatazione continua (1969-2018), che intreccia linee trasversali e taglia spazi in un rincorrersi di punti e ricordi. Dal superamento della tela sembra nascere un suo corrispettivo etereo che restituisce l’immagine suggestiva di un’intricata rete di incontri e discussioni, di sperimentazioni e soluzioni processuali. La relazione con altri artisti, scrittori e uomini d’arte ha sempre rappresentato per Masi il primo passo verso la creazione dell’opera. I viaggi, le avventure, la sinfonia dolceamara dell’esistenza innescano la scintilla per una riflessione che supera i confini della contingenza e trova massima espressione in quell’interregno dai contorni sfumati, dove la vita scivola nell’arte e loro colori si mischiano irrimediabilmente. Il suo studio è la strada, i suoi libri i racconti della gente.

“Di ritorno da uno dei viaggi portai il mio furgoncino dal meccanico, per controllare che tutto fosse in ordine per una nuova partenza. Lui era un amico e ricordo che quella volta si permise di chiedermi “Ma Paolo, voi artisti non lavorate mai?”. Ma il mio lavoro era proprio li: vivere il più possibile”  (Paolo Masi)

Vivere per scovare l’arte e sollevarla dall’asfalto, staccarla dai muri della metropolitana e portarla su quelli di un museo. Dalla griglia di un tombino nell’angolo di una piazza emerge invisibile il racconto di un evento accaduto, o forse no, ma il cui riverbero emozionale prende vita e si espande fino a raggiungere l’obiettivo di una polaroid. Tracce sul territorio (2018) è l’approfondita indagine fotografica delle ultime cose, dei dettagli in filigrana di elementi che nella quotidianità sopravvivono solo ai margini delle strade. Catturati, raccolti e ed esposti uno di fianco all’altro sembrano sussurrare soffi di complicità, misteriosi rimandi che celano una dimensione inafferrabile eppure irrimediabilmente presente.

Paolo Masi, Tracce sul territorio (2018)
Paolo Masi, Tracce sul territorio (2018)
Foto Artslife

Questa realtà-irrealtà spesso si manifesta priva di programmaticità, nasce da un processo casuale, guidato dall’istinto e dall’ispirazione. Accade quindi che poggiando a terra delle barre di alluminio, inserendo al loro interno plexiglas colorato, specchi e luci artificiali, il risultato possa sorprendere. È il caso di Linee-luce ad angoli di rifrazione (1971) che, a detta dello stesso Masi, è il frutto di rigore e caos. Da un’operazione precisa ed ordinata come la lavorazione di alluminio, plexiglas e vetro si innesca una reazione imprevedibile nel momento in cui si attiva la luce artificiale. Luminose strisce di colore attaccano la parete retrostante generando geometrie di incroci inaspettate, fili di luce che si moltiplicano irrimediabilmente. Fu un risultato inaspettato anche per Masi, che carica quest’opera di un personale significato simbolico. Le tracce di colore che spontanee compaiono rappresentano l’inaspettato, il non voluto, il risultato sorprendente che l’uomo sperimenta quando ha il coraggio di uscire dalla stanza delle conferme, dallo spazio conosciuto, per immergersi nell’ignoto, principale fautore di emozioni.

Paolo Masi, Linee-luce ad angoli di rifrazione (1971)
Paolo Masi, Linee-luce ad angoli di rifrazione (1971)
Foto Artslife

Per Paolo Masi l’incontro non è solo occasione per trarre ispirazione, ma anche possibilità di ispirare. Così nel corso del tempo la relazione con lo spettatore ha acquisito sempre più valore nella produzione dell’artista, che negli anni ’80 ha indagato l’universo della TV e dei mass media. L’ha fatto combinando ancora arte e vita, riproducendo un monitor televisivo lasciando gocciolare piccole lacrime di colore fino a realizzare una grande tela dal sapore puntinista. Ancora più coinvolgente La proprietà dei linguaggi (1978) si offre al contatto con la mano dello spettatore, chiamato a sperimentare con il tatto l’idea priva di sostanza che nella sua testa va condensandosi. L’accostamento di numerosi piccoli quadri, realizzati con malta e colore su faesiti e spago su faesite, invita a rintracciare una corrispondenza tra l’idea del materiale e le reali proprietà di esso, senza rinunciare ad una riflessione su ciò che effettivamente è reale e ciò che non lo è, tra immagine e corpo, tra idea e realizzazione. I giochi cromatici, gli intarsi geometrici e le differenti risposte al contatto stimolano la riappropriazione di emozioni pure e dirette a discapito della stratificazione immaginifica e mentale di cui siamo impregnati.

Paolo Masi, La proprietà dei linguaggi (1978)
Paolo Masi, La proprietà dei linguaggi (1978)
Foto Artslife

L’idea di un’arte condivisa, di un’arte di tutti perché frutto della vita, della vita di tutti, trova perfetta sintesi nella silenziosa distesa di cornici di grandi dimensioni. Una landa di supporti per tela privi di tela, ma distesi a terra, talvolta sovrapposti o incrociati a formare un sentiero disordinato e privo di meta, ma in cui lo spettatore può entrare per viverlo in prima persona. Un’opera che genera uno spazio collettivo e comunitario, dove non è solo l’arte a comunicare con lo spettatore, ma lo spettatore stesso a comunicare con l’arte.

È lo spazio che Paolo Masi ha sempre concepito, lo spazio che attraverso il suo genio è riuscito a realizzare.

Paolo Masi, La proprietà dei linguaggi (1978) e Le cornici
Paolo Masi, La proprietà dei linguaggi (1978) e Le cornici
Foto Artslife
Paolo Masi, Le cornici
Paolo Masi, Le cornici

Il sito ufficiale del MA*GA per ulteriori informazioni.

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