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Il filo e l’infinito, la magia sottesa nell’opera di Maria Lai. In mostra a Firenze

Maria Lai Geografia 2010 stoffe e filo su legno Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai Maria Lai, Geografia, 2010, stoffe e filo su legno Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai
Maria Lai Paesaggio al vento 1976 collage di carta, stoffa, spago, filo, piume Milano, Collezione privata
Maria Lai, Paesaggio al vento, 1976, collage di carta, stoffa, spago, filo, piume. Milano, Collezione privata

Il filo e l’infinito: a Firenze una mostra su Maria Lai che attraverso il tema del filo coniuga la tradizione della civiltà sarda con i linguaggi dell’arte contemporanea. Nell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti fino al 3 giugno

«Questo dovrebbe fare l’arte: farci sentire più uniti» (Maria Lai)

Da Venezia a Firenze, passando per Kassel. Dopo le doverose celebrazioni di Biennale e Documenta, Palazzo Pitti omaggia l’opera di Maria Lai (Ulassai, 27 settembre 1919-Cardedu, 16 aprile 2013). Fino al 3 giugno, Il filo e l’infinito celebra la sua ricerca che si è svolta per più di un settantennio. La capacità di rinnovare il suo linguaggio la porta dal realismo lirico degli anni Quaranta alle scelte informali dei tardi anni Cinquanta, dai lavori polimaterici dei primi anni Sessanta alle successive opere concettuali.

Maria Lai Geografia 2010 stoffe e filo su legno Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai
Maria Lai, Geografia, 2010, stoffe e filo su legno
Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai

Va compreso in tutta la sua profondità il significato della sua azione collettiva Legarsi alla montagna, che si vede nei video con cui idealmente si apre questa mostra: coivolgendo completamente paesaggio e persone, Maria Lai realizza qualcosa di magico a Ulassai, il paese tra i monti dell’Ogliastra dove era nata, a cui la stringevano vincoli di affetto, ma anche l’esperienza tragica della morte del fratello, ucciso a trentadue anni in un tentativo di sequestro.

Maria Lai Curiosape 2005 collage di stoffe e filo su tela di jeans Ulassai (Nuoro), Stazione dell’Arte
Maria Lai, Curiosape, 2005, collage di stoffe e filo su tela di jeans
Ulassai (Nuoro), Stazione dell’Arte

Legarsi alla montagna è la prima opera relazionale compiuta in Italia e si ispira a un’antica leggenda che tutti a Ulassai conoscevano: la storia di una bambina che, durante un furioso temporale, esce dalla grotta dove si era rifugiata, attratta da un bellissimo nastro che vola nel cielo e, con quel gesto a prima vista azzardato, si salva da una frana devastante. L’insegnamento della leggenda è semplice: la bellezza e l’arte, apparentemente così inutili, ci salvano la vita.

Il primo filo da considerare in questa mostra è dunque quel nastro ormai distrutto (strisce di tela lunghe in tutto ventisei chilometri) con cui Maria Lai entra nella scena dell’arte contemporanea internazionale.

Maria Lai, Autobiografia, 1979, stoffa filo e legno (fronte) Milano, Collezione privata
Maria Lai, Autobiografia, 1979, stoffa filo e legno (fronte)
Milano, Collezione privata

Il telaio, lo strumento millenario della tessitura, compare già in un suo disegno degli anni Quaranta e figure di tessitrici si incontrano nelle sue carte successive. Nel 1967 realizza Oggetto – paesaggio, esposto qui nella prima sala della mostra: un telaio disfatto, ingombro di fili spezzati e senza ordine, che occupa lo spazio come un totem. Una scultura/installazione che dialoga con l’arte concettuale, in particolare con il Nouveau Réalisme di Arman e Spoerri, e più ancora con le “armi” di Pascali, dell’anno precedente. Già qui il rapporto doppio col passato e con la contemporaneità è caratteristico della ricerca di Maria Lai e porta ogni suo lavoro a essere al tempo stesso aperto ai linguaggi dell’oggi e legato alle proprie radici e alla propria storia.

Maria Lai, Oggetto-Paesaggio, 1967 legno, acrilico e spago Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai
Maria Lai, Oggetto-Paesaggio, 1967 legno, acrilico e spago. Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai

Dai Telai nascono le Tele cucite, che da un lato continuano a evocare il mondo arcaico dell’arte tessile della Sardegna, dall’altro si inseriscono in quella ricerca espressiva che lavora non sulla tela, ma con la tela dialogando quindi con i polimaterici di Prampolini, i Sacchi di Burri, le Tele fasciate di Scarpitta, i tessuti irrigiditi dal caolino di Piero Manzoni, le tele di Castellani e Bonalumi o in quelle svuotate di Dadamaino.

Maria Lai Tela cucita 1976 collage di stoffe e lana Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai
Maria Lai, Tela cucita, 1976, collage di stoffe e lana
Lanusei (Nuoro), Archivio Maria Lai

>> Lai trasforma l’oggetto quotidiano, nato per essere utile o almeno decorativo, in un oggetto poetico che non serve a nulla, ma è più importante di ogni funzionalità perché insegna a pensare e a capire.

Il passo successive sono le Scritture dalle quali nascono, sempre alla fine degli anni Settanta, secondo un percorso strettamente consequenziale, i Libri che spesso si compongono in fiabe visive: tra le prime, Tenendo per mano l’ombra, del 1987, incentrato sulla capacità di accettare il negativo che è in noi tutti.

Maria Lai Tenendo per mano l’ombra 1987 stoffa e filo Milano, Collezione privata
Maria Lai, Tenendo per mano l’ombra, 1987, stoffa e filo. Milano, Collezione privata

Per la seconda volta gli spazi delle Gallerie degli Uffizi ospitano Maria Lai: nel 2004 l’artista aveva allestito al Giardino di Boboli l’Invito a tavola, un grande desco apparecchiato con pane e libri in terracotta, che proprio adesso è in mostra a New York. Non mancano riferimenti a Firenze nell’opera dell’artista sarda: dalle mappe immaginarie di Leonardo da Vinci copiate a Firenze, fino all’opera Il mare ha bisogno di fichi, realizzata nel 1986 in occasione del ventesimo anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966.

Maria Lai Il mare ha bisogno di fichi 1986  stoffa e filo Ulassai (Nuoro), Stazione dell’Arte
Maria Lai, Il mare ha bisogno di fichi, 1986, stoffa e filo. Ulassai (Nuoro), Stazione dell’Arte

Informazioni utili

Maria Lai, Il filo e l’infinito

a cura di Elena Pontiggia
presso Andito degli Angiolini, Palazzo Pitti, Firenze
dall’8 marzo al 3 giugno 2018

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