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Il Campidoglio, una spolverata di tradizione nascosta nel centro di Verona

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Comincia la bella stagione, quella dei primi colori, del primo sole che scalda appena, che tanto era mancato da far dimenticare tutto d’un colpo il triste gelo invernale. È anche il momento migliore per prendere la macchina, uscire dalla metropoli milanese e avventurarsi nelle città vicine. Quale meta migliore della vicina Verona per cominciare?

Così ci si può mischiare alla folla che cammina rilassata per piazza Bra ammirando la maestosità dell’Arena. Ma è quasi ora di pranzo. E le scelte da fare sono essenzialmente due: districarsi tra siti web e pagine ben costruite ma malamente recensite, per farsi consigliare da qualcuno, probabilmente inesperto, la location migliore dove gustare qualche tipicità… oppure inoltrarsi in quelle stradine perpendicolari al centro per cercare qualche piccolo angolo “gourmet” dove regalarsi ancora una sorpresa.

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Imboccata la strada semi parallela a via Mazzini, che conduce dopo poche centinaia di metri a piazza Erbe, una salita permette di scappare dalla fiumana di turisti appena rifioriti, per scoprire dopo pochi passi una piazzetta con un’insegna chiara proprio sulla destra: Il Campidoglio. Per metà ristorante tipico veneto, per metà filetteria. La prima sala è semplice, ma curata. Il design è moderno, ma non eccessivo. Insomma, un luogo in perfetto equilibrio tra eleganza e accoglienza. Il menu non è molto articolato (ed è un bene, perché meno si fa, meglio lo si fa!). I filetti sono la specialità della casa, ma perché un ristorante funzioni, tutto dev’essere egualmente di qualità, così si parte con gli antipasti, prediligendo una tipica Trota salmonata servita con polentine.

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Abbinamento chiaramente azzeccato, i sapori sono quelli di casa, serviti nella loro essenzialità: si riconoscono al volo al palato, si amalgamano l’uno con l’altro come vorrebbe la tradizione. Sono i sapori di famiglia, quelli della terra, quelli che un po’ hanno fatto la storia gastronomica regionale italiana. Ancor più gradevole se accompagnato con un calice di bianco, come un Lugana Le Quaiare Bertani (si gioca in casa!).

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Di primo perché non lasciarsi coccolare da delle Tagliatelle al ragù di coniglio? L’impiattamento rispecchia un po’ il senso intero del locale: il bello della semplicità. La materia prima è di qualità, ma una spolverata di prezzemolo la trasforma quasi in una portata essential-gourmet. Gusto genuino, di casa, ancora più esaltato da un Valpolicella Ripasso Pietro Clementi.

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Bastano due piatti per definire in maniera chiara la scelta del locale: qui ciò che conta è la tradizione, alla quale nulla dovrebbe essere cambiato, magari solo un po’ adeguato ai nostri tempi. Basta un po’ d’attenzione, magari una spolverata di prezzemolo, e il gioco è fatto, perché a far da padrona – e a conquistare i palati dei clienti – ci pensa già la ricetta della tradizione nella sua bellissima essenzialità.

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Anche il locale però merita un cenno. Un cameriere ben preparato e disponibile ci racconta che Il Campidoglio fino a 3-4 anni prima era niente più di un bar, punto di riferimento però per i veronesi doc, che qui passavano le loro serate da decenni. L’ammodernamento non ha tolto quel senso di familiarità che lo contraddistingue nei ricordi dei suoi vecchi clienti, ma soprattutto non nasconde la sua chicca più importante nel “look”: le sale vicine nascondono degli affreschi risalenti al 1300-1400 ben conservati che rendono una cena al Campidoglio anche un viaggio nella storia e nell’arte.
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Nelle viette delle grandi città, con quel pizzico di curiosità, si può scoprire più di quanto si possa leggere in decine e decine di pagine di qualche app post-moderna, ma scarsa di cuore.

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