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Da Picasso a Warhol, a Fontana. Aperta al pubblico la Collezione Casamonti

Collezione Casamonti Pablo Picasso - Deux pigeons 1960
Collezione Casamonti
Pablo Picasso – Deux pigeons 1960

Apre al pubblico la Collezione Casamonti, curata da Bruno Corà: circa 110 opere del Novecento europeo esposte a Palazzo Bartolini Salimbeni di Firenze. Fino al prossimo 10 marzo 2019.

Firenze. Sulla scia della grande tradizione mecenatizia fiorentina, Roberto Casamonti, gallerista e collezionista, apre al pubblico la sua vasta raccolta di opere d’arte, ospitata nelle eleganti sale al primo piano di Palazzo Bartolini Salimbeni in Piazza Santa Trinita, gioiello rinascimentale progettato nel 1520 da Baccio d’Agnolo, e primo immobile fiorentino notificato, già nel 1865 all’epoca di Firenze Capitale. Un palazzo che fa parte del tessuto storico-monumentale fiorentino, e che oggi appartiene ancora di più alla città, ospitando una collezione costruita nel tempo, con l’occhio non soltanto dell’investitore, ma anche e soprattutto del’estimatore, dell’appassionato del bello che oggi mette a disposizione di tutti quella bellezza che lo ha affascinato nei decenni.

In un certo senso, l’origine della collezione risale ai primissimi anni Cinquanta, quando il giovane Roberto Casamonti assisté, nello studio di Ottone Rosai, alla realizzazione del ritratto del padre Ezio; da subito, rimase colpito dall’odore, dal “caos” delle tele finite e non finite che ingombravano la sala, e decise che quel mondo gli sarebbe in qualche modo appartenuto, e lui stesso sarebbe appartenuto a quel mondo. Iniziò così a seguire le orme del padre, già collezionista di Soffici, Viani, Carrà, De Chirico, Casorati, e se i primi passi del giovane Roberto si mossero verso Campigli, Mafai e Guttuso, sul finire degli anni Sessanta ebbero per meta i vari Fontana, Scheggi, Burri, Vedova.

Collezione Casamonti
Collezione Casamonti, installation view. Foto di Neri Casamonti

Una collezione costruita d’istinto, scegliendo le opere per la loro audacia innovatrice, per il coraggio che sapevano esprimere, sfuggendo alla banalità dell’opera “icona”. Infatti, le opere esposte si distinguono per la loro particolarità, per essere oggetti rari o atipici nella produzione dei vari artisti.

L’arco temporale si apre con la fine dell’Ottocento, con due raffinati esempi di pittura italiana: In ricognizione (1899) di Giovanni Fattori, e Signora bionda seduta (1890 ca.) di Giovanni Boldini. Due “grandi classici” dell’arte moderna italiana, che testimoniano della scuola della Macchia il primo, e del raffinato, sensuale impressionismo italiano il secondo. L’evoluzione della pittura della Penisola è raccontata dagli esordi bozzettistici di un giovane Giacomo Balla, impegnato a ritrarre la vita mondana torinese d’inizio secolo, con un ironico realismo pittorico.

Nel suo impeto collezionistico, Casamonti cerca di approfondire i percorsi dei “suoi” artisti, e per questa ragione al quadro di gusto ancora Ottocentesco, legato all’Italia liberale di Cavour e Giolitti, si contrappone la tela futurista del 1929, Idealfiamma; uno stile lontano anni luce da quello di venti anni prima, così come è diversa l’Italia di quell’epoca.

Collezione Casamonti
Le Corbusier – Taureau, 1960

Suggestivo il pastello su carta di Boccioni, quel Gelso (1909), che ancora è caratterizzato da un approccio figurativo, anche se il tratto assume un certo dinamismo, prefigurante le evoluzioni di pochi anni più tardi. Accanto a Soffici e Viani, è possibile ammirare anche l’evoluzione di Giorgio de Chirico; dalle influenze di William Blake ne La passeggiata (1909) – sospeso fra atmosfere gotiche simboliste -, si passa al Combattimento di gladiatori (1932) che segna gli anni parigini al fianco di René Paresce, contraddistinti da una riscoperta delle origini classiche dell’arte italiana, per giungere alle tele metafisiche della maturità negli anni Cinquanta, con le sue piazze assolate e silenziose, venate d’angoscia e d’attesa.

Testimonianze dell’attività del gruppo degli Italiens de Paris, anche il Pittore (1931) di Mario Tozzi, caratterizzato da un plasticismo che rimanda alla statuaria greca e romana; L’orateur (1932) di Alberto Savinio (fratello di de Chirico), e Paesaggio (1932) di René Paresce. Un’esperienza della quale poco si parla, quella degli italiani a Parigi negli anni Trenta, ma che invece sviluppò un linguaggio pittorico affascinante, sospeso fra recupero dell’antico e suggestioni onirico-surreali. Significativo il gruppo di tele che comprende Soffici, Sironi, Severini, realizzate fra il primo dopoguerra e gli anni Venti, specchio di un’Italia inquieta, dove l’auspicato “ritorno all’ordine” traduceva sulla tela il malessere percepito dagli artisti, ma non solo. Un ordine vero e proprio non ci fu, e nel 1940 l’Italia ripiomberà nella tragedia della guerra.

Collezione Casamonti
Collezione Casamonti, installation view. Foto di Neri Casamonti 2

La pittura italiana del dopoguerra e degli anni Cinquanta trova ampia analisi attraverso artisti molto diversi fra loro: dalla ritrattistica di Rosai, con protagonista Ezio Casamonti, come accennato di sopra, al suggestivo Angelo Azzurro (1951) di Casorati, interprete di un personalissimo stile legato alla meditazione e all’intimità. Di gran pregio Uccelli (1947), di Renato Birolli, che anticipa l’astrattismo dei vari Fontana, Burri, Manzoni. E ancora, una tecnica mista di Marino Marini dedicata al mondo del circo, che dialoga con una scultura del maestro, in modo da analizzarne i differenti linguaggi.

Il percorso prosegue con i concetti spaziali di Fontana, le bruciature di Burri, i collage astratti di Emilio Vedova, quelli cinematografici di Mimmo Rotella, e le sperimentazioni di Scheggi, Dorazio, Castellani. Una panoramica completa dell’evoluzione artistica italiana nella prima metà del Novecento. La collezione ha però anche un respiro europeo e mondiale, grazie alla presenza di opere di Picasso e Braque, fondatori del Cubismo, di Salvador Dalì che ideò il Surrealismo, e di Max Ernst, che oscillò fra Cubismo, Astrattismo, espressionismo e Surrealismo.

Collezione Casamonti
Andy Warhol – Jackie, 1964

Interessante, un collage di Le Corbusier, più noto come architetto ma che in realtà ebbe anche momenti pittorici. Il dopoguerra è rappresentato dall’inquieto Hans Hartung, dagli espressionisti astratti Karel Appel e Asger Jorn, fino ad arrivare alla Pop Art di Andy Warhol (con il celebre ritratto fotografico di Jacqueline Kennedy) e a un sorprendente dipinto su carta di Jannis Kounellis, prima che abbracciasse definitivamente la scultura.

Opere fra loro molto diverse, che raccontano le varie correnti dell’arte moderna, e indirettamente danno conto dei cambiamenti che hanno interessata la società nel corso di oltre mezzo secolo. Questa ricca e affascinante collezione, è adesso a disposizione di tutti, e va a colmare il vuoto che la città di Firenze aveva circa l’arte del Novecento: il museo appositamente costituito ha tradite le aspettative per una serie di motivi, il primo dei quali una collezione con opere non di primo piano. Ed è quindi grazie al mecenatismo privato se la città può adesso ammirare la grande arte moderna italiana e mondiale. Per un anno, resteranno esposte le opere dal 1900 al 1960, dopo di che sarà la volta di quelle del secondo Novecento, in modo da permettere al pubblico di ammirare l’intera collezione.

Collezione Casamonti
Mario Sironi – Periferia. Il tram e la gru, 1921
Collezione Casamonti
Marino Marini – Personaggi del circo, 1950

Informazioni utili

LA COLLEZIONE ROBERTO CASAMONTI

Palazzo Bartolini Salimbeni, Firenze

Dal 24 marzo 2018 al 10 marzo 2019

A cura di Brumo Corà

Una mostra promossa e organizzata dall’Associazione per l’Arte e la Culltura Collezione Roberto Casamonti

Orario

Dal mercoledì alla domenica 11.30-19.30 (chiusura biglietteria ore 18.30)

Tel. 055602030

www.collezionecasamonti.com

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