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Un uovo di drago. Brancusiano e quantistico. Immagini dell’installazione di Luca Pozzi a Milano

Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella) Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)
Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)
Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)

Edicola Radetzky ospita a Milano “Signal (The Dragon’s Egg)”, complessa opera di Pozzi nata in collaborazione con l’istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Fra particelle subatomiche e scintillatori muonici

Mi piace immaginarle come uova di drago vecchie 13,820 miliardi di anni”. La lirica conclusione dello statement con cui l’artista Luca Pozzi (Milano, 1983) accompagna l’installazione con la quale fino al prossimo 10 aprile invade a Milano Edicola Radetzky – piccola architettura dei primi anni del ‘900 in zona Darsena, che da luogo di vendita di quotidiani e riviste si è trasformata da qualche anno in spazio dedicato alla ricerca artistica contemporanea – è la più efficace per approcciare la sua opera, e del resto torna anche nello stesso titolo, che è appunto Signal (The Dragon’s Egg). Chi invece volesse andare più a fondo, dovrebbe armarsi di più di qualche infarinatura di fisica nucleare e quantistica: già, perché queste “uova” – come del resto molta della produzione dell’artista negli ultimi anni – sono il risultato di una collaborazione con l’istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), “alludono alla massima smaterializzazione, all’entanglement quantistico, alla discrezione dei neutrini”, specifica Pozzi, “equipaggiate di veri scintillatori muonici in grado di percepire il passaggio nella scultura di particelle subatomiche altrimenti invisibili”.

Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)
Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)

Formalmente la gabbia-parallelepipedo di vetro cattura una pallina da tennis – oggetto ormai iconico nell’opera dell’artista milanese – distorta, “che ha raggiunto la terra dallo spazio cosmico muovendosi ad altissima velocità, e la blocca appena prima dell’impatto, rendendola visibile nella sua distorsione”, che diventa “una scultura di bronzo dalla essenziale forma brancusiana”. Ma a ben osservare il rivelatore realizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con cui è equipaggiata percepisce il passaggio delle particelle subatomiche attraverso di essa, e ne segnala la presenza tramite l’accensione di un led. “Un oggetto antichissimo proveniente da molto lontano (nello spazio e quindi nel tempo) o forse da un universo alternativo rimasto inespresso fra le possibilità quantistiche, nella quale un drago in volo intorno a una pulsar ha deposto un uovo, poi lanciato verso di noi insieme al fascio di radiazioni emesso dalla stella”, suggerisce Pozzi. Da quanto esposto, è evidente che come non mai è necessario vedere de visu questo processo, ed i suoi aspetti formali: ci sono ancora una ventina di giorni a disposizione, noi intanto vi facciamo vedere qualche immagine…

Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)
Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)

Fino al 10 aprile 2018
Luca Pozzi. Signal (The Dragon’s Egg)
A cura di Alessandro Azzoni
Edicola Radetzky
Viale Gorizia (Darsena), Milano
http://www.edicolaradetzky.it/

Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)
Luca Pozzi, Signal (The Dragon’s Egg) (foto Maurangelo Quagliarella)

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