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Hitler contro Picasso: l’ossessione nazista per l’arte

Hitler contro Picasso e gli altri: l'ossessione nazista per l'arte

Hitler contro Picasso e gli altri: l'ossessione nazista per l'arte

Hitler contro Picasso e gli altri: l’ossessione nazista per l’arte. Un documentario sugli intrecci tra arte, storia e politica. Al cinema solo il 13 e 14 marzo.

La Grande Arte al Cinema distoglie per un attimo lo sguardo dalle grandi personalità del mondo dell’arte e lo punta su un tema complesso che tocca molte questioni legate a uno dei periodi più bui della Storia contemporanea, e alle conseguenze che questo ha avuto sull’arte.

Nazionalismo, antisemitismo. Arte, collezionismo. Da una parte brutture e tragedie che, forse oggi è bene ricordarlo, possono nascere in seno alla degenerazione del concetto di politica. Dall’altra termini che afferiscono alla cultura, alla bellezza del mondo, dello studio e della conoscenza. Ma al di fuori delle mura dorate del pensiero astratto anche le cose più belle toccano la terra e si sporcano. E allora diventa possibile parlare insieme di arte e di nazismo.

Stupisce però osservare un’opera d’arte e rendersi conto di guardarla con altri occhi. Questa volta al centro del racconto non troviamo la bellezza, la forza espressiva, e nemmeno le emozioni suscitate dell’arte. Vengono indagati i legami tra opere e proprietari, la strumentalizzazione dell’arte, i vincoli tra ideologie e forme di rappresentazione.

Hitler contro Picasso e gli altri. Toni Servillo

Ma andiamo con ordine. Hitler contro Picasso e gli altri è un documentario sulle peregrinazioni, espropriazioni e saccheggi delle opere d’arte durante la Seconda guerra mondiale. La struttura è quella classica del documentario, ma con un narratore d’eccezione: Toni Servillo. Il film prende le mosse dai collegamenti storici tra arte e nazismo e illustra i meccanismi tramite i quali Hitler e i suoi generali riuscirono ad appropriarsi di sterminate collezioni d’arte – o meglio, di quella che avevano deciso fosse la vera Arte.

Kirchner, Due nudi sul letto, 1907-1908, Kunstmuseum Bern
Kirchner, Due nudi sul letto, 1907-1908, Kunstmuseum Bern

Si incastrano poi nella narrazione degli episodi cardine di questa spoliazione, con vicende e conseguenze che arrivano fino fino ai giorni nostri: sono molti gli eredi delle famiglie ebree derubate dai nazisti che cercano di rientrare in possesso delle opere appartenute ai propri antenati.

Il regime nazista era in cerca di legittimazione. E come legittimare definitivamente la propria autorità e la propria superiorità? Guardando indietro, alle grandi case regnanti, alle aristocrazie del passato. E allora ecco gli esempi da seguire che forniscono i codici comportamentali e patrimoniali. L’ultimo tassello da inserire è l’arte: il possesso delle più grandi creazioni dell’ingegno umano, dei manufatti per eccellenza, è la chiave di volta per far reggere l’intera architettura. Appropriarsi del gusto, della ricchezza, della potenza e della cultura necessarie per essere padroni di una città, di un popolo… di un continente.

Molte creazioni dell’arte “classica”, i nobili ritratti, le scene storiche, le nature morte e tutte le altre forme d’arte che nacquero fino a metà Ottocento circa erano figlie delle richieste di ricchi committenti (principi, corti, alto clero) o esprimevano in qualche modo idee di quelle categorie altolocate.
L’arte recente, dai germi dell’impressionismo prima alla forza delle Avanguardie poi, era invece fortemente sovversiva, non guardava più in faccia a nessuno, non esprimeva altro che se stessa.

Ecco quindi l’arte classica come strumento di difesa e legittimazione. L’altra arte, tagliente, pericolosa, rivoluzionaria, invece da tenere a bada: da bandire. Nasce da presupposti diversi rispetto alla “vecchia” arte; la via più semplice è quindi dichiararla degenerata, non-arte.

Hitler contro Picasso mostra-1937
Mostra Arte degenerata del 1937

Questa visione dell’arte viene sancita definitivamente dal regime nel 1937 con due mostre organizzate contemporaneamente a Monaco. Il 18 luglio la Grande Esposizione di Arte Germanica, di cui Hitler si occupò personalmente, e il 19 luglio la mostra itinerante Arte degenerata (in tedesco entartete Kunst). Quest’ultima esposizione contava 650 opere d’arte sequestrate in 32 musei tedeschi, in case private e in gallerie di collezionisti ebrei. Tra gli artisti all’indice: Paul Klee, Oskar Kokoschka, Max Ernst, Otto Dix, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, Vincent van Gogh.
Sui muri della mostra correvano frasi come: “Incompetenti e ciarlatani”, “Un insulto agli eroi tedeschi della Grande Guerra”, “Decadenza sfruttata per scopi letterari e commerciali”.

Paul Klee, Greco e barbari, 1920, Kunstmuseum-Bern
Paul Klee, Greco e barbari, 1920, Kunstmuseum-Bern

Contestualmente cominciò la razzia di opere classiche e antiche su indicazione di Hitler e Goerin, numero due del regime e grande collezionista. I capolavori rubati avrebbero dovuto occupare gli spazi del “Louvre di Linz”, il museo che il Führer – con un passato da pittore fallito – aveva progettato per la sua città natale.
I capolavori dell’arte degenerata vennero invece venduti alle aste per finanziare le casse statali e l’acquisto dell’arte preferita dal regime. 
Continuarono i sequestri nei musei dei territori occupati e nelle case dei collezionisti soprattutto ebrei, saccheggi che continuarono fino alla fine della guerra con la sottrazione dei patrimoni artistici dei paesi attraversati dalle truppe tedesche. 

>> Si calcola che le opere d’arte sequestrate dai nazisti in tutta Europa furono oltre 5 milioni.

 Liberazione-di-Berchtesgaden-e-recupero-della-collezione-Goering-ad-opera-della-101st-Aiirbone-Division.-Courtesy-of-National-Archives-Records-Administration
Liberazione di Berchtesgaden e recupero della collezione Goering ad opera della 101st Aiirbone Division. Courtesy of National Archives Records Administration

Il tema delle grandi razzie di opere d’arte durante la Seconda guerra mondiale è stato già soggetto di altre pellicole, come, per esempio, Monuments Man di George Clooney. Ma il taglio dato dal regista Claudio Poli è diverso. I focus principali sono la funzione dell’arte nel regime nazista e il legame spezzato tra opere e proprietari. Legame che oggi gli eredi dei proprietari originari cercano di ricucire.

L’attenzione di molti di questi eredi si è ridestata all’apertura del Dossier Gurlitt. Nel 2012 furono trovate nell’appartamento di Cornelius Gurlitt più di 1400 opere ritenute scomparse. Le opere erano del padre, Hildebrand Gurlitt, mercante d’arte affiliato al regime nazista durante la seconda guerra mondiale. Il vaso di Pandora era stato aperto. Dopo 80 anni la ricerca di opere, di legami infranti, si riattiva con più vigore di prima.

Altro obiettivo della pellicola è proprio quello di sensibilizzare lo spettatore sull’importanza del legame affettivo che intercorre tra proprietario e opera.

Il ritorno dell’opera alla famiglia proprietaria a volte è tanto intricato, lungo e faticoso quanto i Nostoi degli eroi omerici.

Christopher Marinello, uno tra i maggiori esperti nel recupero d’arte rubata, ha commentato: «Il problema della restituzione delle opere d’arte agli eredi è ancora presente e solo in minima parte risolto. Il film ha la capacità di far conoscere una realtà che è sconosciuta ai più, su un argomento estremamente sensibile e delicato che però viene affrontato in modo approfondito, in modo che si possa entrare in empatia con una situazione in cui si trovano tantissime persone e provare emozioni profonde anche grazie alla musica del film. In modo che non debba più sentire un domani un mercante d’arte dirmi che gli ebrei che tentano di farsi restituire un’opera sono già abbastanza facoltosi e non hanno bisogno di un quadro in più».

Infine la colonna sonora che accompagna la pellicola è semplice, ma toccante. «La partitura – ha dichiarato l’autore della colonna sonora Remo Anzovino – unisce suoni concreti e moderni alla scrittura rigorosa per orchestra sinfonica affinché sia chiaro sin dal suono quanto le cose universali non appartengono al passato ma al Sempre e al Mai. Sono gli Innocenti ad aver ispirato il tema principale e la scelta di utilizzare un coro di voci bianche: gli artisti sfregiati e le persone depredate, uccise per essersi opposte alla ossessione dei nazisti per l’arte».

Hitler contro Picasso. L’ossessione nazista per l’arte è un documentario che mette in campo molti temi di natura complessa. Forse troppi. L’attenzione del pubblico non viene mai meno, ma l’ampiezza delle tematiche trattate non lasciano scampo a questioni irrisolte e poco indagate.
Un’opera comunque da lodare per l’obiettivo che persegue e per il taglio, che riesce a essere contemporaneamente didattico ed empatico.

Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte

al cinema solo il 13 e 14 marzo

diretto da Claudio Poli su soggetto di Didi Gnocchi
sceneggiatura di Sabina Fedeli e Arianna Marelli
con musiche di Remo Anzovino
prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital con la partecipazione di Sky Arte HD

L’evento al cinema è patrocinato dalla Comunità Ebraica di Milano.

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