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Mr. Savethewall e l’arte di inseguire i sogni. Intervista

Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri
Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri
Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri

Alla Galleria Deodato Arte di Milano si è inaugurata giovedì 1 marzo la mostra La realtà oltre il muro di Mr. Savethewall – PierPaolo Perretta (Como 1972). L’artista, lasciato il lavoro da manager e da vicesegretario Confartigianato Como e i raid notturni per l’affissione dei suoi lavori, cinque anni fa ha iniziato la carriera, oggi è un affermato artista che ha avuto il coraggio di abbandonare una qualificata professione per perseguire il suo sogno, quello di fare arte a tempo pieno ma anche quello di ritrovare il tempo per se stesso e per la famiglia.

Chi è Mr. Savethewall?
Da sempre nutro una grande attrazione per l’arte, sin da bambino disegnavo e dipingevo, imbrattavo i muri di casa, disegnavo le mie ansie, il momento stesso che avevo terminato e riposto il disegno nel cassetto l’ansia passava. Il meccanismo di quando facevo le opere di stencil sui muri era lo stesso, in realtà proponevo opere per dare sfogo alle mie insoddisfazioni da manager, perchè prima di fare l’artista a tempo pieno mi sono dedicato al mondo del management, lavoravo molte ore, sempre lontano dalla famiglia e sempre troppo stressato. Mi dedicavo all’arte solo di notte, dopo 12/13 ore di lavoro, a casa sagomando i cartoni abbandonati e scrivevo la frase-messaggio, allora non mi firmavo – Savethewall – ma UNC- uno nessuno centomila. Divento Mr. Savethewall quando, infastidito da un orribile tag sul muro fatto da qualche imbecille, sono intervenuto facendoci intorno una cornice barocca con un mano che teneva una bomboletta spray dalla quale usciva un ricciolo di escremento con la scritta “ caro imbratta muri se fosse arte la compreremmo e invece dobbiamo pagare per cancellarla” firmato Mr Savethewall.

Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri
Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri

Perché hai iniziato con i muri e non da subito con la tela?
Perché era adrenalina pura, uscire alle 3 di notte per attaccare con nastro adesivo i miei lavori era una formula anti-stress. La logica della mia operazione artistica era di usare la strada perché l’opera fosse visibile a tutti. Se il lavoro piaceva veniva portato via in brevissimo tempo, se non piaceva rimaneva fino alla sua naturale scomparsa. Quando ho lasciato il lavoro, mi sono detto: ma se la gente si porta via le mie opere forse questi piacciono?! Così incominciai a portare le idee sulla tela.

Quando usavi la strada come sede espositiva hai dichiarato che l’arte è per tutti. Adesso che esponi nelle gallerie private hai cambiato idea?
A un certo punto mi sono reso conto che la visione romantica, che nutrivo per l’arte, era non solo superata, ma era solo una grande utopia, rendendomi così conto che tutto ruota intorno al grande sistema del mondo dell’arte. Avevo lasciato il mercato imprenditoriale per ritrovarmi in un nuovo sistema dove mi ponevano domande tipo: quale è il tuo coefficiente? Chi è il tuo gallerista? Oppure affermazioni del tipo: è stato tutto già fatto, voi giovani siete la ripetizione di qualcosa che è già esistito. Questo mi ha fatto riflettere e da lì è nata l’idea del Dollart, una nuova moneta di scambio, una nuova unità di misura nel sistema dell’arte. Sulla moneta c’era raffigurata la faccia di Jeff Koons. La performance consisteva nel donare a uno spettatore un dollart firmato da me e successivamente gli proponevo di riacquistare il dollart firmato in cambio di due dollart non firmati, quasi tutti non erano più propensi alla scambio essenzialmente due motivi: chi sosteneva che avendomi conosciuto e scambiato quattro chiacchere con me l’avevo indotto a riflettere e quindi il dollart firmato rappresentava il momento e il pensiero, questo secondo me rappresenta il mondo dell’arte. Il sistema di mercato invece induce a pensare che la moneta, essendo firmata dall’artista emergente, con un possibile successo futuro, un domani possa valere molto, considerandola così una vera opera d’arte. Quindi per rispondere alla tua domanda Si l’arte è per tutti! Non importa quale sia lo spazio espositivo, è il messaggio che viene recepito che conta.

Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri
Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri

Elencami tre caratteristiche fondamentali del tuo essere artista.
Ritengo di avere una grandissima manualità, sono spinto da una forte e sana curiosità e per l’ultimo posseggo una sensibilità non-verbale.

Che cosa intendi per sensibilità non verbale?
Essendo una persona curiosa nutro la necessità e la volontà di capire l’altro, quindi ascolto sempre chi mi sta di fronte. Questo capacità all’ascolto mi ha portato a creare un nuovo progetto il Lifeshot.

LifeShot, di cosa si tratta?
E’ un lavoro che nasce dalle domande che io faccio alla persona coinvolta, partendo dal concetto che la vita di chiunque di noi è la più importante opera d’arte. La continua e costante frase che si sente è “è già stato visto, è già stato fatto” ed io, che faccio il frontale con il sistema dell’arte, mi sono posto la domanda: che cosa è quella cosa che ancora oggi non ha bisogno di essere un’innovazione e che può essere sempre nuova e avvincente? la risposta è stata la tua vita. Grazie a Gerard Malanga, artista a tutto tondo e attivo nella Factory di Andy Warhol, mi viene l’ispirazione: una serie di scatti fotografici dove il personaggio ripreso ha con sé sedici oggetti che rappresentano i momenti salienti e gli anni della sua vita. Non si tratta solo di scatti fotografici, tra me e l’artista si instaura un dialogo sul racconto della sua vita che viene ripreso. Alla fine ci saranno 16 scatti e un filmato di 15 minuti di storia personale. Quando ho presentato il progetto a SetUp Contemporary Art Fair di Bologna ho messo un cartello con scritto – e tu tra le tue opere d’arte ce l’hai la tua vita?– Naturalmente il primo lifeshot fu su me stesso.

Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri
Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri

Una grande operazione di marketing!
Ho una passione smodata per il marketing, ma quello sano, onesto sincero e leale. Per me è migliore è il passa parola perché è onesto.

Hai iniziato a dedicarti all’arte a tempo pieno da meno di 5 eppure ti sono dedicati numerosi articoli su delle riviste straniere, cosa è cambiato da quel momento?
Grazie ad alcuni articoli scritti da testate straniere, tra cui il New York Times, hanno iniziato a interessarsi al mio lavoro molti collezionisti stranieri, alcuni di questi mi sono venuti in studio ed hanno acquistato delle mie opere, con vanto posso dire che alcuni di questi annoverano nella propria collezione opere di Banksy e tanto altro.

Perché fai arte? Descrivi il tuo processo creativo.
Perché sono un sognatore. Credo ancora nei miei sogni. Esprimermi attraverso l’arte è il mio sogno più grande, un sogno che prende forma e si realizza. Ahimè il percorso del sognatore passa attraverso la derisione, poi ti ostacolano poi ti ammirano. Per me non esiste sono lo stencil ma c’è anche la fotografia e la scultura, il famoso Pinocchio installato all’aperto a Como, la pittura, le cartoline, i fiori nelle buche. La mia arte nasce dall’osservazione e dall’ascolto delle persone e delle cose che stanno intorno a me, così mi parte l’idea, cambia lo strumento con il quale mi esprimo ma l’idea è parte del tutto.

Definisci il tuo fare arte.
Penso sia un mix di molte cose, ma soprattutto la mia arte è la trasparenza innocente del bambino che vede le cose senza i filtri dell’adulto, ecco penso di elaborare la realtà e restituirla al mondo ancora con lo spirito di un bambino. Voglio giocare a fare l’artista con tutta l’onesta possibile.

E quale è l’artista contemporaneo che ammiri di più?
Maurizio Cattelan, se c’è un lavoro che guardo è il suo perché la sua vita potrebbe sovrapporsi ad un’opera d’arte.

Quale è la frase che ti aspetti che il pubblico dica davanti a una tua opera d’arte?
E’ proprio vero ogni uno è le scelte che fa!

Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri
Mr. Savethewall © Emanuele Scilleri

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