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Omicidio al Cairo, noir su potere e corruzione

Omicidio al Cairo Tarik Saleh

Omicidio al Cairo Tarik Saleh

Omicidio al Cairo, in sala il film vincitore del Premio della giuria al Sundance 2017.

Egitto, 2011. Alcune settimane prima della rivoluzione. Noredin, ufficiale di polizia nel Corrotto sistema del cairo, indaga sull’omicidio di una cantante al Nile Hilton (The Nile Hilton Incident, il titolo originale). Quando scopre il coinvolgimento dei vertici del potere egiziano, Noredin cambia posizione e si schiera dalla parte di chi è indifeso. Un thriller politico basato su una storia vera.

La pellicola si ispira all’omicidio della cantante libanese Suzanne Tamim accaduto nel 2008, il colpevole risultò essere un uomo d’affari e parlamentare egiziano vicino alla famiglia Mubarak.
Il film è un’indagine sulla natura del potere e della corruzione, ha dietro di sé eccellenti precedenti rispetto ai quali non sfigura: Indagini su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Z – l’orgia del potere, Le mani sulla città. 

Dal 22 febbraio è in sala Omicidio al Cairo, del regista svedese (ma di origini egiziane) Tarik Saleh. Un noir sullo sfondo della rivolta popolare della Primavera Araba. Protagonista, nei panni dell’ufficiale Noredin, l’attore libanese Fares Fares (Jalla! Jalla!, Zero Dark Thirty, Child 44). Regista e attore li ritroveremo coinvolti assieme nella nuova stagione di WestworldOmicidio al Cairo Tarik Saleh

«Si tratta di un film sul Cairo. Sul passato e sul futuro che collidono – e sulla gente che rimane schiacciata in mezzo. Tre giorni prima dell’inizio delle riprese l’Egyptian State Security ci ha messi a tacere. Abbiamo dovuto spostare la produzione a Casablanca. Ero devastato. Poi, ho pensato a Fellini e ad Amarcord. La gente della sua città, Rimini, può giurare di aver riconosciuto nel film strade e case. Lui, però, aveva girato a Cinecittà. Si poteva fare! Ma per ricreare una città devi catturarne l’anima. Volevo ricostruire Il Cairo nella sua futuristica gloria distopica. Un contrasto ardito, non bianco e nero, bensì giallo e nero.

Non mi interessava raccontare una storia, piuttosto far compiere agli spettatori un viaggio. Non uno di quei tour dove non lasci mai il bus – qui facciamo realmente delle fermate, mangiamo del cibo e ci ammaliamo a causa del cibo.

Non è fondamentale cosa accade, ma COME accade. Noredin è la nostra guida, un principe della città. Ti insegnerà l’arte della corruzione, i codici sociali con i baci sulla guancia, e a rivolgerti alle persone secondo il loro stato sociale. Poi, ci sono le mani, il denaro da cambiare, i piccoli gesti.

Imparerai la fascinazione del potere e la bruttezza della verità.

La finzione di Omicidio al Cairo si scontra costantemente con la realtà. A volte mi spaventa, ma, per essere onesto, questo è il motivo per cui lo faccio – per far sì che i miei sogni diventino veri». − Tarik Saleh

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