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Teodoro Wolf Ferrari, paesaggi della memoria e dell’anima alla ricerca delle radici della vita.

San Zenone del Grappa. Covoni, 34,2X44,7 cm, 1921 San Zenone del Grappa. Covoni, 34,2X44,7 cm, 1921
San Zenone del Grappa. Covoni, 34,2X44,7 cm, 1921
San Zenone del Grappa. Covoni, 34,2X44,7 cm, 1921

Nell’Europa di fine Ottocento una piccola città come Venezia riesce ad affermarsi tra le grandi capitali della cultura e ad attirare su di sé molta attenzione. Nel 1895 ha inizio la Biennale, prima grande apertura dell’arte italiana e luogo di confronto internazionale per gli artisti. Oltre ad essa la città vede la nascita della Fondazione Bevilacqua La Masa i cui giovani artisti cominciano ad esporre le loro opere nel palazzo di Ca’ Pesaro sul Canal Grande. Una città in fermento, dunque, aperta all’Europa e al cambiamento.

Un artista che comincia la sua carriera proprio nella Venezia di fine Ottocento è Teodoro Wolf Ferrari (1878-1945). Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, con maestri del calibro di Guglielmo Ciardi, si trasferisce a Monaco di Baviera dove assimila la cultura delle Secessioni ed espone le sue opere in diverse mostre. Molto influenzato dal panorama del Modernismo e delle arts&crafts, egli si interessa non solo alla pittura ma anche al vetro, alla realizzazione di gioielli, vetrate, arredamenti e altri oggetti, mostrando subito la sua volontà di sperimentare.

San Zenone degli Ezzelini. Verso il Pasubio e la Valsugana, 1920
San Zenone degli Ezzelini. Verso il Pasubio e la Valsugana, 1920

Tornato a Venezia entra a far parte del gruppo L’Aratro insieme ad altri giovani artisti; basando le loro opere sulla decorazione essi volevano rivendicare all’arte una valenza artigianale. In questi anni Teodoro Wolf Ferrari fu coinvolto in due esperienze, quella “secessionista” di Ca’ Pesaro e quella più internazionale della Biennale. Grazie alla sua presenza sempre attiva in città e alla sua attenzione alle arti applicate fu un artista all’avanguardia e diventò un importante punto di riferimento nel panorama artistico veneziano.

Fin da piccolo l’artista era solito trascorrere le vacanze nella cittadina trevigiana di San Zenone degli Ezzelini; il legame con questo paese diventò sempre più intenso, tanto che negli anni Venti egli vi si traferì stabilmente e qui restò fino alla morte. Teodoro Wolf Ferrari conosceva alla perfezione questa cittadina e ogni collina, monte, famiglia, casa gli erano familiari. L’artista si dedicò alla rappresentazione di queste terre a lui care e scelse il vicino monte Grappa come protagonista di molte composizioni. Egli come i pittori impressionisti era solito rappresentare isoggetti da molteplici angolazioni e con diverse condizioni atmosferiche, quasi a voler mostrare quanto uno stesso luogo variasse e fosse mutevole.Nelle sue opere grande importanza per la resa dei paesaggi è data ai colori; caldi come gli arancioni e i marroni o freddi nelle varie tonalità di verde, essi sono stesi ora con precisione e piccole pennellate di tocco, ora con pennellate sicure e veloci apparendo così corposi e grumosi. In ogni caso la rappresentazione è di grande effetto, in grado di rendere la natura e le sue variazioni.

San Zenone degli Ezzelini. Da la riva longa dei Scaggion verso il Grappa, 58x74 cm, 1926
San Zenone degli Ezzelini. Da la riva longa dei Scaggion verso il Grappa, 58×74 cm, 1926

Si tratta di una pittura completamente diversa rispetto a quella secessionista maturata a Venezia; una pittura più emotiva, sicuramente influenzata dal rapporto intimo che il pittore aveva con questi luoghi, una pittura testimone dell’interiorità di questo artista. Nelle sue opere Teodoro Wolf Ferrari è in grado di rappresentare il paesaggio nella sua essenza e di metterne in evidenza aspetti come la vegetazione, la luce e le sue variazioni, i colori, le particolari condizioni metereologiche. La sensazione, osservando alcuni paesaggi del periodo sanzenonese, è quella di percepire effettivamente il vento, la luce del sole, la freschezza della natura dopo la pioggia, l’odore dei campi, della terra e dei fiori; una pittura che parla di natura, di vita all’aperto e di lavoro, un paesaggio che è in grado di suscitare emozioni e poeticità. Paesaggi della memoria e dell’anima alla ricerca delle radici della vita.

Teodoro Wolf Ferrari è stato un artista particolare e mutevole e incuriosisce proprio per questa sua “doppia personalità”. Durante la giovinezza e gli anni di Ca’ Pesaro e della Biennale egli è stato molto sperimentale, attento alle novità e al cambiamento, mentre con il passare degli anni la sua pittura è diventata più tranquilla e calma nella scelta dei soggetti ma comunque dinamica ed energica per quanto riguarda colori e pennellate. Un artista che è cambiato nel corso degli anni ma che ha continuato ad amare la pittura e l’arte e che proprio attraverso la pittura ha mostrato un altro suo grande amore ovvero quello per il paesaggio e per la terra veneta.

Il Monte Grappa visto da San Zenone degli Ezzelini, 54,5x72,5 cm, 1920
Il Monte Grappa visto da San Zenone degli Ezzelini, 54,5×72,5 cm, 1920
Teodoro Wolf Ferrari
Teodoro Wolf Ferrari

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