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Voci dall’Antica Roma: il Sepolcro degli Scipioni

Sepolcro degli Scipioni Sepolcro degli Scipioni
Sepolcro degli Scipioni
Sepolcro degli Scipioni

A Roma, lungo via di Porta San Sebastiano, nascosto ai passanti dietro un possente muro, si cela uno dei sepolcreti più incredibili del mondo antico, quello appartenuto per circa tre secoli alla famiglia degli Scipioni. Il luogo, solitamente chiuso al pubblico e visitabile solo su richiesta, venne scoperto casualmente nel Settecento dai fratelli Sassi, proprietari della vigna sovrastante.

Nonostante le tecniche di scavo dell’epoca fossero molto invasive – poiché finalizzate principalmente al reperimento per fini collezionistici di oggetti preziosi – il suo ritrovamento fece subito un grande scalpore. Grazie alle indagini svolte in epoca più moderna, furono effettuati studi più mirati, il sito venne restaurato e alcuni dei numerosi sarcofagi, i più pregiati, furono messi in salvo.  E’ questo il caso per esempio del monumentale sarcofago appartenuto al capostipite della famiglia, Lucio Cornelio Scipione Barbato, oggi ammirabile in tutta la sua raffinatezza ed eleganza all’interno dei Musei Vaticani.

Sepolcro degli Scipioni
Sepolcro degli Scipioni

L’aspetto più interessante del sito è legato alla sua capacità di poter rivelare al visitatore numerose informazioni sui riti funerari della Roma Repubblicana, aggiungendo indicazioni importanti su una delle famiglie più influenti della storia. E questo nonostante nel sepolcro non siano state ritrovate le tombe dei due più illustri personaggi della famiglia, Scipione l’Africano e Scipione l’Emiliano, vissuti in periodi differenti, ma entrambi noti per le loro imprese e gesta contro Cartagine.

Il sepolcro, completamente scavato nella roccia, doveva essere caratterizzato da una facciata monumentale impreziosita da tre statue forse in marmo – rappresentati Scipione l’Africano, suo fratello Scipione l’Asiatico e il poeta Ennio – e da una sontuosa decorazione pittorica di cui oggi restano in realtà poche tracce, databile a periodi differenti. Le fasi principali degli affreschi risalgono al II secolo a.C., quando cioè Scipione l’Emiliano fece ingrandire e monumentalizzare l’intera zona, mentre la fase più tarda è del I sec. d.C., quando il sepolcro fu riutilizzato come luogo di sepoltura dalla gens Lentuli, un ramo collaterale della famiglia degli Scipioni che nel frattempo si era estinta.

Superato l’ingresso, ecco davanti a noi una fitta rete di gallerie, tre gallerie longitudinali a cui si intersecano altre tre trasversali. Sul fondo del sepolcro, ecco troneggiare la copia del grande sarcofago in peperino di Lucio Cornelio Scipione Barbato, colui che verosimilmente fece costruire l’intero sepolcro nel III sec. a.C. Tutto intorno a lui e all’intero delle altre gallerie, furono adagiati gli altri sarcofagi, molti dei quali presentano iscrizioni, dipinte o scolpite, con i nomi dei proprietari, le cariche ricoperte in vita e le loro doti morali. Le sepolture qui rinvenute durante gli scavi sono circa una trentina, alcune delle quali formate anche da olle cinerarie (recipienti in terracotta per la conservazione delle ceneri e delle ossa del defunto cremato), probabilmente di epoca più recente.

Sepolcro degli Scipioni
Sepolcro degli Scipioni

Due le curiosità: la prima riguarda la creazione in una parte del sepolcro di una calcarea, una grande fossa scavata per fondere il marmo e ricavarne calce, databile all’epoca tardo antica o medievale, a testimonianza dello stato di abbandono in cui doveva vertere il luogo alla fine dell’epoca romana. In realtà il sepolcro pare fosse già stato abbandonato nel I sec. d.C. visto che nelle sue immediate vicinanze sorge un colombario ipogeo, forse adibito a sepolture di liberti, cioè schiavi affrancati. E’ certo comunque, che già nel II secolo l’intera area era stata adibita a quartiere abitativo: parte del sepolcro venne infatti sfruttata come fondamenta per l’edificazione di un’insula – l’abitazione comune dell’antica Roma con la forma di un caseggiato a più piani – rimaneggiata poi anche in epoca medievale.
E dulcis in fundo, alcuni scavi ed indagini recenti hanno rimesso in luce inoltre una serie di gallerie sotterranee, identificabili come catacombe databili al III-IV secolo d.C. Insomma…un sepolcro tutto da scoprire e visitare, in grado di rivelare continue ed infinite sorprese al suo visitatore!

Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale, che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.

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