Il più ampio giardino verticale di Milano con vista su una chiesa di epoca romanica e su uno sterminato bancone dove i barman Matteo De Palma e Francesco Palma preparano dei cocktail che guardano a Oriente, è da Sushi B. Giapponese il ristorante e nipponica la carta cocktail suddivisa in East Inspiration e West Inspiration in base allo spirit di provenienza: qualità homemade e forte impatto scenico.
Da provare l’esperienza del Caosmopolitan (Gin Tanueray al limone, Combier, limone, melograno e fumo al lemongrass), presentato sotto una cupola di vetro per mantenere l’affumicatura, che svanisce come un incantesimo nel momento del servizio. O ancora da degustare l’Obi Won Kinobi (Ki no bi Kyoto dry gin, Shiso syrup, lemon e mio sake sparkling), il Milano Tokyo (Bitter Campari, Umeshi Kiuchi, Shochu Kiuchi, Bitter al mandarino, Tintura al peperoncino, polvere Di Umeboshi), il Kunsei Punch Rum Flor De Cana (con infuso al te earl grey, Sherbet arancia e limone, cacao, DiSaronno e ghiaccio affumicato), o ancora l’Aperikotai Rum Myers Dark (con Rum Nine Leaves Angels Half, Falernum, lime, confettura di albicocche).
In accompagnamento alcuni otsumami (appetizer) dello chef Nobuya Niimori, anche se il consiglio è concludere con una cena degustazione, unico esempio a Milano di vero Kaiseki, menù tradizionale giapponese da 8 o 9 portate, servito da una cameriera vestita con il tipico abito, su piatti decorati a mano unici: sarete curati dal direttore Simone Anastasio e dal sommelier Mototsugu Hayashi per una full immersion nel Giappone più puro.
Finalmente a Milano un menu della tradizione giapponese, senza interferenze fusion o contaminazioni, dieci portate (da stabilire se 8-10) a 130 euro escluse le bevande, da gustare per soli sei posti esclusivi (su prenotazione) al bancone del Sushi Bar, al piano inferiore.
