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Biquadro, una nuova galleria per l’arte del dopoguerra apre a Caravaggio

Calzolari senza-titolo-1977 Biquadro L'opera di Calzolari del 1977, scelta come manifesto della mostra inaugurale

Una nuova realtà contemporanea sta per aprire i battenti a Caravaggio (BG). Biquadro Fine Art, una galleria che nasce dall’incontro di due giovani, Marco Beretta, 26 anni e studi di giurisprudenza alle spalle, e Nicole Berva, laureata in storia dell’arte che di anni ne ha 27. La sede inaugurerà il prossimo 21 giugno 2017 con l’esposizione temporanea: BLACK AND WHITE IS MORE REALISTIC.

Calzolari senza-titolo-1977 Biquadro
L’opera di Calzolari del 1977, scelta come manifesto della mostra inaugurale

Il titolo della mostra, una citazione cinematografica dal regista Wim Wenders, rivela il tema del progetto espositivo, basato sulle opere di sei artisti italiani, attivi dal secondo dopoguerra a oggi: Gastone Novelli, Giulio Turcato, Mario Giacomelli, Pier Paolo Calzolari, Gianni Pettena e Alberto Garutti. Un incontro con gli ideatori della mostra ha permesso di conoscere meglio la nuova istituzione.

– Come nasce e si inserisce una galleria che tratta arte del dopoguerra in una comunità come quella di Caravaggio?

Biquadro nasce come una realtà inedita nella comunità di Caravaggio, che può sembrare marginale per la mancanza di altri punti di riferimento per il contemporaneo, ma che in realtà si dimostra strategica perché a cavallo tra le attività di collezionismo delle città di Bergamo, Brescia e Milano, centri importanti per l’arte. La galleria intende essere inoltre un’evoluzione del percorso commerciale che abbiamo intrapreso già alcuni mesi fa e ci darà la possibilità di avere una visione a 360° sul mondo dell’arte e di creare dei progetti espositivi interessanti da affiancare all’attività tradizionale di vendita.

– A questo proposito la mostra inaugurale BLACK AND WHITE IS MORE REALISTIC si propone come un viaggio temporale con diverse tappe. Come si sviluppa l’esposizione?

Quello che secondo noi unisce i sei artisti presenti in mostra è la necessità di una rilettura e una rivalutazione da parte del mercato e della critica. A partire dal ritorno alla ribalta di Calzolari, sia a livello espositivo sia commerciale, quelli esposti sono tutti artisti “giganti” che meritano un grande spazio nella storia dell’arte italiana e nelle collezioni private. Tra questi l’esempio di Novelli, che nel 1972 fu protagonista di una personale al MoMA, non un traguardo alla portata di tutti, data anche le sua indole politica. La mostra diventa un’occasione anche di individuare di una linea di demarcazione tra le diverse sensibilità degli artisti che hanno vissuto la guerra come Giacomelli, Turcato e appunto Novelli, rispetto a quelli che sono venuti dopo. Crediamo che questo aspetto divida idealmente in due la mostra.

-Le opere esposte oltre a fare riferimento a periodi diversi si cimentano con mezzi differenti, dalla pittura alla fotografia, è un aspetto che riflette la vocazione della galleria?

N: Il voler esporre in mostra una fotografia in realtà nasce a posteriori, riflettendo sul tema del binomio bianco e nero e sulla presenza degli altri artisti, l’inserimento di uno scatto di Giacomelli è stata secondo noi una scelta azzeccata.

M: Giacomelli lo reputo un grandissimo artista, uno di quelli che considero capaci di emergere dalla fotografia, diventando artisti quasi concettuali, come Ugo Mulas. Pettena a suo modo era vicino a tutte le figure dell’architettura e degli happening e quindi lo abbiamo ritenuto adatto per una mostra che parla attraverso differenti mezzi. Allo stesso tempo anche la galleria non si pone limiti in questo senso nell’indagare i diversi aspetti, anche materiali, assunti dall’arte del dopoguerra.

-L’opera che preferite della mostra e che meglio la rappresenta?

N: L’opera che abbiamo scelto come copertina della mostra, di Calzolari, perché è certamente un lavoro molto iconico e secondo noi rappresenta bene l’idea della mostra, sebbene gli artisti scelti siano difficili da ricondurre a un solo elemento comune, come spesso accade per una mostra che non vuole seguire la moda di nomi storicizzati dal mercato.

M: La mia opera preferita invece è  “L’origine dei segni” di Novelli, che apre il percorso della mostra. Novelli secondo me fa parte di quella schiera di artisti italiani poco trattati dalle gallerie e che si vedono raramente nel mercato, ma che hanno il potenziale di incuriosire un pubblico di collezionisti internazionali. Malgrado una produzione limitata è stato fondamentale nella storia dell’arte italiana come ha confermato da protagonista assoluto della Biennale del ’68.

-Quali sono i progetti futuri di Biquadro?

Senza voler semplicemente emulare i modelli della realtà milanese o fossilizzarsi sul territorio di Caravaggio, Biquadro vuole essere un progetto che speriamo di poter espandere nel tempo, fermo restando il valore di possedere una galleria connessa alla nostra realtà. Con l’inaugurazione della mostra, vogliamo principalmente accostarci al pubblico e permettergli di conoscere questi nomi che meritano certamente una rinnovata attenzione all’interno delle collezioni e negli spazi espositivi italiani.


Informazioni utili

Biquadro Fine Art,  Caravaggio.
BLACK AND WHITE IS MORE REALISTIC
21 giugno – 21 luglio, 2017

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