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Spartaco e la schiavitù a Roma nel racconto immersivo dell’Ara Pacis

Catena, Madrid, Museo Arqueòlogico Nacional Catena, Madrid, Museo Arqueòlogico Nacional
Catena, Madrid, Museo Arqueòlogico Nacional
Catena, Madrid, Museo Arqueòlogico Nacional

La mostra “Spartaco. Schiavi e padroni a Roma” ospitata dal Museo dell’Ara Pacis fino al 17 settembre 2017 , partendo dall’ultima grande rivolta guidata da Spartaco (tra il 73 e il 71 a.C.) indaga a tutto tondo il complesso sistema schiavistico della Roma antica. I numerosi reperti archeologici esposti infatti, sono inseriti in un racconto immersivo composto da installazioni audio e video che permettono di apprezzare e contestualizzare maggiormente ogni singola opera. Un team di archeologi, scenografi, registi e architetti ha ideato un percorso espositivo diviso in 11 sezioni che raccolgono circa 250 reperti archeologici provenienti dai musei della Sovrintendenza Capitolina, da molti musei italiani e da alcuni importanti musei stranieri. Bracciali, frammenti di mosaici, specchi con scene erotiche, statue, attrezzi, catene. Ogni sezione indaga a fondo un aspetto specifico della schiavitù a Roma. Insomma Spartaco è solo un punto di riferimento per un discorso molto più articolato e approfondito che investe ogni settore della storia di Roma.

​Lanternarius addormentato, Su concessione del ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma Museo Nazionale Romano – Museo delle Terme di Diocleziano
​Lanternarius addormentato, Su concessione del ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma Museo Nazionale Romano – Museo delle Terme di Diocleziano

Si parte dal racconto del silenzioso ma fondamentale contributo del lavoro degli schiavi nel processo di sviluppo di Roma. Il rovescio della medaglia della grandezza della Roma antica era lo sfruttamento della forza lavoro di milioni di schiavi .  Certamente i romani non avevano inventato la schiavitù, che esisteva da tempi remoti in tutte le civiltà, ma riuscirono ad organizzare la maggiore società schiavistica mai esistita. Si ritiene che gli schiavi costituissero la forza lavoro, in ogni settore economico e sociale della società, del 10% dell’intera popolazione imperiale. Una cifra impressionante che poteva salire fino al 30% nelle grandi realtà urbane. La maggior parte degli schiavi erano prigionieri di guerra ma terminati i tempi delle grandi conquiste, i romani riuscirono comunque a mantenere un numero costante di forza lavoro. Un apporto importante era fornito dalle nuove generazioni nate nei territori romani. Infatti non solo i nati da madre asservita (indipendentemente dalla condizione del padre) erano considerati schiavi, ma anche gli eventuali orfani allevati e quei bambini che genitori liberi estremamente poveri non potevano più sfamare e che ‘vendevano’ come schiavi. Inoltre era prevista anche la schiavitù per debiti  (nexum)  che di fatto continuò anche dopo la sua abolizione ufficiale.

​Bracciale in oro con iscrizione incisa, Moregine. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Soprintendenza Speciale Pompei
​Bracciale in oro con iscrizione incisa, Moregine. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Soprintendenza Speciale Pompei

Questo complesso sistema di organizzazione si basava su due pilastri:  la repressione senza pietà di ogni tentativo di ribellione ma anche la possibilità di una via d’uscita dalla schiavitù, la cosiddetta manumissio, approfondita nella penultima sezione. Anche in Grecia esisteva la possibilità di liberare gli schiavi ma la caratteristica del diritto romano era quella di prevedere che potessero diventare cittadini romani. Alle ovvie ragioni di prevenire in questo modo eventuali ribellioni come quella di Spartaco, si affiancava anche la  capacità di integrazione tipica dei romani, consapevoli del resto, delle proprie origini composite. Non c’era dunque alcun elemento razziale alla base della schiavitù negli ordinamenti di Roma, a differenza di quanto  accadrà molti secoli dopo in alcuni stati cosiddetti “moderni”.

Applique con barbaro prigioniero, Archivio Fotografico Musei di Brescia - Fotostudio Rapuzzi
Applique con barbaro prigioniero, Archivio Fotografico Musei di Brescia – Fotostudio Rapuzzi

Una intera sezione è ovviamente dedicata all’incredibile vicenda legata alla ribellione di Spartaco finita in un bagno di sangue. Nato in Tracia, aveva militato nell’esercito romano prima di essere venduto a Roma come schiavo, in seguito a una ingiusta condanna. Subito venne notato per la sua notevole prestanza fisica finendo ben presto per allenarsi nella scuola per Gladiatori di Capua, la più grande esistente. Con la sua forza, fisica e mentale, avrebbe potuto conquistare in futuro quella libertà che spettava ai gladiatori dopo una gloriosa carriera di combattimenti ma preferì fuggire  portandosi dietro circa 70 gladiatori. Ben presto si unirono a lui migliaia di altri schiavi, compresi donne e bambini. Spartaco accolse tutti, anche quelli che non erano in grado di combattere al suo fianco e anzi gli erano di peso. Si formò un esercito di 40.000 unità  che arriverà a minacciare  una Roma spaventata come ai tempi di Annibale. Ci vollero ben 10 legioni al comando di Crasso per sconfiggere definitivamente la rivolta del gladiatore ribelle che pagò l’eterogeneità e le divisioni all’interno del suo esercito. Una parte voleva la vendetta e cercava lo scontro diretto con Roma, l’altra, meno motivata, desiderava in fondo solo fuggire verso la libertà. Tutte le fonti storiche concordano nel descrivere il coraggio di Spartaco nel corso della battaglia finale. Il suo corpo non venne mai ritrovato, forse nascosto per evitare la crocifissione che subirono 6000 dei suoi compagni, lungo la via Appia.

Pendaglio di collare da schiavo, Roma, Antiquarium Comunale
Pendaglio di collare da schiavo, Roma, Antiquarium Comunale

Altre sezioni si occupano di analizzare nel dettaglio le differenti condizioni di vita degli schiavi a seconda del contesto in cui si svolgeva lo sfruttamento del loro lavoro. La qualità della vita per gli schiavi domestici era complessivamente buona rispetto a quella degli schiavi nei cantieri, nei campi o nelle cave.

Due sezioni distinte affrontano altrettanti temi molto delicati come lo sfruttamento sessuale della schiavitù femminile e l’impiego degli schiavi bambini nell’economia domestica padronale, soprattutto al termine delle grandi conquiste.

Una sezione a parte – Una strada verso la libertà – è dedicata, come già accennato, alla manumissio.

Infine, l’ultima sezione indaga il rapporto tra Cristianesimo e schiavitù.

Frammento di mosaico figurato, Paris, Musée du Louvre Département des Antiquitès greques, étrusques et romaines Photo© RMN-Gran Palais (musée du Louvre)/Hervé Lewandowski
Frammento di mosaico figurato, Paris, Musée du Louvre Département des Antiquitès greques, étrusques et romaines Photo© RMN-Gran Palais (musée du Louvre)/Hervé Lewandowski

Il percorso espositivo inoltre è posto in dialogo con 10 intense immagini di altrettanti maestri della fotografia che denunciano la new slavery nell’epoca post industriale. Chiudono il percorso i contributi dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite.

Una mostra dunque che non si accontenta di esporre solo importanti reperti archeologici ma che offre molteplici spunti di riflessione su un fenomeno che, come denunciano le stime ufficiali,  non si è ancora del tutto concluso e che piuttosto ha assunto nuove sembianze.

L’esposizione è ideata da Claudio Parisi Presicce e Orietta Rossini. La curatela scientifica è di Claudio Parisi Presicce, Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo. La curatela della sezione fotografica è di Alessandra Mauro. Catalogo De Luca Editore. La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali- Organizzazione Zètema Progetto Cultura.

Locandina dell'esposizione
Locandina dell’esposizione

Informazioni utili

SPARTACO. Schiavi e padroni a Roma

Museo dell’Ara Pacis. Lungotevere in Augusta, Roma

Apertura al pubblico  fino al 17 settembre 2017 .Tutti i giorni dalle ore 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Info Mostra 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.it , Twitter: @museiincomune

Biglietti :

Biglietto “solo mostra”: intero € 11, ridotto € 9 (previste ulteriori riduzioni per le scolaresche e le famiglie)

Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra per non residenti a Roma: intero € 17, ridotto € 13

Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra per residenti a Roma: intero € 16, ridotto € 12

​Allestimento della mostra.
​Allestimento della mostra.
​Allestimento della mostra.
​Allestimento della mostra.

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