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Life, Animated – il nuovo documentario di Roger Ross Williams. Fra Walt Disney e realtà

Life, Animated

Al cinema Life, Animated, il nuovo documentario di Roger Ross Williams: la commovente storia del piccolo Owen “protector of the sidekicks”, dei suoi amici animati e della battaglia contro l’autismo. Candidato all’Oscar per il Miglior Documentario.

21 giugno 1996: oggi, a più di vent’anni di distanza, sembra una data come un’altra, ma per la storia dell’animazione segna un momento particolare. In pieno Rinascimento Disney, a un anno dalle critiche contrastanti che accolsero Pocahontas (1995), nelle sale statunitensi (il pubblico italiano avrebbe dovuto aspettare il 6 dicembre) fece il suo debutto un nuovo lungometraggio animato: Il Gobbo di Notre Dame, per la regia di Gary Trousdale e Kirk Wise, trentaquattresimo Classico Disney destinato a diventare presto un fenomeno di culto. Forse per molti resterà comunque una data senza significato… Per molti, ma non per Owen Suskind.

Owen Suskind Fantasia

Owen, nato pochi anni prima in Massachusets dal giornalista Ron Suskind (penna storica del Wall Street Journal) e da sua moglie Cornelia, è ancora in fasce quando esce il film. A giudicare dai filmini di famiglia, mentre gioca con il padre nel giardino della loro prima casa, sembra un bambino come tanti, ma all’età di tre anni qualcosa cambia: Owen smette di parlare.
Le sue competenze linguistiche, in piena fase di maturazione, cessano di svilupparsi e rendono impossibile qualsiasi comunicazione verbale attiva. La diagnosi dei medici è chiara: Owen è affetto da autismo, si è rintanato in un mondo inaccessibile dall’esterno e potrebbe non tornare a parlare mai più.

>> Da quel momento in avanti l’intera famiglia cade nello sconforto. Gli unici momenti di gioia sono i pomeriggi davanti alla televisione guardando i capolavori di Walt Disney: storie incredibili che hanno accompagnato la crescita di tutti quei giovani, nati fra la fine degli anni Ottanta e nei primi Novanta, che oggi ricordano con nostalgia le VHS, il nastro da riavvolgere e il rumore del registratore impazzito.

 

Owen Suskind Iago

Gli anni passano senza il minimo cambiamento finché un giorno, durante l’ennesima visione de La Sirenetta (1989), Owen dice qualcosa: “Just your voice”. Passano ancora quattro anni ed ecco che Owen corre in cucina dai genitori e prende la parola: “Walter (Suskind, il fratello maggiore) non vuole crescere, come Mowgli o Peter Pan”. È l’inizio di un’avventura. Sembra impossibile: in tutti gli anni di silenzio, l’unico modo con cui Owen è riuscito a decifrare la realtà è stato attraverso il filtro degli universi finzionali targati Walt Disney Home Video.

I genitori ritrovano la speranza e per provare a entrare nel mondo impenetrabile di Owen decidono di assecondare il suo codice comunicativo: Quasimodo e la sua storia di riscatto, o il pappagallo Iago, fedele servitore di Jafar in Aladdin (1992), sono solo alcuni degli amici con cui il bambino, crescendo, riesce a lasciarsi andare.

>> I personaggi che Owen disegna insistentemente nello scantinato sono tutti, non a caso, figure secondarie, come Sebastian (The Little Mermaid, 1989) o Baloo (The Jungle Book, 1967): i sidekicks, come li chiama lui stesso, gli aiutanti degli eroi. Queste figure secondarie, che non combattono in prima linea ma sono sempre sulla spalla del protagonista, rappresentano la compagnia migliore per Owen, che a causa del suo deficit espressivo si sente diverso dal mondo intorno a lui.

Life, Animated Sidekicks

 

Il regista premio Oscar (Miglior Cortometraggio Documentario per Music by Prudence, nel 2010) Roger Ross Williams si avvicina alla storia di Owen grazie al libro “Life, Animated: a story of sidekicks, heroes, and autism”, firmato proprio dalla penna di Ron Suskind, amico e collega.
Per raccontare quest’incredibile vicenda il regista ha seguito la famiglia Suskind per due anni, sfruttando il materiale d’archivio girato nei giorni dell’infanzia, ma ponendo l’accento su un momento particolare della vita di Owen, forse inaspettato: il passaggio all’età adulta, dalla decisione di andare a vivere da solo, fino al rapporto con la fidanzata Emily e, significativamente, il momento del diploma.

>> A unire i due piani temporali, i momenti più commoventi sono rappresentati dalle scene animate: non solo le sequenze che Walt Disney ha concesso gratuitamente al progetto, ma anche un’animazione propria del regista, con cui Ross Williams riesce a dare figura ai mostri che per anni hanno tormentato la mente di un bambino.

 

Life, Animated Animazione

Owen non è tutti noi, ma è importante ricordare che è come tutti noi. L’approccio del regista è delicato e sensibile, politicamente corretto ma non per questo adulatore e l’espediente dei cartoni animati, parte integrante del patrimonio culturale condiviso dagli spettatori, permette di avvicinarsi al discorso scientifico con il giusto taglio popolare. Senza dimenticare che l’esempio ottimista di un ragazzo di ventitré anni non parla solo a chi si trova nella stessa situazione, ma apre gli occhi a chi si lava le mani davanti a un problema spesso sottovalutato.

«Il futuro mi sembrava spaventoso e incerto. Non volevo crescere. Mi limitavo a guardare il mondo dal mio campanile, come il Gobbo di Notre Dame. Il Gobbo di Notre Dame non finisce come gli altri film, Quasimodo non conquista la ragazza ma viene accolto con gioia nella società dopo un lungo e duro viaggio. Alla fine non è più un emarginato. Questo, più o meno, è quello che è successo a me».

 

Life, Animated Owen Suskind

Life, Animated ha già fatto incetta di premi (Directing Award al Sundance Film Festival, Audience Award al San Francisco International Film Festival) e da pochi giorni è nella cinquina dei documentari candidati all’Oscar per il migliore documentario (ammettiamolo: Disney, bambini, genitori e speranza: come poteva sfuggire all’Academy?).

Dopo l’anteprima a Bologna, in cui ha inaugurato il ciclo di anteprime della Sala Biografilm (Cinema Odeon, per Biografilm Festival – International Celebration of Lives), esce nelle sale italiane distribuito da I Wonder Pictures.

>> Life, Animated forse scatenerà le ire di chi non sopporta il sentimentalismo nazional-popolare, ma è un’ottima occasione per rispolverare, per una volta, emozioni un poco più infantili. La stampa internazionale parla da anni della rinascita del documentario (sempre che quest’espressione voglia dire davvero qualcosa): Life, Animated è la testimonianza che il genere non è ostile, che – piccola provocazione qualunquista – le emozioni non conoscono né forma né età… Che, come si dice?, ti bastan poche briciole, lo stretto indispensabile

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