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34 Torino Film Festival. Vince The Donor

34 torino film festival

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34 Torino Film Festival. Vince The Donor. Il cinema per il pubblico al centro del programma è la scelta vincente.

Il vincitore di questa 34esima edizione del Torino Film Festival è The Donor, del regista cinese Qiwu Zang, un dramma imbevuto di toni noir. La giuria, quest’anno presieduta dal direttore della fotografia Ed Lachman, ha premiato il film con la seguente motivazione: “Siamo onorati di assegnare il premio a un film così meravigliosamente penetrante e così poetico nella narrazione, nella performance, nella comprensione del mondo in cui proviamo a vivere. Pensiamo di aver trovato una nuova voce del cinema cinese che ci arricchirà tutti”. The Donor ha vinto, oltre per miglior film, anche il premio per la miglior sceneggiatura.
Il favorito Lady Machbeth di William Oldroyd invece resta a bocca asciutta.

L’argentino Los Decentes di Lukas Valenta Rinner si è aggiudicato il premio della giuria, questa la motivazione: “Questo film ci porta in un viaggio con Belen, una collaboratrice domestica di una ricca famiglia in un quartiere sorvegliato e recintato, che trova una via di fuga dal suo mondo claustrofobico quando scopre una comunità di nudisti che vive al di là del recinto. Los decentes esplora con grande sensibilità e penetrante spirito di osservazione l’impatto che questa nuova libertà ha sulla vita della donna. Allo stesso tempo, questa libertà provoca la reazione della borghesia del quartiere. Diamo il Premio Speciale della Giuria a questo film audace e originale”.34 torino film festival

Per quanto riguarda gli attori, i premiati sono stati rispettivamente Rebecca Hall (Il GGG – Il grande gigante gentile, 1921 – Il mistero di Rookford, The Prestige) e Nicolas Duran; la prima per la sua interpretazione della tragica vicenda della giornalista Christine Chubbuck suicidatasi in diretta nell’omonimo film Christine (Antonio Campos), il secondo per la sua parte da protagonista nel film Jesus (Fernando Guzzoni) la storia di adolescente alle prese con una profonda crisi morale.

Come miglior documentario è stato premiato Houses without doors di Avo Kaprealian: “In una situazione impossibile, ci fa vedere l’impossibile – dal balcone di casa egli guarda il mondo intero. Ci fa sentire come i siriani e gli armeni rappresentino tutta l’umanità e ci restituisce la fiducia nella capacita’ del cinema di aiutare tutti gli essere umani a esistere e a resistere in ogni epoca”.

Tra i film visti durante il Torino Film Festival segnaliamo Rester Vertical di Alain Guiraudie, il regista francese osannato dalla critica per Lo Sconosciuto del Lago, una storia dallo sviluppo degno di Leos Carax.
Ottimi entrambi i film di Adrian Sitaru, Ilegitim e Fixeur, un film sulla tratta delle prostitute minorenni i cui convince l’interpretazione di Tudor Istodor. Altro regista presente con due film è stato Sébastien Betbeder: Marie et les naufragés (con Eric Cantona e Emmanuelle Riva) e Le voyage au Groenland.

Daguerreotype, il primo film internazionale del regista giapponese Kiyoshi Kurosawa (Cure, Tokyo Sonata), si è distinto per le atmosfere hitchcockiane, una storia sospesa tra fantasmi e ricordi. Sempre in tema di fantasmi invece Sadako VS Kayako segna il ritorno di due cult horror  –The Ring e The Grudge– che in questo film di Kôji Shiraishi trovano nuova vita: un crossover riuscito che punta al tono celebrativo più che a quello orrorifico, lasciando presagire sul finale nuovi inquietanti sviluppi a venire…

Free State of Jones, in uscita il 1° dicembre, segna il ritorno come protagonista assoluto sul grande schermo di Matthew McConaughey. Il film di Gary Ross (Hunger Games, Pleasantville) affronta in maniera lucida una pagina poco conosciuta della Guerra civile americana. Molto interessante, al di là della messa in scena, il parallelismo con la storia contemporanea, per sottolineare come la Storia non è mai qualcosa che riguarda il passato -un qualcosa che ci si è lasciati alla spalle- ma che è la linfa delle radici a cui si regge il presente.

Elle, presentato anche a Cannes 2016, segna il ritorno del sempre discusso Paul Verhoeven (Il quarto uomo, Basic Instinct, Showgirls) con Isabelle Huppert già in odor di Oscar, dicono. Masochismo, umorismo nero e grottesco, il solito Verhoeven. 

Notturno e malinconico Wexford Plaza, debutto sul grande schermo di Joyce Wong. Una commedia agrodolce sulla solitudine femminile.
Convince anche L’économie du couple, il nuovo film di Lafosse (Proprietà privata, Lezioni private) con una stupenda Bérénice Bejo. In sala da febbraio 2017.

>> Anche quest’anno il Torino Film Festival si conferma uno dei festival migliori in Italia, sicuramente il più connesso al territorio, il più accessibile. Convince il lavoro di Emanuela Martini come direttrice, quest’anno al suo secondo mandato, e il successo di pubblico ne è la dimostrazione. Un Festival che al centro mette il pubblico grazie a un programma variegato, ricco di anteprime nazionali, proposte inaspettate e retrospettive adatte sia ai cinephile più attenti che ai passanti curiosi. Come ogni anno lascia un po’ perplesso il vincitore, ma alla fine quella è la cosa a cui tutti fanno meno caso.

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