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Silvia Evangelisti ci racconta i “Ritratti di anime” all’asta da Finarte

GIOSETTA FIORONI (1932) L'attrice, 1969 Vernice e matita su carta 72 x 50 cm Stima: 7.000 - 9.000 €
GIACOMO BALLA (1871 - 1958) (particolare) Con viva simpatia - Ritratto di Elica Balla, 1947  Olio su tavola   38,4x29,9 cm   Stima: 18.000 - 22.000 €
GIACOMO BALLA
(1871 – 1958)
(particolare)
Con viva simpatia – Ritratto di Elica Balla, 1947
Olio su tavola
38,4×29,9 cm
Stima: 18.000 – 22.000 €

Intervista a Silvia Evangelisti
La storica dell’arte ci ha illustrato il nucleo tematico “Figure di donna” in asta a Milano il 9 novembre da Finarte

«È madre, è figlia, è moglie, è amante. È tutto insieme».
Figure di donna è un progetto speciale dedicato all’immagine femminile nell’arte curato da Silvia Evangelisti (direttore Arte Fiera Bologna dal 2003 al 2012 e professoressa all’Università di Bologna).

Silvia Evangelisti
Silvia Evangelisti (foto di Vito Panico)

Le sezione del catalogo d’asta propone 50 opere (lotti 27 – 77) di artisti prevalentemente italiani dall’inizio del Novecento a oggi, selezionate per la vendita di Arte moderna e contemporanea in arrivo a Milano da Finarte.

Come è nata l’idea di realizzare un nucleo tematico all’interno di un catalogo d’asta? È la prima volta che collabora con una casa d’aste?
Si è la prima volta. L’idea è venuta chiacchierando con Alessandro Cuomo che si occupa della ricerca delle opere per Finarte. Parlavamo d’arte e mi ha fatto vedere alcune fotografie di un’opera del Novecento, periodo di cui mi sono sempre occupata. In particolare un’opera molto bella di Pirandello. Poi me ne ha fatte vedere altre e abbiamo parlato di come sarebbe stato interessante realizzare una sezione dedicata all’interno del catalogo. Così ho iniziato a occuparmene insieme ad Ardesia Ognibene di Finarte. Abbiamo cercato opere focalizzate su questo specifico tema e argomento. Ho provato a dare un taglio particolare, non scegliendo opere che raffigurassero solo la donna. Vi sono lavori di artisti figurativi per i quali era usuale l’impiego della figura femminile, ma anche opere di artisti che, come Santomaso o Fontana,  non hanno lavorato molto sull’immaginario femminile.

Il titolo della sezione è “Figure di donna”, ma non vuole essere una semplice raffigurazione della donna, giusto?
Non è una mostra di genere. Abbiamo cercato opere nelle quali la figura femminile fosse un luogo particolare per l’artista, dove venissero depositati dei sentimenti. Opere cariche di intimità e di familiarità. Vi sono alcuni lavori del Novecento. Siamo partiti proprio da questo periodo storico con due ritratti molto belli di Pompeo Borra. Borra è un artista poco conosciuto al mercato, ma di grande qualità. Queste figure non sono dei ritratti femminili generici. Sono ritratti di persone, di anime. L’idea è vedere come l’artista era vedere come l’artista depositasse il suo sentimento attraverso le sue tecniche ma anche attraverso altro. Sono donne vere, non sono né semplici ritratti, né corpi femminili.

39 artisti per 50 lotti. Di questi 5 donne. Questa “co-abitazione” rafforza quello che ci ha appena spiegato, che non vuole essere una “mostra di genere”.
Sì ho scelto di non mettere troppe donne. Perché l’idea non era proporre né le donne artiste, né le donne ritratte dagli artisti, ma il concetto della figura della donna nella vita dell’artista. Abbiamo voluto realizzare un progetto curatoriale all’interno di un’asta. Dunque trovare le opere non è stato così semplice. Non dovevo solo cercare lavori in cui la donna fosse raffigurata in un certo modo. Dovevo trovare opere che fossero anche in vendita! Ne avevo in mente tante. Ma non tutte erano in vendita… Realizzare questa sezione è stato un po’ come una dichiarazione: «noi facciamo sì mercato, ma sappiamo che è un mercato particolare, che c’è un plusvalore. Abbiamo coscienza che questa non è solo “merce”».

Appena diffusa la comunicazione sull’asta, con l’annuncio della presenza di un nucleo tematico curatoriale dedicato alle “Figure di donna”, è stato immediato il rimando alla vendita tematica “The Artist’s Muse” di Christie’s del novembre 2015. Anche nel mercato, dunque, si cerca di trovare un filone che abbia una valenza culturale e che apporti qualcosa in più oltre alla semplice vendita. Con questa iniziativa sembra che anche Finarte si sia allineando a questo modus operandi internazionale.
Sì, esattamente. Questa iniziativa di Finarte non ha un aspetto solo commerciale forte. Non si vende di più solo perché si riuniscono dei quadri tutti insieme. Il mercato è necessario, ma non è fatto solo di numeri, valutazioni e valori economici. Vi sono anche valori emotivi e sentimentali. A volte alcune opere vengono isolate, viene realizzata una bibliografia particolare. Non solo, a volte le opere che valgono di più vengono valorizzate di meno. E c’è un motivo. Provo a spiegarlo con un esempio recente. Him di Maurizio Cattelan andato in asta da Christie’s nella vendita “Bound To Fail” (maggio 2016) era considerata un’opera particolare. Era isolata in una stanza tutta per lei, con un’illuminazione pensata ad hoc. Le era stata dedicata una scheda dettagliata. Non perché fosse l’opera che valeva di più monetariamente, ma perché era quella più rappresentativa di una ricerca diversa. Questo trattamento di “rilievo” è stato pensato anche come aiuto culturale per le persone che visitano le mostre pre-asta, perché non tutti i visitatori delle esposizioni sono anche compratori. In queste operazioni, si coglie la coscienza che si svolge anche un ruolo culturale, nonostante sia sicuramente secondario rispetto a quello mercantile. Si può definire una sorta di metodo, che io stessa ho applicato dirigendo Arte Fiera, che era indubbiamente un’operazione di mercato, ma l’idea alla base era dare dignità alle opere e dare un’attenzione che permetta a chiunque, acquirente o no, di cogliere il valore non solo economico ma anche culturale di quello che viene presentato.
I due valori corrono paralleli.
Sì, credo che sempre più il mercato debba riportare l’attenzione sulla qualità delle opere. Altrimenti il rischio è che diventi tutto solo un’operazione finanziaria. E questo non farebbe bene né al mercato dell’arte né all’arte.

GIOSETTA FIORONI (1932) L'attrice, 1969  Vernice e matita su carta  72 x 50 cm Stima: 7.000 - 9.000 €
GIOSETTA FIORONI
(1932)
L’attrice, 1969
Vernice e matita su carta
72 x 50 cm
Stima: 7.000 – 9.000 €

 

Qual è la sua visione del mercato dell’arte in Italia alla luce della sue esperienza della direzione di Arte Fiera di Bologna e di questa nuova collaborazione con Finarte? Come è cambiato il mercato in questi anni?
Il mercato non è così florido, ma non si è mai fermato. Ed è cambiato molto. Arte Fiera ha collaborato a fare emergere artisti italiani anche nel mercato internazionale. Ci sono molti artisti di altissima qualità che hanno quotazioni di mercato infinitesime rispetto ad altri meno interessanti e che hanno fatto ricerche meno incisive sul linguaggio dell’arte contemporanea. Per fare un esempio concreto: il Padiglione Italia curato da Ida Giannelli nel 2007 alla Biennale di Venezia ha presentato due artisti al mondo internazionale, Vezzoli e Penone. Oggi sono entrambi inseriti nel mercato internazionale. Sono artisti di qualità, che meritavano prima e meritano oggi di essere conosciuti a livello internazionale. Ma probabilmente non lo sarebbero stati se non fossero usciti dai nostri confini. L’Italia non ha un sistema dell’arte come all’estero. Non ha un’attenzione al mondo dell’arte contemporanea. Fare uscire gli artisti italiani dai confini italiani è un lavoro meritevole. È importante accostare il meglio della produzione dell’arte italiana con il meglio di quella internazionale. Le fiere e le case d’asta possono e devono fare questo lavoro.

Durante la ricerca delle opere, si è imbattuta in qualche pezzo a cui si è sentita più legata?
Ce ne è più d’uno. I due ritratti di Pompeo Borra sono molti belli. Se potessi li comprerei io stessa. Hanno anche una quotazione molto bassa, perché il Novecento italiano, a parte alcuni casi rari, ha quotazioni basse. Tra le altre opere, trovo che sia bellissimo il nudo sdraiato di Pirandello.

FAUSTO PIRANDELLO (1899 - 1975) Nudo Disteso, 1953  Olio su cartone  49,5 x 72 cm  Stima: 30.000 - 40.000 €
FAUSTO PIRANDELLO
(1899 – 1975)
Nudo Disteso, 1953
Olio su cartone
49,5 x 72 cm
Stima: 30.000 – 40.000 €

 

La prima opera della sezione, il Borra di cui abbiamo parlato prima, e l’ultima, di Laurina Paperina, sono agli antipodi.
Sì. Si parte dai primi del Novecento e si arriva a oggi, a Laurina Paperina, un’artista molto intelligente perché coniuga tutta una serie di stimoli che vengono dagli artisti giapponesi all’idea del fumetto, ma anche alla cultura alta e alla quotidianità. Il percorso della sezione proposta da Finarte non è storico e non vuole esserlo. Non ha pretesa di essere esemplificativo o storicamente esaustivo, ma vuole illustrare come cambia l’immagine della donna.

Ci può raccontare brevemente come è cambiata la rappresentazione della figura della donna da inizio Novecento a oggi? Sempre nell’ottica del percorso di questa sezione.
Una risposta completa sarebbe troppo ampia. Però possiamo dire che all’inizio della selezione che c’è in catalogo la donna è raffigurata come era negli anni Venti e Trenta. È una protagonista dell’intimità, ma non della società. Non è ancora emancipata dal ruolo di angelo del focolare. Mentre invece Laurina Paperina testimonia come nei decenni la figura della donna si sia assolutamente liberata di tutti i legacci che aveva e come diventi una figura che è capace di ironia e provocazione. Tutte cose che una volta alle donna non erano concesse.

È lei stessa una collezionista? Compra mai alle aste?
Non sono una collezionista, però ho una mia micro-collezione. L’asta scorsa Finarte (maggio 2016) per la prima volta nella mia vita ho comprato un piccolo disegno di Pino Pascali.

Per sfogliare tutto il catalogo: 
www.finarte.it

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Arte Moderna e Contemporanea
Prima sessione: Ore 15.30
Seconda Sessione: Ore 18.00

Esposizione da sabato 5 a martedì 8 novembre 2016 ore 10-18

La Permanente, Milano
Via Turati, 34

Tel. +39 0229060563
Sede Finarte: Via Brera n. 8, Milano 20121
Tel. +39 02 36569100
Fax. +39 02 3656109
info@finarte.it

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