Print Friendly and PDF

The Perfect Tannery. Due maestri della fotografia internazionale a confronto

the-perfect-tannery-genius-loci-press3

Genius Loci © Luca Peruzzi

The Perfect Tannery
La fotografia racconta il nuovo volto dell’industria conciaria italiana, tra innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale

Dal 15 ottobre al 18 dicembre 2016, l’associazione culturale no profit Atipografia di Arzignano ospiterà “The Perfect Tannery”, un inedito progetto fotografico sull’identità conciaria di Arzignano, ideato da Gaetano Castellini Curiel e curato da Elena Del Molin e Lynda Scott. Il progetto testimonia la collaborazione tra il comune di Arzignano e otto importanti concerie locali, oltre al patrocinio di numerosi enti italiani tra cui l’Unione Nazionale Industria Conciaria, la società di depurazione Acque del Chiampo, la sezione della Concia di Confindustria Vicenza, Lineapelle e Intesa Sanpaolo.

Il settore industriale italiano ha molteplici sfaccettature. Una di queste è la grande filiera della concia, articolata in una rete di distretti conciari che annoverano in totale 1330 aziende, dislocate in quattro regioni d’Italia. Tra queste, il Veneto con la sua Valle del Chiampo, cui fanno capo 489 imprese, rappresenta uno dei principali punti di riferimento per la produzione del pellame bovino e caprino, a livello italiano ma anche europeo e mondiale.

Genius Loci © Luca Peruzzi
Genius Loci
© Luca Peruzzi

Come spiega Giacomo Zorzi, funzionario dell’UNIC, la produzione conciaria, largamente attiva nel settore della moda oltre che nella manifattura di oggetti di uso quotidiano, rappresenta l’1% del PIL italiano, grazie anche alle continue esportazioni in 121 paesi del mondo.
Restando in territorio veneto, la sola città di Arzignano costituisce per la produzione conciaria la punta di diamante del distretto vicentino, ma oltre a questo vanta un ulteriore traguardo raggiunto negli ultimi anni: la realizzazione nel 1974 di un imponente sistema di depurazione idrica, gestito dalla società Acqua del Chiampo, che ha permesso la ripulitura, il recupero e la tutela del territorio naturale, a quell’epoca profondamente deturpato dalle sostanze chimiche ed inquinanti disperse nelle aree industriali.

E’ proprio su questo rapporto tra la massiccia attività industriale delle concerie e la salubrità dell’ambiente che indaga “The Perfect Tannery”. Un ambizioso progetto, nato nell’estate del 2015, che ha visto lavorare fianco a fianco Stuart Franklin e Max Power, due maestri della fotografia internazionale provenienti dalla Magnum Photos, colleghi sulla carta ma caratterizzati da un approccio artistico completamente diverso, espresso in due percorsi tematici ben distinti.

Stuart Franklin, fotoreporter londinese e purista dell’analogico, nel progetto “Water” si è focalizzato sulla morfologia della valle del Chiampo, documentando gli effetti positivi del sistema di depurazione sull’ambiente. Franklin stesso racconta di essere rimasto piacevolmente colpito dalla limpidezza cristallina delle acque fluviali dell’area vicentina. In una breve video-intervista fruibile all’interno dell’esposizione, il fotografo spiega come la sua dedizione all’analogico sia data dal valore aggiunto che la pellicola conferisce alla realtà restituendo i colori, il calore delle atmosfere e soprattutto i riflessi di luce sulla superficie dell’acqua esattamente come l’occhio del fotografo li percepisce.

Mark Power © Luca Peruzzi
Mark Power
© Luca Peruzzi

Al contrario Mark Power, di origine americana, che è da sempre specializzato nella fotografia industriale, in “Tanneries” ha rivolto il suo sguardo a tutto ciò che ruota intorno ed avviene all’interno delle concerie: oltre alle strutture fisiche ed architettoniche delle fabbriche e ai singoli macchinari, Power ha voluto mostrare tutti quei micromondi che si sviluppano entro la dimensione più umana dell’ambiente professionale, come i dettagli, gli oggetti personali, le piccole cose che accompagnano i circa 3800 operai del distretto di Arzignano durante la vita qutidiana in fabbrica. Strumentazione altamente tecnologica per Power, il quale ha alternato una macchina mobile ad un dorso digitale ispirato al banco ottico ottocentesco, affinando sempre più i suoi scatti e quasi maturando insieme ad essi, auto-sensibilizzandosi sul tema ma anche sulla fotografia stessa.

A tutto ciò si aggiunge poi la piccola ma imprescindibile appendice del fotografo arzignanese Luca Peruzzi, intitolata “Genius Loci”, un contributo fondamentale per comprendere le motivazioni intrinseche dell’intero progetto: Peruzzi ha messo a confronto alcuni scatti d’archivio delle condizioni ambientali dell’area precedenti alla costruzione del depuratore con le sue fotografie delle stesse aree geografiche scattate nel 2015. Il risultato è chiaramente la percezione di un forte progresso a favore della sostenibilità del territorio, reso possibile anche grazie ai finanziamenti spesi per l’innovazione tecnologica del sistema idrico.

La scelta condivisa di affidare il progetto a due fotografi di fama mondiale come Franklin e Power si inserisce in un piano di promozione e valorizzazione che negli ultimi anni è andato espandendosi e coinvolgendo numerose istituzioni, prima fra tutte Intesa Sanpaolo, da sempre promotrice del binomio “cultura” e “imrpresa”. Istituzioni disposte a collaborare e ad investire in un tipo di comunicazione più raffinata ed efficace, generata da iniziative legate all’arte e alla cultura, discipline in continua evoluzione e capaci di generare punti di vista sempre nuovi e diversi.

© Mark Power/ Magnum Photos © Stuart Franklin / Magnum Photos
© Mark Power/ Magnum Photos
© Stuart Franklin / Magnum Photos

E la fotografia in particolare, secondo Bernardo Finco, presidente della sezione Concia di Confindustria, rappresenta un mezzo di comunicazione estremamente potente che conferisce valore e dignità a qualcosa di naturale e quotidiano per chiunque lavori tra gli ingranaggi della filiera.

Dunque, perché “La conceria perfetta”? Perché la perfezione è proprio il risultato di un percorso, un viaggio compiuto da un materiale difficilissimo da domare, che pur nascendo come prodotto di scarto del settore alimentare viene trattato fino a trasformarsi in un oggetto di altissima qualità, esportato in tutto il mondo e considerato bene di lusso. Un processo impeccabile e di alta precisione, che oggi finalmente sa anche rispettare l’ambiente e preservare il benessere del territorio in seno al quale la filiera conciaria sorge. La perfezione però risiede anche nel valore di una buona strategia comunicativa, non fine a se stessa ma volta ad ottenere finalmente un riconoscimento e una dignità professionistica da parte di un mercato che ancora sottovaluta questa importante realtà dell’industria italiana.

Commenta con Facebook

leave a reply

*