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Una vita per il Jazz. Intervista a Franco Cerri

Franco Cerri Franco Cerri
Franco Cerri
Franco Cerri

Chi non conosce Franco Cerri, autentica leggenda del Jazz italiano e “uomo in ammollo”?! Cerri fu chiamato così quando negli anni sessanta fu il personaggio chiave per la pubblicità di un famoso detersivo. Come lui stesso ama ricordare molti del pubblico lo fermavano per strada riconoscendo il personaggio pubblicitario e nulla sapendo del grande jazzman italiano. Ha da poco compiuto novanta anni, un uomo di rara eleganza e semplicità d’animo, nel corso della sua lunga e straordinaria carriera ha suonato con i più famosi musicisti nazionali e internazionali come Chet Baker, Billie Holiday, Gerry Mulligan, Django Reinhardt, Gorni Kramer, George Benson ma anche gli italianissimi Renato Rachel, Quartetto Cetra, Natalino Otto, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, questi sono solo alcuni dei tanti nomi personaggi noti anche al grande pubblico.

Una storia tutta italiana, e in particolare, una storia milanese. Sì perché Milano è la città dove nasce e dove inizia giovanissimo a suonare la chitarra regalatagli dal padre nel 1943, senza neanche conoscere le note musicali inizia a esibirsi nei cortili delle case di ringhiera, allora centro di vita popolare, dove la gente si ritrovava per chiacchierare, cantare e ballare, a volte anche per giocare a bocce, in quell’atmosfera di dopoguerra, dove la popolazione aveva solo voglia di ricominciare. Ed è proprio di uno di questi cortili che Franco Cerri, sarà notato da Gorni Kramer, fu l’ inizio della sua carriera musicale che lo porta a suonare nei più famosi templi musicali del mondo.

Franco Cerri pubblicità
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Suonare una passione irrefrenabile, quando ebbe inizio?

Nel 1943 mio padre mi regalò la chitarra che pagò 78 lire, a quei tempi era un sacrificio immondo per la mia famiglia, ma sapevano che per me era molto importante. Non conoscevo la musica e non c’erano soldi per le lezioni, così andavo a “orecchio”. Poi una sera, mentre suonavo in un cortile di una casa di ringhiera, quelle case popolari della vecchia Milano, che oggi sono tutti rimesse a nuovo e fanno tanto chic, ma che allora erano le case degli operai, dei migranti dal sud,  venne a sentirci Gorni Kramer, allora era già famoso, e chiese se qualcuno di noi sapesse suonare qualche canzone Americana. Io ero l’unico che conosceva solo qualche parte di  alcuni brani, ricordavo qua e là qualcosa, ma non mi feci intimorire e non persi l’occasione,  così iniziammo a suonare insieme. Gorni Kramer mi lascio dicendo “tu hai la paletta, bravo” per paletta intendeva dire che avevo orecchio.

E poi?

Passarono alcune settimane, ero ancora eccitato dall’evento, mi feci coraggio e andai a trovare Kramer nel suo ufficio, da quel momento iniziò la mia carriera. Si perché prima di fare il musicista professionista ho fatto molti lavori, il muratore, l’ascensorista alla Montecatini, ero giovane e timido.

E poi, quando iniziò con la collaborazione di Kramer, mi misi a studiare grazie anche all’amico Giampiero Boneschi, che era già un compositore e poi divenne direttore d’orchestra. E da quel momento iniziai a suonare anche in TV con il Quartetto Cetra e Natalino Otto, e poi la grande amicizia con Giorgio Gaber e Enzo Jannacci. E poi Enrico Intra con il quale ancora oggi suono e seguiamo gli stessi intenti, come la scuola di musica a Milano.

A proposito di Tv, è stato anche il famoso “uomo in ammollo” personaggio per una nota pubblicità.

Ero reticente ad accettare l’offerta, insistettero molto e alla fine mi convinsero, per tredici anni entrai, per mezzo del tubo catodico, nelle case degli italiani, era inverosimile, mi fermavano per strada per chiedermi l’autografo ed io ero spaventato al punto tale che smisi di prendere il tram e inizia a girare in taxi. Mi sembrava una follia, io sono sempre stato timido e insicuro, suonare era la mia passione, non diventare un personaggio pubblicitario!

Ritorniamo alla musica, ha suonato con i migliori, qualche nome?

E’ vero ho suonato con grandi musicisti e con molti sono stato e sono ancora molto amico. Qualche nome? Gerry Mulligan, Chet Baker mancato troppo presto a causa della droga, ma anche Django Reinhardt che, nonostante fosse menomato dell’anulare e del mignolo, suonava in modo sorprendente, e poi George Benson che spesso veniva a casa nostra dopo i concerti a reclamare una pastasciutta fatta da mia moglie Marion. Un mondo fantastico, quando suonai con Billi Holiday ero talmente emozionato che mi tremavano le gambe.

Che cosa è la musica per Franco Cerri?

La mia vita, la mia professione e passione. E’ una grande fortuna poter fare un lavoro che è anche la tua più grande passione! Devo ringraziare la mia famiglia, mia moglie e i mei figli che hanno sempre compreso tale urgenza.

Penso che la musica possa essere, per noi tutti, una grande medicina, un sollievo per le nostre anime, per la nostra memoria, per i nostri sensi, una medicina senza controindicazioni.

La musica è per me un immenso privilegio.

Sei anche un appassionato d’arte?

Assolutamente si. Verso la fine dagli anni cinquanta c’era alcuni artisti che frequentavano locali dove si suonava il Jazz, tra questi artisti c’era Gianfranco Ferroni e Giancarlo Cazzanica che erano dei veri fans del jazz. Legammo molto, soprattutto con Cazzaniga, fu un’amicizia che durò fino alla sua dipartita. Andavo a tutte le sue mostre e lui i miei concerti, è capitato anche che suonassi in occasione delle sue esposizioni, alcune volte anche con Intra. Ai tempi gli presentai i grandi del jazz internazionale con Chet Baker, da queste frequentazioni nacquero le sue opere intitolate “Jazzman”. Sono stati dei momenti di grande condivisione artistica. 

Progetti per il futuro?

Continuare a suonare, è l’unica cosa che so fare!

Franco Cerri
Franco Cerri

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