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Mark Biocca. Una carriera internazionale per il giovane ballerino e coregrafo

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Mark Biocca, classe 1984, coreografo e ballerino di danza classica è stato recentemente ammirato in una spettacolare performance al Teatro Vascello di Roma “Passion, Love, Life” – in occasione di una Rassegna di Danza – assieme ad altri 11 ballerini italiani e stranieri del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Budapest.

Mark, che dal 2000 si è trasferito all’estero per studiare ed esercitare la sua professione di ballerino, seguendo un trend ormai diffuso tra i giovani italiani di trasferirsi all’estero alla ricerca di quel riconoscimento professionale che in genere tarda nel nostro paese, ha voluto rilasciare ad Artslife un’intervista sulla sua esperienza internazionale all’età di 32 anni, che può considerarsi al mezzo della sua professione che ha molti e sottili legami con l’arte e su quali aspettative possa avere un ballerino di danza classica.

Puoi illustrarci con poche parole l’arco della tua carriera fino ad oggi?
Esercito la mia professione di ballerino da 13 anni, ovvero da quando aveva 19 anni. Per ora lavoro al Teatro dell’Opera di Budapest. Spero comunque, all’età di 32 anni, di poter ballare al massimo della mia forma per altri 10 anni. Ế dal 2000 che mi sono trasferito all’estero: a 16 anni infatti sono andato a Londra per frequentare la Royal Ballet School ove mi sono diplomato nel 2004. Dopo il diploma ho lavorato come solista e primo ballerino in Inghilterra, Canada, Portogallo e con il balletto Macedone.

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Cosa ti ha spinto verso questa professione?
Una grande passione per le arti sceniche. Già da piccolo con il musical, ho studiato pianoforte, canto e recitazione. Poi in seguito con lo studio del tip-tap e le varie discipline di danza qui a Roma. D’altronde il nostro paese negli anni ’90 offriva di più a chi voleva intraprendere una carriera da ballerino. Basti pensare al Maggio fiorentino, al Teatro dell’Opera e alla Scala. Proprio nel Teatro dell’Opera sono entrato in graduatoria nel 2007, ma a suo tempo ho scelto di rimanere in Canada dove lavoravo con contratti più’ sicuri rispetto al precariato italiano.

La tua vera esperienza professionale all’estero quando è iniziata?
Le mie prima insegnanti di danza a Roma erano straniere (Susan James e Penelope Whiting): ritengo che ho cominciato far emergere dai loro insegnamenti il desiderio di varcare il confine. Dal 2004 al 2007 in Inghilterra ho lavorato per il Northern Ballet di Leeds, che mi ha permesso di girare il Regno Unito e di effettuare tour internazionali. Nel 2007 mi si è presentata l’occasione di andare in Canada ove le compagnie da ballo sono in parte private; in quel paese la stagione da ballo è limitata e nel periodo estivo, di pausa, in genere non si è pagati. Dopo l’esperienza in Canada ove si soffre il freddo per 8 mesi l’anno, sono tornato in Europa, e l’ho fatto senza aver ancora trovato un altro lavoro: il motivo è innanzitutto dovuto al fatto che nel paese nordamericano non si respirava molta cultura per le arti sceniche, per le arti classiche in genere, differentemente per esempio dalla Germania ove ci sono teatri ovunque. Si è poi presentata l’opportunità in Portogallo: a Lisbona, malgrado la crisi economica e non priva di difficoltà burocratiche, tutto si ispira all’arte. In Portogallo esistono contratti a vita, fino alla pensione che per i ballerini è a 55 anni: c’è uno sbilancio tra i 40 anni quando uno è ancora al top della sua fisicità e a 55 anni quando un ballerino non può essere utilizzato nella sua completezza. Inoltre si lavora con un atteggiamento più rilassato che in altri paesi. A Budapest infine ho iniziato la mia attività nel 2014 affrontando una selezione di 30 candidati. Nella mia carriera ho lavorato con grandi ballerini e coreografi internazionali e cantanti d’opera e di musica leggera. in Ungheria c’è un grande apprezzamento per l’arte classica, la gente va al teatro ad ascoltare musica. Il trattamento economico in Ungheria è metà di quello che un ballerino prenderebbe a Roma, ma c’è una grande soddisfazione culturale, c’è immediatezza, pressione.

Quali vantaggi professionali ti ha offerto una carriera internazionale?
Il mondo internazionale mi ha permesso di portare in Italia progetti internazionali, come quello recentemente presentato al Vascello di Roma: un balletto classico, ma destinato a un pubblico più vasto, ovvero un balletto in una versione più accessibile e non ai prezzi applicati da un Teatro come quello dell’Opera. Dopo la performance al Vascello, abbiamo portato lo stesso spettacolo “Passion, Love, Life” alla Darsena di Fiumicino oltre ad esserci esibiti al Teatro Magnolia di Abano Terme (Padova). Internationballet e’ stato un piccolo resoconto autobiografico ed ha fatto il punto della mia carriera attuale: con i miei attuali colleghi ho potuto riportare in Italia coreografie e composizioni originali create su di me o da me stesso collaborando con splendide persone all’estero in questi 16 anni. Tra queste il compositore Christian Calcatelli con il quale abbiamo ideato due nuovi balletti (I.F.E.L ed Anthemoessa) quando lui viveva in America ed io in Portogallo arrivando all’apice della nostra collaborazione con il nostro approdo in Italia lo scorso Luglio.

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Pensi già a cosa farai una volta lasciata la carriera di ballerino per ragioni “naturali”?
Nei paesi occidentali i governi investono nella trasformazione della professione di ballerino in altra professione una volta che il ballerino abbia raggiunto il limite di età. L’investimento è realizzato con borse di studio necessarie per specializzarsi alla transazione tra ballerino e “non ballerino” (avviene così in Gran Bretagna, in Olanda, nei paesi scandinavi, in Canada, negli Stati Uniti). In Italia ancora non esiste questa opportunità. Già ora mi sto occupando dell’attività del metodo Gyrotonic, un complesso di esercizi atti a rigenerare il fisico ed aumentare le prestazioni fisiche tramite uno ginnastica specifica ampliata dall’uso di macchinari.

ArtsLife è un sito dedicato all’arte in tutti i suoi aspetti e per questo la nostra domanda è d’obbligo: quali sono i tuoi legami con l’arte?
La danza è un’espressione della musica, ove la musica è un’arte superiore: nella danza classica il ballerino è un’ “atleta artista” alla ricerca delle perfezione, ma non è solo perfezione di movimenti, è anche di capacità di esprimersi. Mi interessa per esempio lo studio su come far evolvere la danza classica, anche se questa si basa sulla tradizione. Trovare un linguaggio nuovo, mescolare il nuovo al vecchio, il moderno al classico. La danza infine è arte perché comunica.

Hai avuto problemi di adattamento, lavorando in un ambiente internazionale?
Francamente sono sempre stato aperto all’esperienza, e sia in America che in Europa l’adattamento al lavoro è stato immediato. Certamente il “corpo di ballo” è un ambiente competitivo, il più forte vince, ovvero la personalità forte domina nel gruppo, si è consapevoli che è in atto un gioco, c’è una ricerca verso l’estetica, spesso si diventa amici con il sesso opposto, ove c’è minore competitività. Di certo alcuni degli artisti stessi con i quali mi sono ritrovato a competere sono anche i miei più’ forti sostegni. Noi ballerini forgiamo dei legami molto forti contraddistinti dalla fragilità della nostra professione e dalla necessità di vivere via dai parenti ed amici per lunghi periodi.

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Quali prospettive vedi nella tua carriera a Budapest?
Il mio contratto in Ungheria, per il momento, è ancora per un anno. Ogni anno infatti all’Opera ungherese il direttore vede se si è in forma tramite una serie di esami di idoneità: recentemente alcuni danzatori che non erano più al massimo della forma sono stati costretti ad andarsene. Questo a mio avviso nonostante sia un metodo in parte drastico ha dei riscontri molto positivi sulla qualità’ del lavoro e per invitare il governo a risolvere il discorso dei teatri stabili. Ora nel nostro gruppo di Budapest siamo 6 italiani (di diverse regioni del Nord e del Sud) su un corpo di 120 ballerini. Tra di noi italiani c’è molto legame, anche per la difficoltà a comunicare con gli altri in lingua ungherese (una delle più difficili al mondo). Ci sono molte grandi produzioni in cartellone con balletti ed opere classiche e moderne che presentiamo sia al Teatro dell’Opera che al Teatro Erkel (un teatro più’ accessibile a tutti dato che offre una quantità maggiore di posti ad un prezzo ridotto). Inoltre internationBalLET ha avuto la sua nascita artistica all’Istituto Italiano di Cultura a Budapest con lo splendido supporto del Dott. Gian Luca Borghese ed il suo staff alla presenza di vari rappresentati del mondo artistico ed economico italo-ungherese. Il nostro primo spettacolo nella sala Verdi dell’Istituto lo scorso 23 Maggio spero sia stato il primo di molti altri e di ulteriori collaborazioni artistiche sia all’estero che in Italia.

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