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Le eterne Ninfee di Claude Monet in mostra a Parma a settembre

Claude Monet Ninfee Parma Informale Claude Monet: Le Bassin des Nympheas, 1904, olio su tela, Denver Art Museum
Claude Monet Ninfee Parma Informale
Claude Monet: Le Bassin des Nympheas, 1904, olio su tela, Denver Art Museum

 

Parma, Fondazione Magnani Rocca. Le Ninfee di Monet saranno ospiti dal 3 settembre all’11 dicembre 2016 alla Villa dei Capolavori

“Mi ci è voluto del tempo per capire le mie ninfee. Le ho piantate per puro piacere e le ho coltivate senza pensare di dipingerle. E poi tutto d’un tratto la rivelazione: che bello era il mio stagno e perfetto per la mia tavolozza. Da quel momento ho faticato per riuscire a dipingere altri soggetti”

 

Un tuffo nel passato. Siamo nel 1883 e Claude Monet, insieme a sua moglie Alice, si trasferisce a Giverny. Qui l’artista costruì un giardino e uno stagno, coltivando fiori di vario tipo, tra cui le ninfee – piante acquatiche che rimandando al suo amore per l’arte giapponese. Da quel giorno Monet dedicò la sua vita alla pittura del piccolo mondo che si era creato.

Le ninfee rappresentano i soggetti indiscussi della sua arte e sono una serie che impegnerà l’artista durante gli ultimi trent’anni della sua vita. Sono un ciclo che racconta l’ultima ossessione di Monet e si collocano a metà tra la pittura paesaggistica e una nuova pittura decorativa – con aspetti più artificiosi, quasi astratti. Nuove indagini coloristiche. I toni cromatici fungono da strumenti che trascendono la realtà, partorendo qualcosa di inedito, intangibile, eterno. Monet giunge alla dissoluzione dell’oggettività attraverso la luminosità della sua arte. Il suo stagno, l’acqua, stimolano nuove ed inaspettate sensazioni visive – forma e materia si dissolvono. Si dissolvono i confini tra soggetto e oggetto.
La luce prevale su tutto, abbaglia il pittore e la tela sulla quale la realtà prende forma e si vaporizza . Ci troviamo alla profezia dell’Informale – senza più alcuna gerarchia tra il centro e il resto dell’immagine.

Si parte quindi da Claude Monet, sicuramente anticipato da Turner, per arrivare quattro decenni dopo ad un linguaggio definito Informale (in Europa) e Action Painting (in America).

Dietro alle ninfee di Monet, dunque, c’è molto di più che dei semplici fiori e uno stagno. I suoi fiori sono la conclusione di un viaggio lungo tanto quanto la vita stessa dell’artista. Sono qualcosa che va oltre la mera rappresentazione del mondo apparente, sono il testamento dell’artista, l’ultima espressione di tutto l’amore che Monet nutriva per il mondo. Le dipinse fino alla morte, sempre uguali ma sempre nuove.

Claude Monet ritratto nel suo atelier di Giverny
Claude Monet ritratto nel suo atelier di Giverny

Altre informazioni
Quelle ninfee che anticiparono l’Informale
Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma)
Dal 3 settembre all’11 dicembre 2016. Aperto anche tutti i festivi
dal martedì al venerdì continuato 10-18 – sabato, domenica e festivi continuato 10-19
Ingresso: € 10,00 valido anche per le raccolte permanenti e per la mostra ITALIA POP – € 5,00 per le scuole
info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it

 

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