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Valerio Adami e il Lago Maggiore. Tra ispirazione e ricordi

Valerio Adami – ”Atterraggio” Acrilico su tela 147×198 cm
Valerio Adami – ”Atterraggio” Acrilico su tela 147×198 cm
Valerio Adami – ”Atterraggio” Acrilico su tela 147×198 cm

Valerio Adami è un maestro della figurazione narrativa che ha esposto in numerosi dei principali musei del mondo e nelle più importanti rassegne d’arte. La personale in corso fino al 4 settembre a Palazzo Parasi a Cannobio ospita circa venti opere, è quindi un’esposizione raccolta e contenuta, ma con una finalità ben precisa, ossia indagare il rapporto privilegiato tra Valerio Adami e il Lago Maggiore.

Già negli anni Sessanta, infatti, l’artista frequenta il lago, dapprima presso Villa Cantoni ad Arona e poi nella casa dei diosperi di Meina durante l’estate, con l’inseparabile moglie Camilla, invitando amici, intellettuali e altri artisti. Il lago quindi è la meta della bella stagione e della convivialità, ma anche una fonte di ispirazione. In mostra tornano allora opere con il richiamo all’acqua. E’ anche il luogo della distensione: Adami sul Lago Maggiore ama leggere. E’ un artista colto e nelle sue opere non mancano citazioni e riferimenti letterari e culturali.

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Nell’atelier di Meina, realizza disegni che nello studio di Parigi _la città dove risiede per gli altri mesi dell’anno_ diventano grandi dipinti. Sempre a Meina, ha costituito la Fondazione Europea per il Disegno insieme ad altri intellettuali, tra i quali l’amico e filosofo francese Jacques Derrida; nella rassegna compare un’opera a lui dedicata (La carte postale. J. Derrida, 2011). Tramite il percorso espositivo di Cannobio si cerca quindi di raccontare brevemente qualcosa della vita e della poetica del maestro, come una sorta di diario per immagini.

Il testo del catalogo è il diario dell’incontro con l’artista avvenuto nella casa di Meina. Ecco perciò spiegato il titolo dell’esposizione: Diario del lago,  il racconto della conversazione nel parco della villa con vista lago e l’immancabile cagnolino Ego, soggetto ricorrente nei lavori di Adami, presente nella mostra in una gouache che lo ritrae (Cane, 1970). Quindi la visita all’atelier, splendido, luminoso, che si affaccia sugli alberi, come fossero un bosco. Nello studio, tre tracce significative: un disegno di quando frequentava l’Accademia e aveva come professore Achille Funi, che gli ha indicato la strada da seguire, ovvero quella dei classici.

Ed ecco l’impostazione della sua figurazione, i miti e i rimandi all’antichità. In esposizione compare per esempio il dipinto La posa del Partenone (2013) con chiari riferimenti al mondo classico. Molto amata una foto di Oskar Kokoschka, il pittore cecoslovacco che Adami ha conosciuto all’inizio degli anni Cinquanta e che considera il suo vero maestro. Infine uno scatto di Gandhi, un personaggio che l’artista porta nel cuore, così come l’India, un Paese in cui è vissuto per diverso tempo e che lo ha affascinato profondamente.

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In mostra, un disegno su carta di ispirazione indiana Mumbay’s pavement (2008). L’India ci indica anche la dimensione del viaggio, fondamentale per l’esistenza e la produzione artistica di Adami. L’immagine guida dell’evento è per l’appunto Faits divers. Un viaggio come atelier del 2011, in cui compare un’automobile.

Molti i mezzi di trasporto raffigurati: barche a vela, aeroplani… E taxi, treni, motociclette, camion, sidecar…. Il movimento è fondamentale, non solo nel senso dello spazio, ma anche del tempo, con la presenza simultanea di diversi piani temporali. In estrema sintesi, la ricerca di Valerio Adami si basa sul disegno. Un disegno finito, chiuso, col contorno nero che delinea perfettamente le figure e le loro parti: ecco il decostruttivismo di Derrida che ritorna, ma le situazioni sono ricche di dettagli originali e inusitati.

L’osservatore si chiede perché un certo oggetto sia calato in un determinato contesto, così come perché un personaggio si stia comportando in un certo modo o cosa stia facendo di preciso. Qualcosa sfugge infatti nelle narrazioni di Adami e rimane indefinito, come sospeso. Si crea anche una certa attesa: nelle frequenti rappresentazioni di stanze solitarie, il pubblico si domanda chi ci sia appena stato o chi vi arriverà. Il tema principale è la vita dell’uomo, dal quotidiano al mito, dal particolare all’universale e viceversa: l’esistenza è carica di mistero che aleggia pertanto nelle opere.

I colori sono bidimensionali, antinaturalistici e simbolici. Ora danno armonia alla composizione, ora infondono forza e vigore a seconda del timbro del tono utilizzato.

Dal 23 luglio al 28 agosto, il Brunitoio di Ghiffa esporrà in contemporanea alcuni splendidi esempi di incisioni del maestro.

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Informazioni utili

VALERIO ADAMI – “Diario del lago”
PALAZZO PARASI
via Giovanola Cannobio (VB)
Lago Maggiore
Accessibile ai diversamente abili – 1^ piano
Curatela e testo critico: Vera Agosti
9 luglio – 4 settembre 2016
Orari di apertura: martedì-sabato ore 10:00/12:00 ore 17:00/19:00
venerdì 20:00/22:00 domenica ore 10:00/12:30

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