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I ricordi del fiume, sguardo su un mondo svanito

I ricordi del fiume

I ricordi del fiumeI ricordi del fiume, il film – documetario di Gianluca e Massimiliano De Serio che racconta i mesi precedenti alla demolizione del Platz, una delle baraccopoli più grandi d’Europa, sulle rive del fiume Stura, a Torino.

I due registi, Gianluca e Massimiliano De Serio, che hanno sempre vissuto a trecento metri da questo luogo, hanno deciso di inoltrarvisi per raccontare la vita della comunità della baraccopoli, poco prima della sua demolizione.

«Il motore che ha mosso il progetto – dice Gianluca – è la volontà di lasciare il ricordo di un mondo, che da lì a poco, sarebbe svanito. Un atto d’ amore verso gli abitanti di quella piccola città dentro la città».

I due fratelli hanno voluto aprire una finestra su questo posto misterioso, e tanto discusso, diviso da Torino solamente da una tangenziale ma, allo stesso tempo, estremamente lontano.

>> Gli abitanti del Platz vengono ripresi in ogni momento della propria quotidianità, durante i pasti, i momenti di preghiera, la festa e durante la notte.
La telecamera si limita a filmare senza alcuna intenzione ideologica, passa lentamente per le vie, entra nelle case e segue, in silenzio, lo svolgersi naturale della vita all’ interno della baraccopoli.

La cifra stilistica del I ricordi del fiume risiede, infatti, nella totale invisibilità della macchina e di chi vi sta dietro: l’assenza di qualsiasi interazione con la camera provoca, quindi, l’assoluta spontaneità di immagini e sequenze.I ricordi del fiumeUna naturalezza che è stata cercata e ottenuta con il lavoro di un anno e mezzo dell’intera troupe, che è riuscita pian piano ad entrare in confidenza con gli abitanti del Platz, inoltrandosi, in punta piedi, dentro la loro vita quotidiana fino a diventare una presenza consueta: «Sin da subito abbiamo cercato di trasmettere loro il nostro intento, di fare un progetto insieme, di lasciarli un ricordo filmato della loro vita in quel luogo».

Un processo lento che ha portato ad una totale sinergia tra l’occhio che filma e chi viene filmato, una sinergia che fa di questo documentario un prodotto di estrema eleganza, in totale antitesi rispetto al degrado della baraccopoli, che sembra, tuttavia, assumere un aspetto quasi fiabesco, in virtù della totale naturalezza con cui lo spettatore è invitato a muoversi all’ interno di questa città alla periferia delle nostre città.

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