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Gli scatti senza tempo di Raffaele Montepaone

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Calabrese, nato negli anni ’80, il fotografo Raffaele Montepaone ricerca scatti senza tempo. I volti e le mani degli anziani centenari che fotografa hanno il sapore delle cortecce degli alberi secolari e le forme delle radici. Aiutato dalla sua Roberta che considera come Lélia per Salgado, li cerca e li incontra nei paesini della Calabria e ritrova quelle che erano le tradizioni e le ricchezze della sua terra. Così le immortala e le lascia a testimonianza di ciò che c’è stato e non c’è più.

RaffaeleMontepaone

Come e da quanto tempo ha scoperto la passione per la fotografia.
La passione per la fotografia nacque fin da piccolo, avevo circa dodici anni, quando frequentando con i miei genitori lo studio fotografico di un mio cugino. Ricordo di essere stato attratto da quell’oggetto che era la macchina fotografica che era in grado di fermare il tempo. Ed ecco che la fotografia entrò nella mia vita! I miei pomeriggi allo studio cominciarono a essere sempre più frequenti, le serate passate nella camera oscura erano per me magiche. Sono passati parecchi anni da allora ma l’entusiasmo è sempre vivo come il primo momento.

Cos’è per lei la fotografia?
Se mi fermo un attimo a pensarci risponderei tutto, sempre dopo le persone care naturalmente. Mi rendo conto che non è facile starmi al fianco, perché a volte la fotografia diventa prioritaria su tutto. Spesso la fotografia occupa quasi tutta la giornata, per molti giorni. Rappresenta il mio modo di esprimere, rappresenta il mezzo a me più congeniale, attraverso il quale riesco a “comunicare” agli altri il mio mondo.

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Come nascono i suoi progetti fotografici, intendo da quale esigenza interiore e come la sviluppa.
Sono contro il termine progetto fotografico. Una fotografia dev’essere già di per sé un progetto, non deve avere un seguito di altre immagini o di parole per farsi comprendere. Per me la fotografia dev’essere vissuta con un approccio sempre diverso, non organizzato, la fotografia che mi piace è quella “semplice”. Sto lavorando ormai da oltre otto anni a LIFE e HANDS, ma preferisco considerarli una raccolta o serie di immagini che potrebbero essere suddivisi in progetti ma che anche singolarmente racconterebbero bene.
LIFE e HANDS sono nati quasi contemporaneamente. E sono nati da un incontro. Conobbi zia Concetta, una centenaria di Stilo, Calabria, che ero andato a fotografare perché rappresentava il sacro Graal dei riti pasquali nel piccolo borgo ionico. Quell’incontro cambio per sempre il mio modo di vivere e osservare le persone anziane.

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Lei è nato in Calabria, a Vibo Valentia, e dove vive oggi?
Vivo ancora qui a Vibo Valentia ma mi sono spostato sul mare. Sono cresciuto in un grande paesone che sarebbe dovuto crescere insieme a me e che invece non si è evoluto pur aumentando in numero di popolazione. La mia gioventù è passata tra la scuola e lo studio fotografico. Non avendo distrazioni di chissà qual genere, il mio interesse si è rivolto quasi esclusivamente alla fotografia! Fortunatamente! Vibo per me è la casa.

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Quali sono le prossime tappe per lei e la sua fotografia?
Le prossime tappe sono senza dubbio la crescita ed il confronto. E poi Legnano con il Festival Fotografico Europeo dove a breve ci sarà una mia personale insieme a artisti d’Europa quali Ackerman.

Secondo lei per fare una buona fotografia di cosa ha bisogno un fotografo?
Bisogna innanzitutto saperla vedere. La fotografia ce la devi avere dentro, non si scattano buone fotografie se la macchina che la scatta non è solo un’appendice del tuo corpo. Con la tecnica certo si potrebbero ottenere ottimi risultati, ma quando dico Fotografia per me vuol dire tanto e tanto altro ancora oltre che la tecnica!

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Quali sono le macchine fotografiche che lei utilizza. Pellicola o digitale?
Nikon da sempre. Non so perché, è cosi, la mia passione è nata con la Nikon ed è rimasta con lei! Digitale naturalmente perché non c’è un solo motivo per cui dovrei scattare in pellicola, tranne in caso di commissione o di esigenze.

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